Pescara ha celebrato ieri i 115 anni di  Ennio Flaiano

Non è stato facile per noi trovare il monumento dello scrittore Ennio Flaiano in Piazza Unione a Pescara. Abbiamo inutilmente girato e rigirato lo sguardo finché un signore ce l’ha indicato. Un piccolo sito arboreo lo nasconde alla vista di chi guarda la piazza da Via Marconi. Non campeggia al centro, ma è in fondo sul lato destro, dove inizia Via delle Caserme. Siamo certi che il grande scrittore abruzzese non se la prende a male, perché, sebbene illustre, preferiva vivere lontano dalla notorietà.
Erano le ore 16,30, quando siamo arrivati. Ci tenevamo ad essere presenti alla cerimonia di deposizione di fiori dinanzi al monumento, in programma alle ore 16,45. Non c’era ancora nessuno. Poi sono arrivate alcune persone, seguite dal vicesindaco e assessore comunale alla Cultura, Maria Rita Carota, e dal Presidente del Consiglio Regionale, Lorenzo Sospiri.
Dopo la deposizione di un vaso di fiori da parte del vicesindaco ci siamo tutti insieme diretti al vicino Auditorium Petruzzi. In poco tempo i 150 posti disponibili sono stati quasi tutti occupati.
Dopo i saluti del Presidente Sospiri e del Vicesindaco Maria Rita Carota, la delegata della sede regionale Rai, Rosa Trivulzio, ha introdotto il documentario, spiegandone la genesi.
Abbassate le luci è iniziato il video-racconto della vita di Ennio Flaiano, realizzato dalla Rai con la regia di Fabrizio Corallo.
Attraverso testimonianze dirette, aneddoti e immagini si è dispiegata sullo schermo l’esistenza dello scrittore abruzzese da Pescara a Roma, passando per i tanti luoghi in cui ha vissuto e lavorato, dal giornalismo al cinema. Le interviste ai suoi amici registi, ai suoi colleghi scrittori hanno fatto capire quale era lo spessore culturale di Flaiano, un uomo pieno di talento, che sapeva guardare la vita con disincantata ironia. È stato sceneggiatore, scrittore, giornalista, umorista, critico cinematografico e drammaturgo. Specializzato in elzeviri, scrisse per Oggi, Il Mondo, il Corriere della Sera e altre testate. Lavorò a lungo per Federico Fellini, con cui collaborò ampiamente ai soggetti e alle sceneggiature dei suoi più celebri film, tra i quali La strada, La dolce vita e 8½.
Ricevette il Premio Strega col romanzo “Tempo di uccidere”
Non gli sono mancate delusioni e sofferenze: una triste infanzia con spostamenti continui tra Pescara, Camerino, Senigallia, Fermo e Chieti, tra scuole e collegi, e il dolore di padre per la figlia cerebrolesa.
Era un abruzzese orgoglioso di esserlo e il documentario ci ha fatto sentire fieri di averlo come corregionale.