Il lunedì del direttore

“Osservatorio Valle del Sagittario”

Il 12 Ottobre scorso abbiamo pubblicato un articolo di Matteo Servilio dal titolo “Osservatorio Valle del Sagittario”, “rappresenta - come si legge nell’articolo - uno strumento di supporto trasversale, aperto al rafforzamento del lavoro di rete tra diverse realtà, amministrative, istituzionali, associative e produttive, al fine di monitorare, promuovere e coadiuvare nella programmazione di azioni unitarie”. “Ad oggi - scrive Servilio - è impegnato in due ambiti di intervento: L'indagine qualitativa sul problema dello spopolamento; La redazione di una proposta progettuale turistica unitaria (… ) contestualmente l'Osservatorio è impegnato nella redazione di una proposta progettuale orientata alla sistematizzazione e valorizzazione dell'offerta turistica dell'intero territorio della Valle”.
L’Osservatorio è composto da amministratori, promotori culturali e rappresentanti di associazioni dei comuni di Anversa degli Abruzzi, Bugnara, Cocullo, Scanno e Villalago ed è aperto alla partecipazione di chiunque condivida gli obiettivi e i valori della partecipazione, della interdisciplinarità, della crescita culturale e sociale, della ricerca e della collaborazione”.
Nel leggere quanto riportato mi sembra di tornare indietro di 35 anni. Quando fondammo la rivista il “Gazzettino della Valle del Sagittario”, con parole diverse, ma con identico contenuto, scrissi: “Sono convinto che solo insieme si possa sviluppare e rinforzare l’azione di incentivazione del turismo; valorizzare l’opportunità offerta dall’allevamento con l’accentuazione dei processi di industrializzazione dei prodotti; razionalizzare i processi di terzializzazione, perché somiglino sempre più ai criteri della diffusione imprenditoriale. Vengano pure gli accordi tra paesi omogenei per territorio, ma il futuro deve avvenire dentro una programmazione globale, dove possano poi essere recepiti i singoli progetti”. Di tutto questo, per quel che mi risulta, nulla è stato fatto. Neppure si è ritenuta la necessità di un accordo di programma tra tutti i paesi della Valle. Abbiamo assistito impotenti all’abbandono da parte dei giovani del loro paese. I processi di industrializzazione, avvenuti nell’ultimo scorcio di secolo in Italia, e in modo particolare nella Valle Peligna, hanno portato al mancato ricambio generazionale nelle attività dell’agricoltura e in quelle artigianali. I giovani hanno preferito alla campagna la fabbrica, o altro lavoro terziario, lasciando i paesi di origine per essere vicini al luogo di lavoro. I paesi di montagna sono stati i più penalizzati, dimezzando nel corso di pochi anni quasi la metà della popolazione.
La centralità di tutti i problemi sta proprio nello spopolamento dei nostri paesi.
Sinceramente non so come “l’Osservatorio” possa dare soluzioni per porvi un freno. Il grafico dell’andamento demografico in quest’ultimi tempi ha ripreso la sua corsa verso il basso. Lo avvertiamo dal silenzio che regna nelle nostre piazze, dalla desolazione delle nostre stradine, dal vuoto dei nostri centri storici.
Cosa fare? operare insieme. Sono convinto che questo sia il rimedio. Lo vado ripetendo da 35 anni.