Parliamo di cose concrete

D’INCANTO SI TORNA A PARLARE DI PROVINCE

“Occorre restituire alle Province funzioni chiare con le risorse necessarie per esercitarle, una governance che assicuri stabilità all’ente e la possibilità di assumere il personale altamente qualificato indispensabile per rafforzare le strutture”. Esce così, all’improvviso (ed in maniera assolutamente inattesa) una proposta, chiaramente targata destra/destra, localmente rappresentata dal sindaco di Castel di Sangro, nonché presidente della provincia aquilana in carica, affidata al Presidente dell’Upi, Pasquale Gandolfi per un confronto con il Presidente Marsilio. Uno dei tanti incontri che l’Upi starebbe promuovendo a livello nazionale con le Regioni e che martedì 24 giugno scorso ha presentato, appunto in Abruzzo. All’incontro non ha fatto mancare la propria adesione il Sindaco di L’Aquila, Biondi. Quindi, almeno da queste parti, la destra è schierata. 
Noi crediamo, hanno scritto i promotori dell’iniziativa, che in questo processo le Regioni abbiano un ruolo fondamentale e la proposta di legge regionale che presentiamo al presidente Marsilio ha l’obiettivo di aprire un tavolo di confronto per definire una strategia comune. 
“”Si tratta di individuare gli interventi necessari per valorizzare le Province, restituendo le funzioni oggi regionalizzate che possono essere esercitate al meglio a livello provinciale, per assicurare ai cittadini e alle imprese servizi efficienti, una semplificazione della burocrazia e l’ottimizzazione delle risorse a disposizione””
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 Hai capito? Altro che “Presidenzialismo” ovvero “revisione della Costituzione” su alcune (mai definite, almeno finora) parti rilevanti. Sinceramente mi chiedo soltanto se Calderoli e la Lega sono d’accordo su questa iniziativa che non pare sia stata presa seriamente, fino al momento, considerato che da Castel di Sangro si annuncia che la proposta dell’Upi sta andando all’attenzione di tutte le regioni ma fino al momento non ne abbiamo echi d’informazione, nemmeno a livello di web. Se ne parla soltanto qui. 
Siamo privilegiati ovvero proverbiali “specchietti per le allodole”?
 
Io personalmente ho tutta un’altra idea. A mio parere si tratta di diversivi. Strumenti di distrazione di persone (gli abruzzesi delle zone montane, non facilmente distraibili ovvero poco interessati alle squadre di calcio che vengono da queste parti a fare la preparazione della stagione) e che, chiuse la parentesi elettorale sarebbero indotti a tornare a pensare alle questioni per le quali da tempo, inutilmente, si attendono soluzioni “gradite”. Una fra tutte: l’assistenza sanitaria. Lunedì 30 giugno scorso il Ministro Schillaci (udite, udite…) ha detto di poter attendere fino a settembre, poi si vedrà.  Il Governo attuerebbe i “poteri sostitutivi” nei confronti delle Regioni che non avessero ancora risolto le questioni di cui da tempo tutti ci lamentiamo, sulla difficoltà di avere un’assistenza sanitaria di prossimità adeguata, sulle lungaggini delle liste di attesa per esami diagnostici di laboratorio, anche se richiesti con l’evidenza dell’urgenza, le carenze della pediatria di base e territoriale, l’affollamento dei pronto soccorso… e via dicendo, le cose che sappiamo e di cui ci lamentiamo inutilmente, perché le soluzioni non si intravedono, come per le guerre in atto, in Europa e Media Oriente, sanguinose e maledette guerre che noi, qui, in Italia, non riusciamo bene a capire dove potrebbero portarci…e per le quali, fino al momento, ci rimettiamo, pagandone le spese, direttamente ed indirettamente.
Allora? Meglio parlare d’altro. Riparliamo delle province, appunto.
 Il problema è che a ben ripensarci, forse oramai c’è già una generazione di persone che non sa proprio di cosa si dovrebbe parlare. Infatti è già vecchia di dieci anni circa la “Legge-Delrio” alla quale impropriamente si attribuisce la soppressione di questo ente territoriale, il più antico della storia dell’Italia contemporanea, quella che incominciò a manifestarsi con il breve dominio di Napoleone Bonaparte in un’Italia ancora giuridicamente inesistente. E come tutte le riforme di un certo spessore, nel nostro Paese, al momento della decisione, nel tentativo di ristringere il più possibile il campo degli “avversari”, s’è tentato di rinviare ad un momento successivo la definizione di un quadro normativo riadeguato alla novità costituita dall’assenza dello strumento ordinamentale territoriale soppresso dopo tanti decenni di esperienze e servizi resi, intorno alla prima decade del secolo in corso, cancellati.
Ecco perché, in definitiva, forse non vale nemmeno la pena di andare a rimuginare nel complesso “secchio” della storia moderna e contemporanea che “ci” riguarda questioni sulle quali si è presa una decisione, certamente non unanime, ma sufficientemente sostenuta da una maggioranza che anagraficamente oggi è molto in là con gli anni e non avrebbe forse, nemmeno la forza per ricominciare ad occuparsi di certe problematiche giustamente passate al dimenticatoio.
 Nessuno si meravigli, quindi, che quando ho letto la notizia della ripresa di un’iniziativa politica che mi sembrava dimenticata, morta e sepolta, un sussulto l’ho avuto. E mi sono semplicemente chiesto perché oggi debbano “ricicciare” le Province. A cosa servirebbero? A creare posti di compensazione per chi, impegnato oggi attivamente nelle istituzioni, fatto fuori da esiti elettorali non favorevoli, dovrebbe essere riciclato altrove?!
Non ne parliamo, per favore. Buone vacanze, se potete.