INCOERENZE AMBIENTALISTE IN ABRUZZO!

 A sentire le autorità del Parco Nazionale d’Abruzzo – quelle di oggi ma anche quelle di ieri –, è da tempo che avrebbero risolto i conflitti con le popolazioni locali, specie con gli allevatori e i boscaioli che sono poi le categorie più direttamente coinvolte e penalizzate dal Parco, quelle che subiscono i vincoli imposti da ormai oltre 100 (cento!) anni! Peccato che non sia assolutamente vero; e lo hanno dimostrato gli stessi allevatori con una manifestazione di piazza organizzata il 3 agosto scorso a Pescasseroli davanti alla sede della direzione dell’Ente. Difendevano non tanto i loro interessi e diritti privati, quanto gli antichi e inalienabili “diritti di uso civico spettanti alle comunità locali i quali gravano anche su importanti estensioni di terre di proprietà privata che, a loro volta, usufruiscono del medesimo regime di tutela”.
Ovviamente alla manifestazione non c’era la massa che di solito si presenta quando queste cose le organizzano gli animalisti e gli orsofil, infatti l’altro giorno a protestare c’erano solo le poche persone di quel mondo rurale, i loro amici, parenti e qualche collega delle zone vicine.  Ovvio, non è che la gente di città, pur campando sui prodotti delle loro attività – venendoli finanche a cercare proprio nelle rivendite dei paesi del Parco perché ritenuti “ecologici”! – si entusiasmino poi tanto per difendere i diritti di chi glieli fornisce: meglio entusiasmarsi – sia pure incoerentemente – per difendere i diritti di orsi e lupi! Ai detrattori sarà certamente sembrata una sconfitta, ma se si potessero “pesare” i valori di queste manifestazioni, così non è, perché le decine dell’altro giorno rappresentavano la gente che sta subendo sulla propria pelle i vincoli imposti da uno Stato che si vanta di essere democratico, ma che, se lo è, non lo è certamente in senso liberale compiuto! Mentre alle manifestazioni di protesta per l’uccisone, tanto per fare un esempio, dell’orsa Amarena, uccisa da qualcuno che ha creduto (illegalmente!) di difendere i propri interessi, ha partecipato una massa di gente che i vincoli non li subisce affatto (solito effetto Nimby all’incontrario!), e che anzi, tutela i propri interessi culturali facendone però pagare lo scotto agli abitanti locali dei Parchi! E questo, nonostante le altisonanti “garanti” parole della nostra Costituzione: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (Art. 2). Forse che gli allevatori non godono di questi diritti ritenuti sacrosanti? Che si debba pensare che ci sono cittadini meno uguali degli altri?
Ed è questo che non è giusto. Perché a pagare per un bene pubblico nazionale dovrebbe sempre essere lo Stato o chi per esso; ma, purtroppo, dal 1923 ciò non avviene! Quindi, quella manifestazione ha un valore aggiunto di non poco conto! Un valore aggiunto che sconfessa la vulgata del Parco (o dei Parchi) il quale avrebbe creato una convivenza civile e armoniosa con le popolazioni locali; cosa che non è affatto vera. E farlo credere è sempre stata una menzogna trascinatasi da un’amministrazione all’altra, da un dirigente all’altro, le, e/i quali, al massimo hanno saputo, come avviene ancora oggi (basterebbe fare i nomi di alcuni politici locali!) “accattivarsi” qualche Sindaco per ottenerne il sostegno e poter così dire che ovunque regna l’armonia (facendo felici i media che non amano le polemiche e preferiscono scrivere che tutto va bene madama la marchesa!). Succedeva già decenni or sono: sono passati gli anni, sono cambiati gli amministratori – e del Parco e dei Comuni –, ma il metodo è rimasto lo stesso. In Italia funziona così! Ce lo ha insegnato la politica, di destra, di centro e di sinistra, ma mai veramente dalla parte della gente locale, alla quale sono stati imposti vincoli un poco in tutta Italia in nome della difesa di un bene naturale e di una biodiversità che appartiene a tutti! Ovviamente, a spese dei pochi che sono “meno uguali degli altri”! Eppure, è anche a causa del mancato sostegno a questa categoria di cittadini che si spiegano le tante problematiche esistenti relative alla sopravvivenza dell’orso marsicano!