Parliamo di cose concrete

PRESSAPOCHISMO, CONFUSIONE O FURBIZIA (?)

Tutto è incominciato qualche giorno fa, quando, tra le tante “uscite salviniane” ho avuto modo di leggere, sulla stampa quotidiana, insieme ad una serie di perplessità sul Ponte di Messina (perplessità “regionali”, provenienti tutte dalla Sicilia, ad opera della società che dovrebbe costruirlo; sull’impatto ambientale; gli studi sulla fragilità del territorio, l’incidenza dei terremoti…e altro); e, per finire, la richiesta esplicita del Ministro di altri 6 miliardi, senza spiegazioni di dettaglio sull’utilizzo.
Parallelamente Fitto, alle prese con le problematiche legate alla sua destinazione nella Commissione Europea (a proposito, auguri e buon lavoro!), già alcuni giorni precedenti aveva incominciato a parlare del bisogno di “rivedere alcune assegnazioni dei fondi del Pnrr (economie da individuare, riposizionamento di “poste” finanziarie a vantaggio di alcune opere…difficili!). E negli stessi giorni qualche fonte d’informazione riferiva che proprio il Ministro dei Trasporti e delle infrastrutture, di fronte alle rimostranze delle “nostre” popolazioni interessate (Manoppello e dintorni) avrebbe adombrato l’ipotesi di fermarsi, sulle progettazioni esecutive dell’agognato raddoppio della linea ferroviaria Roma-Pescara (notizia non verificata e pertanto da non tenere in considerazione!).
Comunque, su quest’ultima cosa sta di fatto che dal 20 novembre scorso leggiamo: 1) che i lavori previsti per il raddoppio della tratta laziale Lunghezza/Bagni di Tivoli slitteranno all’anno prossimo; 2) il presidente della provincia di Pescara chiede lo stop agli espropri nella zona di Manoppello e dintorni (una delle zone tecnicamente più problematiche per la realizzazione dell’opera) perché…non esistono i progetti esecutivi. E l’affermazione è gravissima perché se “veritiera”, come e dove si sta espropriando? Come e perché i cittadini scendono in piazza, non da oggi, contro “orientamenti” e “decisioni” su un tracciato che li danneggerebbe? Chi “fomenta” contro una variante che sarebbe utile, insomma… se fomenta?).
Questo, in sintesi, sull’attesa (e, “voluta da tutti, laziali ed abruzzesi”) velocizzazione del collegamento ferroviario Roma-Pescara.
Legittimo pensare ad un po’ di confusione, a qualche furbizia o addirittura al pressapochismo che germogliano, qui e là, facendoci “pensar male”!?
Peggio ancora, infatti, a parer mio, è quello che si legge sulla “messa in sicurezza” delle autostrade A24 e A25.
Quasi non finisco di leggere le lamentele dei 116 Sindaci interessati, sia sulla “latitanza” dell’Osservatorio permanente sulla messa in sicurezza nonché sulla cantierizzazione delle opere di straordinaria manutenzione promesse, appunto, ai 116 Sindaci laziali ed abruzzesi, che venerdì scorso compare la notizia che 3 Miliardi sono a disposizione per la messa in sicurezza (la fonte, attendibile, è il Commissario straordinario Corsini il quale, però aggiunge che gli atti per l’affidamento dei lavori sono in itinere anche se nulla può dirsi sull’apertura dei cantieri. Staremo a vedere). Confusione o cos’altro? Forse la verità appartiene al dibattito, certamente esistente, ma mai reso pubblico finora, sull’incrocio delle competenze tra i due commissari straordinari, quello della “messa in sicurezza” e quello del sistema idrico del Gran Sasso: Corsini e Caputi, insomma, che senza volerlo e “loro malgrado”, incrociano le competenze e le responsabilità solo perché chi ha deciso forse ha deciso che dovessero incrociarsi, sbattere e produrre…senza palese attribuibile responsabilità personale, rallentamenti dei tempi di esecuzioni e lungaggini. (Infatti oramai Corsini esplicitamente parla del 2025!).
Questo, in velocissima sintesi, per quanto ha riferimento alle infrastrutture che servono alla ottimizzazione della mobilità di questa regione (in entrata ed in uscita).
Per quanto riguarda la salute, potrebbe andare decisamente peggio.
È dalla fine dell’estate, quanto meno, che si parla del disavanzo del 2023 determinato soprattutto dalla mobilità passiva che grava, sul bilancio regionale con la prospettiva che il “loro” amico Schillaci debba decidere di commissariare il comparto. Da allora sono stati fatti diversi tentativi per “racimolare” i milioni necessari alla copertura del debito: da un’ipotesi di spending review, tra le quattro ASL, affidata ai direttori generali, ad un taglio della spesa farmaceutica (negli Ospedali e/o delle Farmacie). Tutto inutile non si è riuscito a trovare il modo di raccogliere quanto necessario per coprire, in bilancio, il disavanzo accertato. Con una prospettiva ancora più pesante per il 2024. Ma tutto questo ufficialmente viene negato.
Ora sembra che utilizzando la Legge 30 (una specie di zibaldone nel quale entrano “disposizioni” … in materia sociale, sanitaria, attività produttive, politiche della montagna, cultura…e altro, con un’ipotesi di art.2-quater, la Giunta voglia, sostanzialmente aprire un “contenzioso” con i direttori generali in carica per contestargli il mancato raggiungimento degli obiettivi per sostituirli con il direttore del dipartimento, quale commissario ad acta. Se l’informazione è giusta, si arriverebbe al commissariamento delle quattro ASL per la nascita, sostanzialmente, di una sola ASL regionale che di fatto genererebbe le economie necessarie, forse, per ripianare in bilancio i debiti accumulati e quelli realisticamente ipotizzabili per l’anno in corso.
L’azione è certamente “ardita”, forse di difficile attuazione, ma chissà, (forse) in grado di avviare una fase nuova della gestione del dipartimento, della quale noi stessi avevamo parlato, senza ricevere l’onore né di una contestazione, né l’avvio di un confronto, al momento in cui era vivo il dibattito tra Ministero e Regione sul piano ospedaliero per attuare il quale si arrivò a trovare una soluzione “sperimentale” di cui non sembra vedersi la luce.
Ecco, se per quanto riguarda le soluzioni dei problemi delle infrastrutture per la mobilità abbiamo registrato un po’ di pressapochismo e confusione, in materia di assistenza sanitaria, ci sembra di registrare un’affannosa ricerca di furbizia che avrebbe bisogno di confronto e di condivisione diffusi, di tempi lunghi di dibattiti approfonditi per diventare risoluzione virtuosa capace di produrre effetti positivi.
Di fronte a questa ipotesi le opposizioni sembra che abbiano già alzato scudi difensivi di notevoli spessori.
E ci sembra giusto. Non si va da nessuna parte, continuando così. Non si raggiungono gli obiettivi di interessi generali che gli abruzzesi aspettano di veder risolti né in materia di mobilità (da e per l’Abruzzo), né in materia di assistenza sanitaria, che di giorno in giorno diventa sempre più problematica e non aiuta le prospettive di ripresa che timidamente si fanno largo in alcune zone di questa regione, sulla quale comunque pesano denatalità, immigrazione d’uscita della forza-lavoro più giovane e qualificata, crisi terribile dei comparti economici più significativi per l’occupazione oggi esistente (l’automotive è sul lastrico…), la mancanza di prospettive per una formazione adeguata alle rivoluzioni imposte dal nuovo mondo che si profila, un isolamento culturale e funzionale dal sistema di relazioni socio-economiche che leghi questo centro-Italia al Nord e al Sud del Paese.
Quest’è, a parer nostro. Non mancherebbero le opportunità per imporre un cambio di direzione. Ma a chi lo diciamo? Dovrebbero essere affidate ad una classe politica dirigente lontana dai comportamenti che oggi la caratterizzano e la qualificano, appunto, per fattori negativi: pressapochismo, confusione e qualche tentativo di furbizia senza nemmeno avere il coraggio di dire chiaramente le cose come stanno e chiedere la proverbiale mano di aiuto per uscir fuori dal “buio” nel quale ci dimeniamo.