La reliquia di Sant’Orsola Benincasa nel reliquiario di Cocullo

Oggi, della famiglia Benincasa, borghese o popolana, a cui appartennero Santa Caterina da Siena e Sant’Orsola, sappiamo poco; conosciamo invece i rami nobiliari da cui derivò quello di S. Orsola. Da Siena le linee si diffusero in tutt’Italia e nel ‘300 si formarono molti rami in conseguenza di vari spostamenti: uno avvenne in Campania. Questo ramo interessa: lo originò un Pierleone, che era il nome più illustre della famiglia, il quale nacque a Cetara (un piccolo comune della costiera amalfitana), e generò la famiglia da cui sortì colui che poi fu coppiere, a Napoli, della regina Giovanna (seconda metà del 1300).
A questa linea appartenne Sant’Orsola, da giovanissima dedita alle preghiere. Adolescente, cercò di entrare nelle clarisse cappuccine, ma invano; allora, verso il 1580, andò a fare l’eremita sul Vomero. Già mistica, e, accesa controriformista, ebbe parecchie discepole e divenne creatrice delle romite e delle oblate dell'Immacolata Concezione (oggi suore teatine); nel 1582 ella si recò da Gregorio XIII, gli disse che in un’estasi (in quel tempo le estasi erano viste con sospetto dalla Chiesa) le era apparso Dio il quale l’aveva pregata di riferire al pontefice la sua esortazione a riformare la Chiesa; il papa fece esaminare la suora da una commissione di cui faceva parte anche Filippo Neri, il quale, titubante, ne riconobbe doti soprannaturali sebbene non condividesse la vocazione delle donne alla solitudine eremitica; per cui la suora successivamente dovette sottoporsi ai controlli di un ordine religioso maschile.
Trascorso del tempo, i commissari suggerirono alla mistica di riordinare le oblate (in verità la realizzazione di questo proposito era già prevista in un vecchio desiderio della santa e nel testamento della stessa) in un Ordine che poi fu quello dell’ordine di clausura femminile in seno a quello fondato da San Gaetano da Thiene (quello dei Chierici Teatini): il che avvenne poco dopo la morte fisica di Sant’Orsola (1620). Nello stesso anno iniziò la costruzione del monumentale complesso destinato ad ospitare le eremite. 
Soltanto dopo mesi di stringenti interrogatori (era il tempo dell’Inquisizione) la suora era potuta finalmente tornare a Napoli, dove aveva fondato (1582)  la Congregazione delle oblate della SS. Concezione di Maria e la Congregazione delle romite dell'Immacolata Concezione di Maria Vergine, che erano suore di  clausura, la cui regola sarà approvata da Gregorio XV nel 1623. La santità di suor Orsola, con l’attribuzione del titolo di “venerabile serva di Dio”, fu riconosciuta ufficialmente il 7 agosto 1793 nella chiesa romana di Sant'Andrea della Valle da papa Pio VI. Copio da Mariano Armellini, “Le Chiese di Roma”, Ediz. del Pasquino, 1982 (copia anast. della seconda edizione del 1891, pagg. 454-5): Sant’Andrea- Nell’area di questo magnifico tempio esisteva un’antica chiesa in onore di San Sebastiano, la quale per essere lungo la via papale diceasi de via papae. Costanza Piccolomini, duchessa d’Amalfi, ivi possedea un palazzo che donò ai Teatini l’anno 1590 perché vi stabilissero la loro casa ed edificassero questa chiesa in onore di S. Andrea. Nel 1591 il card. Alfonso Gesualdo dié principio alla costruzione della medesima: la fabbrica fu proseguita da Alessandro Peretti cardinal nipote di Sisto V, e venne terminata dal card. Francesco Peretti nipote di Alessandro. Architetto ne fu Pietro Paolo Obarin romano, Carlo Maderno la terminò, ma la facciata è di Carlo Rainaldi.
La chiesa fu consacrata il 4 settembre 1650.
L’Ordine dei Chierici Teatini (in cui entrò, fra i primi, entrò Sant’Andrea Avellino) era stato fondato nel 1524 a Napoli, dal presbitero, già conte, San Gaetano da Thiene, nato a Vicenza nel 1480. Egli si era prefisso di creare un gruppo di sacerdoti con lo scopo di riformare il clero e riportarlo al rispetto dei precetti evangelici. La Congregazione fu chiamata dei Teatini in omaggio al cofondatore Paolo IV Carafa, allora vescovo di Chieti.
La reliquia di Sant’Orsola è compresa nel terzo e nel sesto gruppo del reliquiario cocullese con l’appellativo “vergine e martire” (1) insieme a quelle di S. Sebastiano Martire, di S. Caterina da Siena, di S. Maddalena de’ Pazzi, di S. Zaccaria padre di San Giovanni Battista, di S. Francesca Romana, di San Domenico confessore, di Santa Cecilia Vergine, di S.Nicola di Toplentino, di San Giovanni di Dio, di Santa Giovanna Falconieri, di S. Giovanni da Capestrano e di S.Orsola Vergine e Martire. (3° gruppo)
In questo reliquiario …
Reliquia di S. Caterina da Bologna, di S. Orsola Vergine e Martire, di S. Urbano papa, di S. Emidio vescovo e martire, di S. Pietro d’Alcantara, di S. Andrea Avellino. (6° gruppo)

Io penso che i Cocullesi abbiano confuso, in uno dei due gruppi, Sant’Orsola con l’omonima tedesca, se non in tutt’e due.
 
1 - Martire in senso stretto non fu Sant’Orsola, ma l’omonima tedesca.