I racconti della faretra

Nunzio, l’omino di vetro

C'era una volta un omino di vetro con gli occhi acquosi, un po' accartocciato, come di vetro soffiato, che suonava le campane, che passava per la questua; e sul volto trasparente quell'espressione di puttino felice. Parlava un dialetto strettissimo, sussurrandolo. Ho udito moltissime sue sillabe, senza comprenderne alcuna.
Si aggirava felpato fra gli interni barocchi della chiesa di Sant'Antonio, Nunzio, il sacrestano, che dal mattutino alla compieta con le campane scandiva il tempo alle pie figurine, quelle di Giacomelli, già atte all'ufficio.
Dalla Codacchiola si affacciano le prime devote. Si unisce da Vico S. Antonio nonna Angela – Angeluccia – e altre ne giungono dalla Calata. Ognuna siede al proprio posto, quello di sempre, quasi ereditato.
Guardo il Santo con Gesù bambino in braccio, piccolo come Nunzio, e penso che Nunzio è Gesù bambino.