DISASTRO SNAM: ECCO LE PROVE DELLA INUTILITÀ

Distruggono ambiente, economia e storia per realizzare opere che non saranno utilizzate. Come la centrale di Sulmona e il metanodotto Linea Adriatica.   E il conto lo pagheranno i territori, i cittadini e le imprese italiane. 
La conferma arriva dall’autorevole think tank ECCO Climate: costruire nuove infrastrutture nel settore del gas significa sperperare enormi quantità di denaro e far ricadere i costi esclusivamente sui consumatori. Chi ci guadagna è solo la Snam.
L’ultimo rapporto di ECCO - centro studi indipendente specializzato nelle analisi sull’energia - dimostra che continuare ad investire su impianti metaniferi può far crescere le tariffe di trasporto fino a più 483% entro il 2050 e a farne le spese saranno famiglie e imprese attraverso un abnorme e immotivato aumento delle bollette.
Lo studio mostra che la domanda di gas in Italia è diminuita in modo strutturale, passando dai 76 miliardi di metri cubi del 2021 ai 61,9 del 2024. Le ragioni di tale diminuzione sono l’efficienza energetica, l’elettrificazione dei consumi e l’espansione delle rinnovabili, cresciute nello stesso periodo di 16 GW. Per il futuro le previsioni sono concordi: i consumi continueranno a scendere. Il Piano nazionale energia e clima (Pniec) è chiaro: 58 miliardi di metri cubi al 2030, 46 al 2040 e 24 al 2050.Questo significa – scrive ECCO - che la rete attuale – senza considerare i nuovi investimenti - sarà sempre meno utilizzata e che, pertanto, va da subito applicata la Direttiva UE 2024/1788, che obbliga gli Stati membri a predisporre piani di disattivazione delle reti di distribuzione in caso di riduzione della domanda.
E’ incredibile: a fronte di questo scenario, gli operatori del settore (in primo luogo la Snam che ha in mano il 93% della rete), anziché predisporre piani di dismissione, hanno previsto nuovi investimenti in infrastrutture gas per 13, 6 miliardi di euro. Tra le nuove opere spicca la Linea Adriatica Snam da Sulmona a Minerbio, con un costo di 2 miliardi e 500 milioni, dei quali 180 del Pnrr per la centrale di compressione di Sulmona.
La Snam non solo non ci rimette nulla ma ha i suoi utili assicurati, anche se nella centrale e nel metanodotto non dovesse passare neppure un metro cubo di gas. “Il trasporto gas è un monopolio naturale regolato da ARERA – spiega ECCO -, le tariffe di rete coprono tutti i costi sostenuti dai gestori, indipendentemente dall’effettivo utilizzo. Ciò significa che il rischio volume è interamente a carico dei consumatori. Nella Relazione finanziaria 2024 Snam conferma che il 99,5% dei ricavi dell’attività di trasporto è garantito”. “Continuare a pianificare investimenti miliardari in infrastrutture gas significa trasferire rischi e costi enormi sui consumatori – afferma Matteo Leonardi, Direttore e cofondatore di ECCO -. Serve un piano di uscita dal gas coerente con obiettivi climatici e sicurezza energetica, per proteggere famiglie e imprese”.
L’analisi di ECCO prende in esame solo gli aspetti puramente  economici delle opere, senza considerare i danni e i costi in termini di devastazione ambientale e di distruzione del patrimonio storico e culturale. Chi risponderà dell’abbattimento di due milioni di alberi lungo la dorsale Appenninica? Chi risponderà dei danni alle economie locali? Chi risponderà dell’inaudito scempio archeologico in atto a Case Pente?
Abbiamo presentato una decina di esposti non solo sulla illegalità del cantiere, ma anche sulla inutilità, i danni e i rischi sia della centrale che del metanodotto. Perché la Procura non interviene? Perché il sindaco e l’amministrazione comunale di Sulmona stanno zitti? Perché chi rappresenta il territorio nelle istituzioni continua a comportarsi come le tre scimmiette, non vede, non sente e non parla?
 Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile