L'omaggio alla salma del Pontefice a San Pietro

È stata riaperta ieri mattina alle 7  la Basilica di San Pietro dopo che, praticamente per tutta la notte è rimasta aperta per consentire alle migliaia di fedeli di poter portare l'ultimo saluto a Papa Francesco. Il flusso di persone è ripreso, con una piccola folla che si è radunata nei pressi del baldacchino del Bernini dove la bara del Pontefice è stata deposta, vegliata da un picchetto di Guardie Svizzere in alta uniforme.
Col passare delle ore la presenza della gente è divenuta una fila lunghissima e composta che si snodava lungo piazza San Pietro ed entra, attraverso la Porta Santa, in Basilica per poter dare l'ultimo saluto a Papa Francesco. Ci sono volute circa 4 ore per poter entrare e passare davanti alla bara aperta di Bergoglio per pochi secondi, il tempo di un segno della croce. Tutti pazientemente hanno aspettato, sotto il sole, il loro turno. Ingenti le misure di sicurezza, tutti i varchi sono stati presi d'assalto. Ad aiutare anche i volontari del Giubileo che hanno chiuso l'accesso "privilegiato" per i fedeli che si recavano alla Porta Santa.
Oggi si potrà ancora entrare nella Basilica di San Pietro per un saluto al Papa.
Sabato mattina alle 10 saranno celebrati i funerali del Pontefice, alla presenza dei grandi della Terra: da Trump a Zelensky, da von der Leyen a Starmer. L'Ufficio del Protocollo della Segreteria di Stato vaticana informa che al momento sono 130 le delegazioni confermate per i funerali di Papa Francesco, di cui circa 50 Capi di Stato e 10 Sovrani regnanti.

Uno degli ultimi atti di Papa Francesco è stato un gesto di solidarietà. Poco prima di morire – secondo quanto riporta l’Ansa – Bergoglio ha donato 200mila euro per il pastificio del carcere minorile di Casal del Marmo. A rivelarlo è stato Benoni Ambarus, responsabile della carità e della pastorale carceraria a Roma. «Gli avevo detto che abbiamo un grosso mutuo e che se fossimo riusciti ad abbatterlo avremmo abbassato il prezzo della pasta, venduto di più e assunto altri ragazzi. Lui mi ha risposto, ‘ho finito quasi tutti soldi ma ho qualcosa ancora sul mio conto. E mi ha dato 200mila euro», ha raccontato Ambarus all’Ansa.“Pastificio Futuro” non è un esercizio commerciale come gli altri. Innanzitutto, per il luogo scelto per installare il laboratorio, ai margini del carcere minorile di Casal del Marmo, a Roma. E soprattutto per lo staff, composto interamente da adolescenti e ragazzi detenuti o che si avvalgono di percorsi di reinserimento sociale. Un progetto nobile di reinserimento che si aggiunge ad altre importanti iniziative, come le birre di Vale la pena prodotte a Rebibbia e il caseificio di Cibo agricolo libero. Con i suoi 500 metri quadrati di superficie, una pressa che può produrre fino a 220 kg all’ora di pasta e quattro essiccatori, Pastificio Futuro è un’azienda che impiga fino a venti ragazzi. A regime il laboratorio può produrre fino a due tonnellate di pasta, circa 4mila pacchetti da 500 grammi ogni giorno.