Villalago Festività
23 Gennaio 2025, 07:50
“E venne a Villalago il giorno della “Fanoglia Cittadina”
Per la festa in onore di San Domenico Abate
Redazione
Ieri, 22 Gennaio, è stato il giorno di festa del Santo Patrono di Villalago: San Domenico Abate, monaco e sacerdote benedettino.
I Villalaghesi hanno onorato il loro Santo con riti religiosi e civili. Gli elementi caratterizzanti sono stati il bacio della Sacra Reliquia e l’accensione della “Fanoglia Cittadina”. Negli articoli precedenti abbiamo dato i connotati principali di questa antica tradizione che si rifà ai riti religiosi del fuoco. È stata accesa al calar delle tenebre ed ha tenuto unita la comunità in un momento simbolico in cui le fiamme hanno riscaldato i cuori anche delle tante persone accorse da fuori per condividere l’aspetto popolare della celebrazione.
Alle ore 17,00 è stata officiata dal parroco don Alain la santa messa vespertina, seguita dal bacio della Sacra Reliquia che ha richiamato un maggiore afflusso in chiesa.
La tradizione leggendaria vuole che San Domenico, nel lasciare il Monastero di San Pietro del Lago, abbia donato al popolo di Villalago un suo dente molare, cavandoselo dalla bocca, perché proteggesse il paese dagli animali rabbiosi e dal morso dei rettili velenosi.
Così nei Cenni storici sulla vita di San Domenico Abate, di Serafino Rossi arciprete di Villalago:
Domenico Abate, ispirato da Dio, pensò di lasciare Villalago, anzi uscire dalla contea di Valva, affine di poter visitare e beneficiare altri popoli. Quindi un bel giorno recossi dentro il suo abitato per accomiatarsi: ed il buon popolo per siffatta nuova pianse d’immenso dolore; gli fece vivissime istanze di rimanere ancora, ma tutto invano: egli non volle e partissi. Sì! Partì Domenico, ma non lasciava con la mente il prediletto Villalago, l’eremo di Prato Cardoso ed il monastero di s. Pietro del Lago. Prima però di separarsi lasciò in ricordo di sé a quei, che l’accompagnarono, del devoto popolo, un Dente molare, che lì lì si cavò fuori, raccomandando di ben tenerlo per guarire dalla rabbia, dal veleno di qualsiasi animale e dal dolore dei denti.
Al di là della leggenda il dente fu donate al paese molto tempo dopo la morte del Santo, dai monaci dell’abbazia di Sora, dov’è sepolto.
Un reliquiario lo custodisce insieme a un ossetto del metacarpo di una mano e a due frammenti ossei non classificabili.
A proposito degli ossicini si tramanda sempre in modo leggendario che alcuni di Villalago, avvisati in sogno dal Santo, andarono a Sora e trafugarono le reliquie. Scoperti, vennero rincorsi dai Sorani, ma questi furono subito fermati da violenti temporali, mentre per i Villalaghesi splendeva il sole, che ne facilitò la fuga.