IL SERPE ORNAMENTO SIMBOLICO E IL TRATTURO COME VEICOLO DELLE TRADIZIONI

III puntata= I pastori, al tempo del paganesimo, avevano sentito più forte l’esigenza di essere protetti dalle divinità, Ercole in primo luogo; ma quando ebbe il sopravvento il Cristianesimo le edicole idolatriche furono sostituite con l’immagine della Madonna o addirittura con oratori o chiese a Lei dedicate: e la madonna delle Grazie divenne la “nostra donna” dei pastori. Trascrivo, per la parte che interessa, la delibera adottata dai massari cocullesi il 23 maggio 1669, cioè oltre quattro secoli fa, quando di San Domenico, a Cocullo, sembra che si conoscesse soltanto l’esistenza dell’altare a Lui dedicato nella chiesa di Sant’Egidio: “...In primis se propone come il primo Giovedì de Maggio che fu la festa della nostra donna della gratia e ci vende il signorino Camille et, la madre e gli fratelli con molta altra Giente ecc. ecc.
 Ma ormai la sinfonia della transumanza singhiozzava, dopo rantolò: l’avevano “strozzata” proprio i Napoleonidi e il poeta raianese (1)  Umberto Postiglione fece appena in tempo per coglierne l’ultimo “crescendo” nei primi anni del 1900:
LE MANDRE (2)  IN CAMMINO
Hai incontrato qualche mandra in cammino lungo le nostre strade maestre?
Avrai visto che davanti alla mandra, come il capitano davanti alla compagnia dei soldati, c’è il grosso montone con la campana al collo che col suo rintocco continuo invita le pecorelle a tirar diritto per la strada.
I cani maestosi, che proteggono pecore e pastori dai lupi e da chi vuol far loro del male, tu li vedi andare di qua e di là per i lati della mandra; corrono in testa e tornano in coda come buoni sorveglianti per assicurarsi che tutto vada bene.
E dopo le pecore vi sono i pastori con le lunghe mazze, i pantaloni coperti di pelle e il cappello colle fettucce che fanno da sottogola, affinché il vento non lo tolga dal capo.
Vecchi e giovani pastori, colle facce abbronzate dal sole e indurite dalla tramontana: i più schietti rappresentanti della operosa, tenace volontà della nostra razza antica.
E poi ancora, dopo tre o quattro mandre, vengono le mule robuste con i basti carichi. Portano tutte le robe che occorrono per il lungo viaggio e per la lunga assenza: le reti per tenere le mandre riunite di notte, gli utensili per le cucine, per la mungitura del latte e per la preparazione del formaggio ed anche le provviste alimentari per i pastori.  
Si direbbe che il tracollo della “civiltà pastorale” sia coinciso con l’involuzione della società.
Oggi, dopo il sopravvento totale dell’industria, della tecnologia e dell’inquinamento, stanno scomparendo le fonti più importanti del nostro  sostentamento con la minaccia dei cibi chimici. La suggestione dei tratturi, opacizzata prima dal fumo della vaporiera, si perde nel lamento dello zufolo e della zampogna. Il profumo del mosto e dei fiori rivivono nelle poesie e allietano solo quei pochissimi che le leggono o rileggono con amore raccogliendone i messaggi.

Da google: La prima scrittura che riporta un parziale elenco di sette tratturi, tutti situati a nord del Tavoliere delle Puglie, reca la data 1533 ed elenca:
•    lo tratturo de la marina di Pescara per fi in Puglia;
•    lo tratturo per valle d'Aventino e cala in Civitate;
•    lo tratturo de valle de Sangro che cala at ponte rutto;
•    lo tratturo de Trigno et Piferno che cala dicto ponte rutto;
•    lo tratturo de Sangro, Trigno e Piferno che cala a la Motta;
•    lo tratturo che cala da Apruzzo al contado Molise verso Forlì, Isernia, Sepino ed cala al Santovito:
•    lo tratturo che cala per lo contado de Molise verso Sanco Bartolomeo de lo Galdo, Ariano, Casa labore, Monteleone et a la cala Rocchetta a Lacidogna et ad Candela.


I termini “tratturo” e “tradizione” presentano stretti collegamenti nella radice dei verbi e vorrei dire nella stessa etimologia. Infatti ambedue vanno riportati al significato latino “trahere”, “tradere”. Quindi con “tradere” leggiamo “consegnare (consegnare ciò che si è portato: tra-“de”/compl. di origine/re) ciò che si è trascinato”, cioè trasmettere le conoscenze, le usanze, ecc. di generazione in generazione. Pure il destino è quasi lo stesso e ci porta ad una amara conclusione: quasi a distanza di un secolo l’uno dall’altra (tratturo e tradizione) sono scomparsi!

1 - A Raiano passava il tratturo Celano-Foggia.
2 - (NdA)- Il gregge in cammino.

 Nella foto: la posizione di Cocullo sul tratturo Celano-Foggia (1728)