Cocullo Cultura
23 Marzo 2025, 07:43
UN LACERTO DI PITTURA NELLA VICENDA DI SAN DOMENICO
In quattro puntate
Nino Chiocchio
II puntata - CINQ…???
FATTORE- L’attuale “caporale”, o addirittura il padrone, che controllava il lavoro dei braccianti agricoli nella grangia[1] o nel monastero. Quindi, in quest’ultimo caso, un monaco che impersonava il padrone. Sembrerebbe un’invettiva contro i monaci, considerati padroni in senso negativo, che tiranneggiavano (il demone strappa i capelli al fattore) sui loro garzoni mentre lavoravano i terreni del monastero. Potrebbe essere questo un sintomo dell’avversità tra le fazioni (più tardi Confraternite) della Madonna delle Grazie e quella di S. Egidio-S.Domenico.
Dal Liber Obligationum”, nell’Archivio del Comune di Cocullo, riporto le seguenti delibere: 19 febbraio 1606, 6 febbraio 1607, 30 aprile 1662, 23 maggio 1669, le quali rispettivamente recitano:
-delibera 19 febbraio 1606:…li fu ragionato che si desiderava ingrandire lecclesia di santo Eggidio[2] et ancora se si voleva dare Memoriale a Monsignor signor Reverendissimo che le altre ecclesie havessero da mettere le robbe che si trovano a detta fabbrica…;
-delibera 6 gennaio 1607 …che li frati dello ordine di santo Domenico fossero venuti per fare Ecclesia, o cappella quelle, intante dicono che sondo le loco da Tutti fu ordinato che sene pigliasse parere al dottore Colucci et che si fosse andato da Monsignore se sipotevano a Tribuire le teche[3] alla fabbrica di santo eggidio, o meno alla compagnia del SS.mo sacramenti si facessero altrimento che si facciano…;
-delibera 30 aprile 1662: … conforma lantico tempore forno eletti li procuratori [per la festa] della madonna della gratia;
-delibera 23 maggio 1669: …il primo Giovedì de Maggio (che) fu la festa della nostra donna della gratia[4] …;
Perché la invocazione dei pellegrini, che riporto appresso, è rivolta prima al Santo protettore mentre l’altra è rivolta a Maria, venerata il giorno precedente[5] rispetto a quello dedicato a S.Domenico? I massari cocullesi il 23 maggio 1669 affermarono, ripeto: “...il primo Giovedì de Maggio che fu la festa della nostra donna della gratia...”; orbene, è possibile ricondurre questa affermazione alla solennità da sovrapporre a quella “esterna” del 1° giovedì di maggio, trasferita in concomitanza di questa ricorrenza molto tempo prima del giorno della duplicazione della festa liturgica di S.Domenico?
Ancora, in proposito sembra opportuno ricordare che nella petizione, fatta nel 1824 al pontefice Leone XIII dal Clero cocullese per ottenere la duplicazione della festa di gennaio a maggio, si legge: “...così è prevalsa l’abitudine di trasferire la Solennità al primo giovedì di Maggio...” [6]. La solennità esterna, che evidentemente si svolgeva in parallelo a quella della Madonna delle Grazie (solennità di cui si ha notizia anche nel 1718), evocava il rito antico magari in coincidenza con il ritorno della buona stagione e con quello dei pastori? E perché monsignor Caruso nel 1589, in occasione di una visita pastorale fatta a Cocullo, nella chiesa di S.Egidio “...vidit altare Beate Marie Virginis et
S.Dominici” aggiungendo “et utrumque mandavit seri de pallio” (traduzione corrente: vide un altare della Beata Maria Vergine e di S.Domenico ed ordinò che entrambi fossero ornati con pallio)?[7]
La discriminazione nei canti dei pellegrini- In un canto dei pellegrini i protagonisti sono San Domenico e la Madonna:
“La cocce di San Domenico/ è tutta ‘ndorata d’ore (evocazione di memorie canore dei tempi della chiesa di Sant’Amico);/ nel nome di Ggesù,/ San Domenech’ aiutec’ tu!”;
“Evviva Maria,/ e chi la creò!/ Ca senza Maria/ campà’ non si pô...” (sembrerebbe un canto di riparazione rispetto al primo).
Si direbbe: il canto ingenuo dei pellegrini svela che il Taumaturgo ebbe la ventura di soppiantare la Madonna in un rituale che impegnava troppo il candore di quest’ultima; la quale, tuttavia, non andava cancellata dalla memoria dei fedeli, “...ca senza Maria campà’ non si pô”.
Il professor Di Nola ha ipotizzato che “alle lontane origini del rituale marso-cocullese-greco vi sia un non documentato prototipo di cultualità indoeuropee relativo ai serpenti...” aggiungendo che a Marcopulos, nell’isola di Cefalonia, il 15 agosto[8] si svolge un rituale ofidico analogo a quello di Cocullo, in onore della Madonna, ed accennando agli studi della sua collega Bodson, autrice di una ricerca sugli animali sacri nella Grecia antica: la studiosa “avrebbe rilevato la presenza dei serpenti nel culto della Vergine Maria di Marcopulo come analoga a quella ricordata nel culto dei serpenti della vergine Athena sull’Acropoli di Atene”. Orbene, la traccia greca sembra essere confermata da un importante documento, da me riprodotto integralmente nella Parte IV della terza edizione de “I serpari a Cocullo”, che porta un grosso contributo nel campo della nostra tradizione popolare all’ipotesi dell’ “isola etnica”. Ripeto di nuovo, per la parte che interessa, la delibera adottata dai massari cocullesi il 23 maggio 1669, cioè ben oltre tre secoli fa, quando di San Domenico, a Cocullo, sembra che si conoscesse soltanto l’esistenza dell’altare a Lui dedicato nella chiesa di Sant’Egidio: “...In primis se propone come il primo Giovedì de Maggio che fu la festa della nostra donna della gratia e ci vende il signorino Camille et, la madre e gli fratelli con molta altra Giente ecc. ecc.” (in un periodo successivo si specifica che la festa era “de Santa Maria”, oggi retrocessa al giorno precedente perdendo gran parte del colore del giorno che segue).
BIASTEMATORE- Dante colloca i bestemmiatori nel 7° cerchio dell’Inferno- In un sabbione cocente vengono puniti i violenti contro Dio. Sono distesi sotto una pioggia di fuoco. “Bestemmiavano Dio e lor parenti, / l'umana spezie e 'l loco e 'l tempo e 'l seme / di lor semenza e di lor nascimenti” (If III 103-105).
Dalla relazione sulla visita pastorale del 1356 (la prima visita di un vescovo a Cocullo? O per piccolo scisma?) fatta a Cocullo dal vescovo di Valva e Sulmona Silanis si evince:…Blasfematores Nicolaus Simonis, Amicus Angeli de Cicco. (chiesa di S. Egidio).
Non penso che tutti i chierici fossero informati sulle imprecazioni dei “fedeli”. Non escludo peraltro che quando, dopo le dimissioni di Celestino V (1294), si ruppe l’armonia in tutta la zona, dalla Maiella alla Marsica, abbiano imprecato fortemente gli stessi chierici scismatici.
NOTE
[1] “La grangia – come i cistercensi chiamano la loro fattoria – si differenzia dalla azienda curtense su un punto sostanziale, dato che le proprietà sono composte soltanto da terre dominicali. I monaci decidono di assicurarsi la sussistenza attraverso la gestione diretta dei loro campi…” (v. ACC. GEORGOFILI)
[2] Poi chiesa di S. Egidio e S. Domenico, infine solo chiesa di S. Domenico.
[3] “della compagnia del nome di dio” (ex chiesa di S. Nicola).
[4] Anche adesso la festa della Madonna si celebra il giorno precedente (“Santa Maria”) a quella di S. Domenico.
[5] La “fiera di Santa Maria”. Tengasi presente, però, che a maggio si svolgevano solo due cerimonie, ma che oggi si celebrano una il 30 aprile (la Madonna delle Grazie) e una il primo maggio (S. Domenico). Allora si svolgevano due cerimonie, ma una prettamente religiosa in onore della Madonna ed una profana in onore di S. Domenico.
[6] Nel “Breve Ristretto e Compendio della Vita ecc.” pubblicato nel 1777 (in quell’anno il 30 aprile cadeva proprio di mercoledì) F. Resta già alludeva a festeggiamenti (ma forse non si svolgevano nella forma liturgica), in onore di S. Domenico, anche il primo giovedì di maggio.
[7] Possiamo però considerare che “seri”, infinito passivo di “sero”, si può tradurre anche con “essere unito”: cioè i due rituali “siano uniti”.
[8] Una curiosità- I serpari della frazione Casale che a maggio portavano un gran numero di serpi a San Domenico il 15 agosto successivo veneravano e venerano tuttora la Madonna dell’Assunta nel loro paese.