CON LA BCC ROMA IN NAVIGAZIONE SULLA MSC ARMONIA
NEL MARE ADRIATICO E NEL MARE DI ULISSE
Terzo giorno: 29 giugno 2014
Giornata di navigazione

Al risveglio, lasciata nella notte la Croazia, le montagne del  Montenero, che sprofondano maestose direttamente in mare, stanno già lasciando il posto a quelle dell’Albania. I rari paesi costieri che si affacciano in lontananza sono abbarbicati alle colline. La nave fende il mare che è nella calma più assoluta. La giornata si annuncia bella con il sole che risale senza nuvole l’orizzonte. Di tanto in tanto si scorge qualche peschereccio.
Decido di andare a fare colazione al ristorante con mia moglie. Una colazione all’italiana: cappuccino e cornetto. Poi decidiamo di salire al ponte dodici per un bagno di sole. Data l’ora ancora mattutina non c’è molta gente. Scegliamo un posto riparato dal vento, anche se la brezza di mare è gradevole. Un inserviente ci dà le sdraio e il telo da bagno. Apro il libro di Mario Vargas Llosa, “Il sogno del Celta”, che ho portato da casa e mi concentro nella lettura. Dura purtroppo poco, perché cominciano ad arrivare gli altri crocieristi, e tra le bizze dei bambini e il chiacchiericcio la lettura è rimandata ad altro posto. Decido di andare ad immergermi in una delle due vasche per l’idromassaggio. Bisogna fare anche qui la fila. Dopo un buon quarto d’ora arriva il mio turno. Sono con quattro signore e mi diverto più a sentire le loro chiacchiere che a farmi solleticare dall’acqua che mi percuote in ogni parte del corpo. Sono signore alla loro prima crociera. La loro preoccupazione è quella di non saper stare lontane dal cibo, offerto in abbondanza a tutte le ore. Sorrido quando una di loro beatamente dice: «Non m’importa di mettere qualche chilo in più! Anche il mangiare è divertimento e questa crociera me la voglio godere in tutti i suoi aspetti. Tanto mi metterò a dieta appena tornerò a casa!». «Ben detto - aggiungo io». E con questo mi attiro le simpatie delle quattro signore, che vogliono sapere da dove provengo. Mi dispiace per il mio paese, Villalago, ma mi tocca dire sempre da Scanno, che è più conosciuto. Solo dopo, come se avessi fatto un torto al mio paese, aggiungo che io sono di Villalago, situato vicino al Lago di Scanno. Quando esco dall’acqua ho riscosso già tutta la loro simpatia, e mi salutano con un ciao.
Tornato da mia moglie, mi accorgo che il ponte dodici è divenuto invivibile per la tanta gente e per le musiche e le urla che giungono dal ponte sottostante, dove c’è la piscina e si svolgono alcune gare.
Decidiamo di scendere al terrazzo del “nostro” ponte otto. Qui ci sono solo poche persone, tutte intente alla lettura, e troviamo posto tra loro.
Abbiamo lasciato il mare Adriatico e navighiamo nello Ionio, il mare d’Ulisse. Per chi ha studiato l’Odissea questo mare suscita ricordi lontani dell’uomo dal  “multiforme ingegno”, che rinunciò all’immortalità per tornare ad Itaca, da sua moglie Penelope, che rivedrà solo dopo vent’anni. Nella tarda mattinata scorgiamo a sinistra della nave, Corfù, la seconda isola più grande della Grecia. La conosco bene per averla visitata ben due volte. Prima dell’ora di pranzo mi ritiro in cabina, mentre Antonietta va in biblioteca.
Al ristorante Marco Polo ci ritroviamo a tavola con alcuni Abruzzesi di Pizzoli. Simpatizziamo subito. Naturalmente il discorso cade sul terremoto che ha colpito la città, sui lavori di ricostruzione e i recenti problemi d’inquinamento del fiume Aterno,di cui loro, utilizzano l’acqua per irrigare i campi.
Dopo un breve riposo pomeridiano torniamo alla terrazza del ponte otto. Il sole scotta per cui preferiamo stare con le sdraio all’ombra. Dopo Corfù s’iniziano a scorgere le bianche coste dell’Isola di Cefalonia, la più grande della Grecia. E’ tristemente nota a noi Italiani per l’eccidio perpetrato dai Tedeschi contro i nostri soldati , che rifiutarono di arrendersi dopo l’otto settembre. L’isola l’abbiamo visitata due anni fa, quando commossi sostammo  al Sacrario dove sono custoditi i loro resti umani. Prima di sera si scorge anche l’isola di Giacinto. In mattinata abbiamo spostato in avanti le lancette dell’orologio per cui la sera giunge un’ora prima di quella del giorno precedente. Il sole comincia a calare e annuncia un tramonto di “fuoco”. E così è. Prima di andare a cena passeggiamo per il ponte cinque e il ponte sei. Qui ci sono negozi, bar, sala giochi, sale d’intrattenimento e il teatro La Fenice. La gente è vestita in abito da sera per l’incontro col comandante e con tutti gli ufficiali.
Dopo cena ci rechiamo al ponte cinque per la “Serata di Gala”. E poi, un po’ prima dell’una, a letto.

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Il video della scia
creata dalle eliche della nave