A CASE PENTE LO SCEMPIO ARCHEOLOGICO NON HA FINE

LE RUSPE DELLA SNAM SEPPELISCONO SOTTO LA CENTRALE ANCHE L’ANTICA STRADA ROMANA 

Il profitto continua ad uccidere la nostra storia. Gli interessi della Snam per la costruzione della sua inutile, illegale e dannosa centrale prevalgono su tutto. Le ruspe della multinazionale del gas, dopo aver distrutto le tracce di un insediamento umano con oltre 40 capanne di 4200 anni fa, hanno seppellito sotto colate di cemento anche l’antica strada glareata di epoca romana che era stata riportata alla luce durante gli scavi di archeologia preventiva. La strada proseguiva in direzione del vallone Grascito, dietro il cimitero di Sulmona, e da lì portava al tempio di Ocriticum rinvenuto a Cansano.
Ora dell’antica strada romana resta solo un moncone che è destinato a fare la stessa fine, cioè a scomparire sotto gli impianti della centrale di compressione. Questo scempio del nostro patrimonio archeologico continua ad avvenire con il consenso del Ministero della Cultura il cui compito istituzionale sarebbe quello di tutelare i nostri beni culturali e non quello di consentirne la distruzione.
Ma, quel che è peggio, continua ad avvenire nel silenzio complice dei nostri rappresentanti politici ed istituzionali per i quali, evidentemente, il disastro Snam non costituisce un problema. Un disastro che, è bene ricordarlo, non riguarda solo la cancellazione di irripetibili testimonianze storiche, ma anche la devastazione del nostro ambiente – al centro del sistema dei Parchi e con alcuni dei Borghi più belli d’Italia – e la messa in pericolo della nostra salute.
Siamo stati facili profeti quando abbiamo previsto che l’insediamento della centrale Snam avrebbe richiamato nel nostro territorio altri impianti inquinanti. Ed ecco puntuale arrivare l’inceneritore della Get Energy che, qualora dovesse essere realizzato, insieme alle emissioni nocive della Metaenergia e della Snam, trasformerà la Valle Peligna in una camera a gas.
La Snam ha un problema: deve cercare di costruire il suo “ecomostro” entro il 31 agosto del 2026, altrimenti non potrà riscuotere i 180 milioni stanziati dall’Europa tramite il Pnrr. Dietro l’accelerazione dei lavori c’è quindi una precisa motivazione economica che del resto è l’unica che giustifica l’impianto.
Pur di raggiungere il suo obiettivo è stato consentito alla Snam di calpestare ogni regola senza che nessun organo di controllo facesse valere i suoi poteri. Così il cantiere di Case Pente ha aperto il 1° marzo 2023 senza aver ottemperato a tutte le prescrizioni obbligatorie imposte dal decreto V.I.A. e i lavori sono andati avanti con una autorizzazione decaduta il 7 marzo 2023 e mai rinnovata. La costruzione vera e propria della centrale è iniziata il 1° settembre 2024 senza aver prima concluso i lavori di archeologia preventiva, così come stabilito dalla legge. 
Se un cittadino si fosse reso responsabile di tante e tali illegalità sarebbe stato trascinato immediatamente davanti ad un tribunale. Ma la Snam no, alla Snam tutto è permesso. E questo sarebbe uno Stato di diritto?
Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile