Valle Peligna Ambiente
8 Luglio 2025, 07:12
LA MAGIA DELLA BARACCA DIVENTATA PALAZZO
Mario Pizzola
Come è stato possibile che una baracca abusiva sia diventata una palazzina pagata dai cittadini attraverso il 110 per cento? Svelare l’arcano sembra difficile ma era invece facilissimo: bastava leggere le carte depositate in Comune. Quelle carte che l’ex sindaco Di Piero e la sua giunta si sono pervicacemente rifiutati di leggere, trincerandosi dietro la stucchevole risposta: “Se gli uffici hanno autorizzato vuol dire che si poteva fare”. E alla obiezione: ma l’amministrazione comunale non ha il diritto - dovere di verificare se le autorizzazioni si potevano rilasciare oppure no? Altra perentoria risposta: “Assolutamente no, c’è la separazione dei poteri, tra il livello tecnico e quello politico, la nostra sarebbe stata una illegittima interferenza”.
Così il sindaco, che era stato eletto dai cittadini affinché tutelasse il bene comune, quel faldone di via Tratturo non l’ha mai aperto, e non l’hanno mai aperto neppure i suoi assessori. È toccato allora ai cittadini leggere e studiare i documenti (ottenuti con molte difficoltà dal Comune) contenuti nel “misterioso” fascicolo e scoprire che tutto è cominciato da una struttura “di legno e con copertura di onduline in cemento amianto – così la descrive il proprietario – adibita a ricovero di materiali e attrezzature edilizie”. Niente più che una baracca, insomma, e per di più abusiva. Un abuso edilizio che nel 1991 viene sanato con un atto della Regione. Atto che, però, subito dopo il Ministero dei Beni Culturali e Ambientali impugna e annulla con proprio Decreto in quanto “la zona interessata dagli interventi oggetto dei provvedimenti ricade in area sottoposta a vincolo paesaggistico ai sensi della legge n.431/1985”.
La baracca, dunque, ritorna ad essere abusiva e in base alla legge dovrebbe essere demolita. Ma il Comune, guarda caso, dimentica la pratica in qualche polveroso cassetto. Così si arriva al 1994, cambia l’amministrazione comunale e il proprietario della baracca torna alla carica. Questa volta l’obiettivo viene centrato. Come? Nel rilasciare il condono il Comune “dimentica” provvidenzialmente di tener conto del Decreto di annullamento del Ministero e il gioco è fatto. La baracca non è più abusiva. Resta però il nodo del Piano regolatore, che per quell’area prevede un parco urbano e territoriale, ma questo per i tecnici non è un problema: si può fare. La distanza dal fiume? L’applicazione della legge regionale 49? Gli aumenti di cubatura? Il superbonus del 110 per cento? Nessun problema, per i tecnici si può fare tutto. E sindaco e giunta continuano a chiudere tutti e due gli occhi.
Il sindaco Di Piero aveva sempre evitato di esprimersi sulla vicenda nascondendosi dietro la formula della separazione dei poteri, e lo aveva fatto anche pubblicamente in Consiglio comunale rispondendo alla consigliera Teresa Nannarone. Ma successivamente, incalzato dai Comitati cittadini per l’ambiente, che avevano presentato l’esposto alla Procura della Repubblica nel luglio 2023, decide finalmente di dire la sua, ma lo fa avallando totalmente le tesi dei tecnici. La palazzina nel parco urbano? Per Di Piero “il vigente PRG consente la realizzazione di lavori di ristrutturazione edilizia, con demolizione, ricostruzione e cambio di destinazione d’uso nella zona urbanistica di che trattasi”. E l’abuso edilizio della ditta Zappa? “C’è la concessione a sanatoria del dicembre 1994” (quella in cui viene “dimenticato” il Decreto di annullamento del Ministero), pertanto “sulla scorta del citato provvedimento di condono il fabbricato, in quanto condonato, non può essere considerato abusivo”. E il superbonus del 110 per cento? “Questo Ente non ha alcuna competenza in merito”, replica secco il primo cittadino.
Insomma, anche per Di Piero, in via Tratturo non c’era nessuna illegalità. Peccato che dopo siano intervenuti il sequestro del cantiere e ora anche gli avvisi di garanzia per dirigente e tecnici del Comune. Anche adesso Di Piero pensa che stia tutto a posto?
Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile, Mario Pizzola