Alto Sangro Interventi
21 Novembre 2025
ECCIDIO DI PIETRANSIERI: I RISARCIMENTI ARRIVANO DOPO 82 ANNI
Mario Pizzola
Ci sono voluti 82 anni affinché agli eredi delle vittime dell’eccidio di Pietransieri fosse riconosciuto il diritto al risarcimento. Proprio in questi giorni, nell’anniversario della strage, il Ministero dello Sviluppo Economico ha avviato le procedure per la liquidazione di 15 milioni di euro per circa trenta nuclei familiari, eredi delle 128 persone innocenti assassinate dall’esercito nazista nel bosco di Limmari, nella piccola frazione di Roccaraso in Abruzzo.
Le somme saranno corrisposte tramite un apposito fondo del Pnrr di 60 milioni, istituito per i crimini compiuti dai nazisti in Italia nel corso della Seconda guerra mondiale. Al momento i risarcimenti sono previsti solo per il Comune di Roccaraso e per una parte delle famiglie, ma altri procedimenti sono stati avviati e sono ancora in corso. Nel marzo di quest’anno, infatti, altre 60 famiglie hanno annunciato di voler intraprendere l’azione legale per ottenere il risarcimento.
La prima sentenza è del 2017, quando il Tribunale di Sulmona condannò la Germania a pagare oltre 6 milioni di euro di risarcimento al Comune di Roccaraso e agli eredi delle vittime. Ma la battaglia legale ha visto un lungo e complesso iter che si è concluso solo dopo un decennio. Nel dicembre 2024 la Corte d’Appello dell’Aquila ha sciolto ogni riserva, dopo che era stata la stessa Corte a dire di no agli eredi delle vittime rimandando ogni decisione alla Corte di cassazione. I giudici della Capitale avevano accolto le istanze degli eredi riconoscendo che “le richieste di risarcimento possono essere evase anche in maniera individuale e non per forza collegiale”. La sentenza è esecutiva dallo scorso giugno e solo ora il risarcimento è diventato realtà.
L’eccidio di Pietransieri avvenne il 21 novembre 1943. All’alba di quel giorno una pattuglia di 6 -8 soldati tedeschi, appartenenti al 1° Battaglione della Divisione Paracadutisti al comando del ventinovenne maggiore Karl-Heinz Becker, arrivò nel bosco di Limmari e, casolare per casolare, cominciò a mitragliare tutte le persone che vi avevano trovato rifugio. Vennero massacrati 110 civili inermi. Nei giorni precedenti erano stati uccise altre 18 persone, pertanto le vittime totali della strage furono 128, delle quali 82 donne e 37 bambini sotto i dodici anni. Il più anziano aveva 80 anni e il più piccolo solo un mese. L’unica a salvarsi fu una bambina di 7 anni, Virginia Macerelli, oggi quasi novantenne, che la madre riuscì a nascondere sotto le proprie vesti.
Gli uomini non figurano tra gli uccisi perché arruolati e mandati in guerra, oppure fatti prigionieri dai tedeschi per la fortificazione della Linea Gustav, che attraversava proprio quella parte del territorio abruzzese e che Hitler aveva ordinato di costruire con l’obiettivo di fermare l’avanzata delle truppe angloamericane. Il comandante in capo delle forze armate tedesche in Italia, il feldmaresciallo Albert Kesserling, aveva fatto affiggere nei Comuni di Roccaraso, Rivisondoli e Pescocostanzo, e nelle frazioni di Pietransieri e Roccacinquemiglia, un manifesto in cui era scritto: “Tutti coloro che si troveranno ancora in paese o sulle montagne circostanti saranno considerati ribelli e ad essi sarà riservato il trattamento stabilito dalle leggi di guerra dell’esercito germanico”, cioè la fucilazione immediata.
La comunità di Pietransieri contava allora appena 450 abitanti. In seguito all’ordine di sgomberare il paese gran parte delle persone si era allontanata, nonostante l’inverno molto rigido, raggiungendo Sulmona, distante più di 40 chilometri. Gli altri, soprattutto i più anziani e i più fragili, erano rimasti e si erano riparati nelle masserie, sperando di poter essere al sicuro.
Sei anni dopo, il 21 novembre 1949, su iniziativa del parlamentare abruzzese del PCI Bruno Corbi, si tenne alla Camera dei Deputati un evento per ricordare l’eccidio. “Un giorno – disse Corbi – giungono i ‘prodi’ paracadutisti di Goering e ritengono che anche questo paese debba essere cancellato dalla carta geografica a testimonianza della potenza, della grandezza del terzo Reich di Hitler. Sicché la mattina del 21 novembre 1943 i paracadutisti di Goering piombano su questo paese, incendiano, distruggono tutte le case e i pochi abitanti rimasti. E’ trovata in una casa una vecchia paralitica di 70 anni, sola, che viene bruciata viva come una torcia insieme con la casa.
La tragica visita prosegue, casupola per casupola, e viene il turno di un’altra abitazione: qui trovano una giovane contadina di 28 anni, che chiede ad un ufficiale il permesso di portare via un sacco di farina da recare ad altri rifugiati nel bosco. L’ufficiale consente. Essa entra: la casa salta e con essa scompare questa giovane di 28 anni. La visita dei tedeschi prosegue ed arriva alla casa della signora D’Amico Olimpia Rosa, una inferma di 76 anni che da lungo tempo non può abbandonare il letto; essa non può alzarsi perché non ne ha le forze. I tedeschi la uccidono a colpi di mitra.
È conclusa, ormai, l’impresa entro l’abitato. Ma gli eroi di Goering non sono soddisfatti. Essi raggiungono il bosco dove avevano trovato rifugio gli altri abitanti e visitano per prima la masseria dei coniugi Aloisio; sono due coniugi soli, Giovanni e Felicetta, che ospitano tale Ermelinda Di Virginio. I tedeschi mitragliano i tre innocui abitanti. Poi spingono nella casa un asino carico di dinamite, gettano sul focolare una bomba a mano e la casa salta in aria.
Ma non basta – prosegue Corbi -, la razza eletta di Hitler vuol dare prova di come sappia maneggiare le armi: raduna tutti i rimasti, in massima parte donne, vecchi e bambini, davanti alla facciata di una masseria, la masseria detta “Biondina”, siamo all’ultimo atto. Fra questi abitanti sono 60 donne e 38 bambini al di sotto dei dieci anni. Gli altri sono giovanetti che non superano i 16; vi è, inoltre, qualche vecchio rimasto con le donne e i bambini”. Tutti verranno massacrati a colpi di mitragliatrice. Sopravviverà, sia pure gravemente ferita, solo la piccola Virginia Macerelli. I cadaveri, coperti dalla neve, resteranno sul posto per molti mesi, prima di essere seppelliti.
Dopo la commemorazione in Parlamento l’eccidio di Pietransieri cadde nell’oblio, così come moltissime altre stragi compiute dall’esercito nazista in Italia. Nessuno pagherà per questo orribile crimine. Nel 1994 vennero rinvenuti dal procuratore militare Antonino Intelisano, nascosti in un armadio, 695 dossier e un registro generale riportante 2.274 notizie di reato che erano state raccolte dalla Procura generale del Tribunale supremo militare. Tutte le notizie riguardavano crimini di guerra compiuti dalle formazioni militari nazifasciste sul territorio italiano nel periodo 1943 – ‘45.
L’occultamento dei fascicoli, in quello che sarà ricordato come “l’armadio della vergogna”, non fu una semplice dimenticanza ma la conseguenza di una scelta deliberata compiuta dai governi italiani del dopoguerra. Per processare i responsabili dei crimini sarebbe stata necessaria l’estradizione degli imputati, il che avrebbe comportato una lesione dei rapporti tra Italia e Germania, ormai alleate nell’ambito Nato. Così la “grande rimozione” impedì per sempre di accertare la verità e di assicurare i criminali alla giustizia.

