"Memorie d'inchiostro"

Scanno e l’economia pastorale in un documento del 12 novembre 1809

Una parte rilevante dei documenti per conoscere la storia di Scanno e del suo territorio è conservata nell’Archivio di Stato dell’Aquila, dove mi sono recato nel novembre scorso insieme ad Armando Ciarletta, assessore comunale, per consultare gli “atti demaniali” che si riferiscono al nostro paese, conservati nella Busta 122.
È bene sottolineare che i documenti conservati negli archivi non nascono con finalità storiche, ma con precisi scopi giuridici. Per apprezzarne il contenuto è necessario conoscere, quindi, il diritto vigente all’epoca di stesura dei vari atti, ma è determinante anche la conoscenza di un po’ di storia.
Tale documentazione ha origine dall’emanazione delle leggi eversive della feudalità, avvenuta nel Regno di Napoli tra il 1806 e il 1808, e riguarda le operazioni effettuate in applicazione di tali leggi, in particolare l’assegnazione ai comuni delle terre un tempo di dominio feudale divenute demaniali e la ripartizione di queste in quote tra i cittadini dei comuni stessi. Un’apposita Commissione fu istituita dal 1807 al 1810 per l’espletamento di tali procedure, nel quadro della riforma per l'abolizione della feudalità.
Nella materia degli “Usi Civici”, in cui la ricerca storica delle fonti documentali è ardua e complessa, il legislatore nazionale del 1927, sulla base dei principi e massime di diritto elaborate nel contenzioso che ha fatto seguito alle leggi abolitive della feudalità negli Stati meridionali, ha sancito che “…ove non esista la prova documentale, è ammesso qualunque altro mezzo legale di prova, purché l’esercizio dell’uso non sia cessato anteriormente al 1800.” (art. 2 della legge 16 giugno 1927, n. 1766 sul riordinamento degli usi civici).
Il maggior problema è rappresentato dalla ricerca delle prove documentali dei titoli originari per gli usi il cui esercizio è cessato prima del 1800 e dalla difficoltà della prova orale (per testi) per gli usi ancora in esercizio prima del 1800.
Nel documento, catalogato al n. 1 del primo fascicolo della busta n. 122, leggiamo: “Che il Comune, il quale costituisce una popolazione di anime 2325, hà il territorio per quanto vasto altrettanto sterile; per cui tutti li cittadini sono addetti alla Pastorizia, perché questo clima, e questa situazione non ammette altra industria; né dà altro mezzo per poter vivere, e tanto essi, che li ragazzi stessi nel giungere all’Età di sei, e sette anni sono nella necessità di emigrare nella Puglia per nove mesi dell’Anno, a meno degl’Impotenti e de’ piccoli fanciulli”.
Questa breve riflessione, riportata nel terzo paragrafo del verbale redatto dal “Decurionato della Comune di Scanno”, riunitosi il 12 novembre 1809, dopo l’invito rivolto per mezzo del Sindaco dall’Agente demaniale del Circondario di Sulmona, al fine di dar corso alla ripartizione dei demani dopo l’emanazione del Real decreto del 3 dicembre 1808, consente di avere contezza della popolazione allora residente nel nostro Comune (ben 2.325 anime) e, soprattutto, vengono indicate le motivazioni che maggiormente giustificavano lo sviluppo dell’economia pastorale, legata alla transumanza verso la Puglia.
Il verbale del 12 novembre 1809 è stato sottoscritto dal “Decurionato”, nelle persone dei cittadini scannesi Nicola Tarullo, Vincenzo de Crescentis, Pasquale Colarossi, Panfilo del Fattore, Orazio Serafini, Antonio Paris, Venanzio Gentile e del Sindaco Salvo Parente.
Per comprendere l’origine di un tale documento, occorre ricostruire il suo contesto storico, legato ad un evento che lo giustifica storicamente, l’entrata a Napoli, il 15 febbraio 1806, di Giuseppe Bonaparte, perché con i governi di Giuseppe Bonaparte prima, e di Gioacchino Murat dopo, furono avviate quelle radicali riforme nel campo sociale, politico ed economico che trasformarono il Regno di Napoli da stato feudale a stato borghese.
Prima di ogni altro provvedimento, si provvide all’abolizione della feudalità, con la legge del 2 agosto 1806, la quale stabiliva all’art. 2 che da allora «tutte le città, terre e castelli saranno governati secondo la legge comune del regno». Come esigeva Napoleone, era necessaria, inoltre, per il funzionamento del nuovo apparato statale e per il mantenimento delle truppe francesi, la ristrutturazione dell’amministrazione finanziaria, con l’avvio della compilazione presso ogni Comune del nuovo Catasto Provvisorio o Napoleonico, che avrebbe sostituito quello Onciario.
Sulla falsa riga del modello francese, la legge 8 agosto 1806 stabilì la divisione del territorio del Regno in province (in Abruzzo, la Terra di Lavoro, il Principato Citeriore ed il Principato Ulteriore), istituì le intendenze provinciali (in Abruzzo, con sede a L’Aquila, Teramo e Chieti) e i distretti (tra i quali, quello di Sulmona), e riformò i corpi rappresentativi dei comuni.
A partire da allora, infatti, nel Regno di Napoli, gli odierni comuni, chiamati in precedenza "Università" e con a capo un governatore di nomina regia, furono ridenominati "Decurionati". Alle decisioni del decurionato, (l’odierno Consiglio Comunale), potevano prendere parte tutti i cittadini (i "decurioni") con una rendita superiore a 24 ducati per i paesi fino a 3.000 abitanti. La carica di sindaco era invece elettiva.
Non vi è alcun dubbio che il documento storico in esame abbia una particolare rilevanza per definire correttamente quali siano i terreni di Scanno e Frattura, all’epoca vincolati agli “Usi Civici”.
Nei primi due paragrafi del verbale si rinvengono principi giuridici rilevanti, che avrebbero dovuto essere vincolanti per redigere il Progetto di sistemazione e verificazione dei terreni demaniali del Comune d Scanno, perché viene sancito chiaramente: I. Che la Comune non hà demanj ex feudali, e Chiesastici; II. Che l’Ex-Barone, e le Chiese non posseggono affatto in questo tenimento difese chiuse, costituite legittimamente a tenore delle antiche leggi del Regno.
Dopo aver elencato le “Terre demaniali e Patrimoniali del Comune”, la natura e la situazione di fatto delle stesse, annotate con le stesse lettere alfabetiche utilizzate nella pianta del territorio comunale, i Decurioni, su indicazione dell’Agente demaniale sig. Biase Patrizi, nominarono, come Periti di Campagna, i signori Pasquale Sarra e Gabriele Sarra Agrimensori di Frattura, Giovanni Caputo e Nicola Gentile di Frattura, e Leopoldo Ringegni di Magliano, i quali, dopo aver proceduto alla ricognizione, perizia e misura di tutti i terreni demaniali e patrimoniali del Comune di Scanno, hanno rilasciato in data 12 dicembre 1809 la Relazione con “il quadro di tutti i Demaniali, e Montagne Patrimoniali della Comune di Scanno, le quali si sono da noi attentamente osservate, e riconosciute, e ritrovate della natura, come da noi si sono descritte che perciò siamo di parere, e con fondamento opinano, che niuna porzione di essa sia suscettibile di cultura”.
Tale Perizia è il secondo atto demaniale conservato nel fascicolo 1 della Busta 122 presso l’Archivio di Stato dell’Aquila, consultato ed allegato dal perito demaniale geom. Marcello Accili, come documentazione storica di maggior interesse, al Progetto di sistemazione e verificazione dei terreni demaniali del territorio comunale.