UN LACERTO DI PITTURA NELLA VICENDA DI SAN DOMENICO

In quattro puntate

Prima puntata. Nell’aprile 2009 il terremoto provocò il distacco e la caduta di alcuni stucchi dal fianco di una colonna montante all’interno della chiesa della Madonna delle Grazie di Cocullo (costruita fra il XIII e il XIV secolo)( 1) . L’intonaco staccato scoprì una rappresentazione della morte (tema molto sfruttato nell’Alto Medioevo) espressa nelle anime dei peccatori precipitate, una sotto l’altra ma in senso alterno come in un moto avvolgente, a spirale (2) , nell’imbuto infernale. Accanto ad ogni dannato è scritto, a mo’ di didascalia, l’aggettivo sostantivato indicante il rispettivo mestiere. Il lacerto (che per me non soltanto è un prezioso rudere di storia della pittura, ma anche un capitolo di storia locale con importanti sfaccettature religiose) potrebbe costituire la fine di quel dipinto poiché l’intonaco restante al di sotto è posto quasi alla fine della parete e poiché in calce in fondo a destra è apposto un glifo rettangolare con dei graffiti templari. Aggiungo che in quella chiesa circa mezzo secolo fa notai la sicura presenza templare e giustificai anche quella presenza con l’eventuale passaggio di Carlo II d’Angiò quando, nel 1294, andò con il figlio Carlo Martello e con tutto il seguito a prelevare Pietro del Morrone sulla Maiella onde accompagnarlo a L’Aquila per farlo consacrare papa con il nome di Celestino V.
Sulle lesene che affiancano il portale della stessa chiesa sono incisi un quadrato magico, la triplice cinta, il fiore della vita, la croce, il labirinto ed altri simboli. Ai piedi della facciata, ai due lati del portale, su due sedili in pietra, aggettanti è inciso un doppio quadrato magico abbastanza abraso e un po’ sformato da alcuni uomini che lo avevano calcato per imitare il gioco del “trix”.
Tornando al tema, riflettiamo sulle definizioni disposte accanto alle rispettive immagini:
AVARO- avido: lo stigmatizza un comandamento. Io condivido l’interpretazione che fornisce Dante – ponendo gli avari nel quarto cerchio dell’Inferno, canto VII, vv.39-41 - quando parla di “chercuti”, cioè religiosi che hanno la chierica. Si direbbe che il Poeta inoltre faccia scaricare i meteorismi   dell’avaro sulla testa del demonio: “ed elli avea del cul fatto trombetta” (Inferno, canto XXI).
Una bolla del 1108 afferma che a Cocullo era una chiesa: quattro anni prima papa Pasquale II aveva canonizzato San Domenico di Sora, e detta chiesa che poteva sorgere vicino al vecchio monastero di San Domenico (anno 1000) (3) , sarebbe stata affidata ad un chierico, di cui pare che non si sia più parlato. Nella chiesa di S. Amico nel 1392 furono portate le reliquie del Santo dai monaci della grangia casalana: 1392, 22 agosto- I monaci di Montecassino portano alla chiesa cocullese di S. Amico le reliquie di S. Domenico dalla grangia di S. Giovanni in Campo della frazione Casale- (v. Regesti di Montecassino).
Nella Corografia dei Marsi l’Antinori (metà ‘700), il quale affermò di avere attinto dal Gattula (4) , specifica quanto segue: Nel 1392 dal Monastero di S. Pietro del Lago si mandavano monaci a regere la cura delle Anime nel castello di Cocullo colle patentali dell’Abate Casinense, e risedevano nella Chiesa di S. Giovanni in Campo. Quindi, essendo morti i Monaci Andrea e Bartolomeo di Anversa, l’Abbate conferì Rettoria ai due altri Monaci di San Pietro, Vincenzo e Marino, pure di Anversa, in Beneficio ecclesiastico curato e ne commise il possesso a Angelo di Casale di Bugnara, Monaco di S. Pietro medesimo. Da quei Monaci s’era propagata in Cocullo la venerazione di S. Domenico Abate e fondatore del Monistero di S. Pietro.
Il che fa supporre quanto segue: non rinunciando i frati alle reliquie, queste furono ospitate nella chiesa eretta da poco e con loro pure i Templari officianti.

NOTE
1-L’attuale chiesa della Madonna delle Grazie fu dichiarata monumento nazionale. Risalirebbe al XIII-XIV secolo e fu edificata su una preesistente struttura (ritengo che fosse la chiesa di S. Amico- v. oltre), ma ha subito molti terremoti, per lo stile romanico abruzzese è diventato una specie di “composito”. Nel 1917 il prof. Pietro Piccirilli relazionò: “La chiesa monumentale di S. Maria delle Grazie, di cui si ha memoria nella bolla di Clemente VII del 1188, che descrive la diocesi di Valva, ebbe profonde lesioni e spostamenti. Dell’edifizio primitivo resta appena qualche indizio. Il portale con i suoi battenti intagliati da un ingenuo carpentiere si apre, tra due rozze paraste, ciascuna sovrammontata da un’edicola cinquecentesca, che accoglie una statua di tutto tondo di buona fattura”. Io noto che nel 1188 era papa Clemente III (dal 1187 fino alla morte, avvenuta nel 1191); Clemente VII fu papa dal 1523 al 1534; papa Pasquale II fu papa dal 1099 al 1118.
2 - Giorgio Vasari racconta che Giotto (1267– 1337) fosse capace di disegnare una perfetta circonferenza senza bisogno del compasso (la famosa "O" di Giotto). Era nato prima Giotto o il maestro di Cocullo?
3 - Molto probabilmente la chiesetta preesistente non aveva portato questo titolo, ma quello di Sant’Amico, e aveva ricevuto molti pellegrini (fatti riposare sui sedili) da quando i frati della grangia casalana di San Giovanni vi avevano portato la reliquia di San Domenico.
4 - Erasmo Gàttola, monaco ed erudito. Scrisse una “Historia” dell’Abbazia cassinese.