SOTTOVOCE 
MA CON DECISIONE

Giuntami voce della collocazione nella chiesetta di San Domenico dell’urna con i resti ossei umani, rinvenuti durante gli scavi archeologici a San Pietro, sono andato ieri mattina, 3 Giugno 2025, a rendermi conto della situazione, essendo stato responsabile della campagna di scavo, autorizzata dalla Soprintendenza, a nome dell’Associazione l’Atelier di Villalago.
Dal 2003 al 2013, tutte le “sante estati”, insieme a una decina di volontari, guidati dall’archeologa, sono andato con pala e picco a cercare le antiche vestigia del monastero fondato da San Domenico Abate intorno all’Anno Mille.
Il 6 Settembre 2005 venne individuata una copertura di tomba in pietra spezzata. Non potete immaginare l’emozione di quella scoperta e neppure io so descrivere quello che provai quando, tolte le lastre, apparve lo scheletro umano. Giorno dopo giorno rinvenimmo sette tombe. 
Su indicazione della dott.ssa Tuteri, funzionaria della Soprintendenza, rimuovemmo i resti scheletrici, per  inumarli nel cimitero di Villalago. 
Ricordo che il 12 Agosto del 2007 si svolse una partecipata cerimonia di traslazione.
Dal libro di Roberto Grossi, “Il monastero di San Pietro del Lago, scavo archeologico alla ricerca delle origini”: 

All’ora stabilita (ore 17,00) dalla chiesa madre è partita una solenne processione, per andare a ricevere la piccola bara, dove erano stati deposti i resti umani, avvolti in un sudario di tela bianca da Adele e Silvia Grossi. È stata portata all’entrata del paese dalla guardia comunale, Domenico Grossi, e da me, quale Presidente dell’Associazione, responsabile dello scavo archeologico. Erano presenti tutto il “gruppo archeologico” e la dott.ssa Agnese De Angelis.
Con il rintocco a morto delle campane e al suono della banda musicale la processione, con la confraternita di San Domenico, le autorità civili e con tanta gente, è scesa fino al Lago Buono.
Dopo la benedizione della bara, portata dai volontari dello scavo, il corteo ha raggiunto la chiesa per il rito funebre, officiato dal vicario della diocesi, don Carmelo Rotolo e dal parroco. La dott.ssa De Angelis ha spiegato le ragioni di quella cerimonia, illustrando anche i lavori nel sito di San Pietro del Lago.
Don Carmelo, a sua volta, con parole commosse, ne ha precisato il significato religioso, storico e umano.
Al termine della Messa il sindaco, Cesidio Grossi, ha ringraziato tutti i volontari per la meritoria opera di scavo e, in particolare, il Presidente dell’Associazione “L’Atelier” che se ne è fatto carico in prima persona.
Subito dopo dal sagrato della chiesa una folla di persone ha seguito la bara fino al cimitero dove è stata inumata. La partecipazione dei Villalaghesi è stata molto sentita.

Tutto questo è nella storia di Villalago e nessuno la può più cancellare.

Entrato nella chiesetta di San Domenico, sulla sinistra ho visto l’arca sepolcrale, in cui è stato posta l’urna con le ossa degli inumani di San Pietro, con la seguente iscrizione: 

Resti ossei umani rinvenuti nelle tombe emerse nel corso degli scavi archeologici presso il sito del Monastero di San Pietro del Lago risalenti al periodo tra  il secolo XI ed il secolo XIII. 2025 - Villalago (AQ)”.

Nel leggerlo mi si è stretto il cuore. Al di là delle imprecisioni lessicali non vi è indicato chi ha condotto gli scavi, né tantomeno la data d’inizio e di fine. 
Le epigrafi (il Priore della Confraternita di San Domenico, maresciallo Enrico Grossi, cultore di storia, lo sa benissimo) sono documenti storici. In quanto tali dovrebbero rispondere alla cinque domande: chi, dove, quando, come, perché.
Non so chi abbia redatto il testo, ma umilia, fa violenza contro i volontari villalaghesi che nella calura estiva condussero la campagna di scavo, perché non vengono neppure menzionati, per non lasciare alla storia, non dico i nomi, ma l’asssociazione che si è preoccupata di rinvenire le origini del Monastero di San Pietro. È uno spregio a chi quelle ossa, quei crani ha toccato, ha accarezzato, vi ha lasciato qualche lacrima di commozione. 
La “Damnatio memoriae”  è un delitto culturale e non fa dimenticare persone e fatti, perché ci sono i libri che ne rendono testimonianza.
Questo succede quando manca il dialogo, quando c’è la cattiveria dell’esclusione, quando non si sa distinguere il bene dal male. E tante sono state le occasioni, riguardanti il monastero, in cui l’associazione è stata disconosciuta dall’attuale sindaco. 
L’epigrafe dev’essere riscritta. Lo chiedo a nome dei volontari villalaghesi che insieme a me hanno versato il sudore per dare certezze storiche al Monastero di San Pietro del Lago.