Ancora sulle povere pianticelle

L'ARTICOLO, pubblicato l’altro ieri, sulla morte per sete delle pianticelle della "Foresta per Amarena” a Villalago, ha suscitato i risentimenti della coppia, promotrice dell'iniziativa, Antonella Punzelli e Giovanni Casadei. Il fatto di cronaca è che le pianticelle sono morte. Un giornalista non può sottacere questa triste vicenda. Stava ai due dare le giustificazioni oppure restare in silenzio. Hanno scelto di rispondere dal social FB. Bene! Molto bene!
La signora Antonella Punzelli, lancia questo monito: “Fatevi rispettare, non avete nulla da imparare dai grandi professori”. Eppure se avessero dato ascolto a Franco Zunino, segretario generale della Wilderness, (ma anche a questo giornale) la realtà sarebbe stata un’altra.
Giovanni Casadei, in modo meno elegante, ha scritto: “L’assoluta assenza di qualsiasi organo competente nell'aiutare il comitato nell'irrigazione delle piante, che assolutamente non sono morte come qualcuno vuole fare passare. Continuate la caccia alle streghe, per alzare qualche polverella con quattro righe sdrause tramite il giornaletto. Fortunatamente a leggerlo siamo sempre “io mammete e tu…“
Grazie, signor Giovanni! Oggi sicuramente molti saranno i curiosi di conoscere la mia risposta e, quindi, ne sono certo, che non saremo più “io mammete e tu…“ perché si aggiungeranno anche i nonni, gli zii e qualche altro parente. Grazie!
La informo che i miei parenti che leggono quotidianamente il “giornalino” sono centinaia e centinaia. Una famiglia molto numerosa.
Per quanto riguarda quelle pianticelle, che secondo lei non sono morte, le rispondo come i medici sul letto di Pinocchio.  
A mio credere - disse il corvo - il burattino è bell’e morto: ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe indizio sicuro che è sempre vivo!
Mi dispiace, – disse la Civetta, – di dover contraddire il Corvo, mio illustre amico e collega: per me, invece, il burattino è sempre vivo; ma se per disgrazia non fosse vivo, allora sarebbe segno che è morto davvero!

A primavera sapremo la verità, sperando che si trovi a passare il Cristo e faccia come fu per Lazzaro.
La informo che sono un Villalaghese da sempre, sicuramente “strause”, ma orgoglioso della sua origine. Mi dispiace che lei ci abbia disprezzato in un modo così offensivo. Stante la sua superbia, non meritava che l’Amministrazione le concedesse i terreni, che non sono del Sindaco, ma di tutta la comunità.
Le piantine sono come i bambini, vanno accudite con perseveranza. L’innaffiamento, soprattutto nei mesi caldi, doveva avvenire ogni due giorni e al tramonto. Non so se Rosaria Maria Gatta, che mi riserva delle “belle parole”, l’abbia fatto. Se sì, vuol dire che si sono suicidate e, purtroppo, non sapremo mai il perché.