Villalago Editoriali
9 Giugno 2025, 06:37
Il lunedì del direttore
Ad Amarena, mia concittadina, mia confidente: la “Damnatio memoriae” e la “Cancel Culture”
Roberto Grossi
Cara Amarena, ieri, 8 Giugno, è stata Domenica di Pentecoste, la festa cristiana che celebra la discesa dello Spirito Santo su Maria e su gli apostoli, riuniti insieme nel Cenacolo, effondendo loro i suoi sette doni: sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà e timore di Dio.
Questi doni a loro volta danno i seguenti frutti: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, mitezza, fedeltà, dominio di sé.
Lo Spirito Santo, secondo gli insegnamenti di Joseph Smith, scende con i suoi doni sul capo di chi ha fede in Dio, di chi si pente dei propri peccati, di chi soggioga le passioni, le follie e scorrettezze, di chi è virtuoso, onesto e retto nei rapporti con il prossimo.
Non tutti, a cominciare da me, ne siamo degni.
Lo dovrebbero essere soprattutto chi ha scelto di farsi guida politico-amministrativa di un popolo, invece le guerre in atto in Europa, nel Medio Oriente e in altri parte della Terra dimostrano il contrario. Non sono degni di riceverlo neppure chi amministra i piccoli Comuni con il risentimento e l’esclusione. Senza lo Spirito Santo l’autorità è un dominio in Cenacoli elitari.
Ieri, nell’omelia a San Pietro, Papa Leone XIV ha detto: “Quando il soffio divino unisce i nostri cuori, ci fa vedere nell’altro il volto di un fratello e ci mette nel cammino della fraternità … senza la logica dell’esclusione”.
Cara Amarena, questa premessa per arrivare alla “Damnatio memoriae”, cioè alla deliberata esclusione dalle fonti storiche di coloro che hanno meriti per esserci.
Ho raccontato il tutto nell’articolo pubblicato il 4 Giugno scorso dal titolo: “Sottovoce ma con decisione”.
Torno sull’argomento sull’esclusione solo per sottolineare che “questo succede quando manca il dialogo, quando c’è la cattiveria, quando non si sa distinguere il bene dal male”.
La “Damnatio memoriae” è un’istituzione antichissima che prevedeva la distruzione di iscrizioni, monumenti che si riferivano a eventi o a persone che non desideravano più commemorare.
Nel corso della storia ha avuto degenerazioni tali da scagliarsi anche dopo la morte contro chi ne era colpito. Accadeva, come si legge nella “Historia Augusta” che i cadaveri non avevano tombe, ma venivano “gettati nelle acque del fiume Tevere, e le loro teste bruciate sul Campo Marzio, fra gli insulti della folla”.
In epoca moderna la “Damnatio memoriae” si è riversata anche su ideologie e periodi storici. Oggi è sostituita dalla “Cancel Culture”, da quel fenomeno per cui “gruppi più o meno organizzati di persone - come lo spiega Post - esercitano pressioni su un datore di lavoro, committente, collaboratore o socio perché punisca o interrompa i rapporti con un dipendente o un partner professionale per via di certe cose che ha fatto, detto o scritto”.
Cara Amarena, ho l’impressione che nel nostro paese convivano insieme sia la “Damnatio memoriae” che la “la “Cancel culture” .