Abruzzo Festività
3 Febbraio 2025, 17:49
SAN BIAGIO IN ABRUZZO
Roberto Grossi
San Biagio fu medico e vescovo di Sebaste in Armenia. Fa parte dei quattordici santi ausiliatori, ossia, quei santi invocati per la guarigione di mali particolari.
Secondo una Passio del VI sec. subì il martirio durante le persecuzioni dei cristiani, intorno al 316, per contrasti tra gli imperatori Costantino (Occidente) e Licino (Oriente). Catturato dai Romani fu picchiato e scorticato vivo con dei pettini di ferro, quelli che venivano usati per cardare la lana, ed infine decapitato per aver rifiutato di abiurare la sua fede in Cristo.
I patronati esercitati da San Biagio sono molteplici ed appaiono talvolta stratificati e sovrapposti.
Dai più antichi documenti etnografici ed agiografici risulta tuttavia che la figura del Santo si carica di patronati e “segnali” diversi nel corso della sua diffusione nei Paesi dell’Europa occidentale e che nell’ambito di ciascuna area geografica il culto si presenta fortemente storicizzato e frantumato in un mosaico devozionale.
Il patronato che nella nostra regione è più diffuso è quello contro il mal di gola. Viene ricondotto al noto racconto agiografico, in cui una madre pregò vivamente San Biagio affinché estraesse dalla gola del suo bimbo una spina di pesce che minacciava di soffocarlo. Già nel VI secolo il nostro Santo veniva invocato in area mitteleuropea contro il mal di gola.
Il culto di San Biagio è ancor vivo in Abruzzo, non solo nei centri posti lungo le direttrici o i segmenti tratturali, ma anche nell’immediato entroterra della fascia adriatica.
Il giorno di festa si assiste al rito dell’unzione con l’olio benedetto della gola, tramite due candele incrociate o una penna di gallina o di colomba.
In alcune aree cultuali i pani mangiati a devozione di San Biagio e confezionati nelle varie forme e denominazioni locali, hanno un valore apotropaico. È assai documentata nei Sinodi Diocesani del XVII secolo l’usanza di dar da mangiare i pani di San Biagio agli animali ed in special modo alle mucche affinché producessero più latte.
Non sono poche le immagini che mostrano San Biagio e Sant’Antonio Abate venerati nella stessa chiesa soprattutto per la protezione assicurata agli animali.
Fra le tante, più che la tela seicentesca dell’Adorazione dei pastori, situatata nella chiesa di San Marco a Castel del Monte (Aq) c’è il quadro ad olio settecentesco conservato a Scoppito (Aq.) nella chiesa di San Bartolomeo e dal titolo San Biagio e Sant’Antonio Abate.
C’è un racconto su San Biagio, registrato dal De Nino ad Ortona e pubblicato nel IV volume degli Usi e costumi abruzzesi (1883) che documenta lo “sdoppiamento della figura del Santo”, il quale trasferisce tutti i suoi poteri taumaturgici su ogni persona umile, purché devota, dato che – ricorda il De Nino – il divoto di San Biagio può fare da medico.
Le reliquie più note sono quelle che si trovano a Maratea. Nel 732 naufragò la nave che doveva trasportarle al porto di Ostia ed infine, attraverso il Tevere, a Roma. Il naufragio venne interpretato come segno della volontà di San Biagio, che preferì che le sue reliquie restassero a Maratea e non fossero trasportate a Roma.
A Penne è conservata nella chiesa di San Domenico la “Testa” del Santo. Fra Serafino Razzi, sacerdote domenicano ne dà questa testimonianza:
Due religiosi, uno dell’Ordine di San Domenico, e l’altro De Minori avendo tolta, e presa di Ragusa, dove si dice ch’è il corpo di San Biagio, la testa sua, e portandola in queste parti, venne ro tra loro in contesa di chi dovesse essere, e dove dovesse portarsi: si risolsero finalmente per piacere pace di porla sopra un somaroch’avevano con loro per portare le robe, et arnesi, e dove quello spontaneamente si indirizzava et andava, ivi doveva collocarsi. Venne pertanto il somaro per divina volontà a questa nobilissima città di Penna; et ecco che all’arrivo di così Sacra Reliquia incominciarono le campane miracolosamente a suonare; e ricercando il popolo la cagione, et il Clero di tal novità e miracolo, fu loro fatto intendere, come predetti due Padri arrecavano la Testa del Glorioso Martire e Vescovo San Blasio: la onde il Clero et il Popolo tutto uscì loro incontro professionalmente, et essendo entrati dentro alla Città, voleva il Vescovo che fosse portata in Duomo, ovvero Chiesa Cattedrale; ma essendogli per divino volere mancato il lume degli occhi, di maniera che non vedeva dove s’andasse notificò al popolo il miracolo, e comandò, che come prima si lasciasse andare il somaro, dove gl’Angeli (come propriamente è da credere). Lo guidavano. E così venne, e si posò in questa nostra Chiesa di San Domenico, dove poi sempre è stata et è tenuta in molta venerazione da tutta questa Città e Terre vicine.
Scanno ha una statua lignea conservata nel museo di San Giovanni Battista (Foto dal libro Popolo e culti dell'Abruzzo moderno, di Michele Rak).
Oggi si festeggia anche nelle chiese della nostra Valle la memoria liturgica del Santo, con la tradizionale unzione delle gole dei fedeli, tramite due candele incrociate.