Cocullo Elzeviri
29 Giugno 2025, 05:42
Omelette in un ristorante di Saint Martin de Tours
Nino Chiocchio
E’ nato prima l’uovo o la gallina? Il detto è connaturato all’interrogativo della parlata cocullese: “Dunat’ eva nat’” (Donato era nato), “Tarquinie nascì prima” (Tarquinio nacque prima);
“S’lviéstre nascì cchiù ppriést’” (Tarquinio nacque più presto.
Sì, è connaturato l’adagio alla strofetta cocullese senza bisogno di ricorrere a discorsi retorici, alla filosofia – la quale, dicevano gli studenti svogliati, era disciplina con la quale e senza la quale si rimane tale e quale – filosofia che poi, se diventa una scienza, serve però a fare la frittata, anzi diventa una “superfrittata” che la grandeur francese chiama “omelette” quando la frittata è arricchita da una foglia di insalata cappuccina, così, tanto per riempire il piatto: è nella foto ed è quella che fece venire la febbre a Tizio in un ristorante di Saint Martin de Tours. Ma questa omelette non passò alla storia come quella che scoprirono a L’Aquila due buontemponi ruspanti, Antonio Anacoreta e Amico Di Dio.
I due amiconi annoverarono tra le loro avventure giovanili quella dell’ “omelette”. Si trovavano in una città non lontana dal loro paese e, dopo una giornata di “laboriosi vagabondaggi”, a sera decisero di calmare i loro appetiti entrando in un ristorante della città ospitale. Un cameriere li accompagnò verso un tavolo libero e i due chiesero subito che ci fosse da mangiare. Il cameriere, con il tovagliolo in mano, replicò che avrebbe subito portato il menù.
A questo punto i due si guardarono chiedendosi reciprocamente se il menù fosse roba da mangiare. Alla spiegazione del solerte …inserviente capirono che quell’oggetto era una lista contenente l’elenco delle portate del giorno. Gli amici la sfogliarono e attirò la loro attenzione il termine “omelette”; tornarono a guardarsi incuriositi, convinti che quello fosse una novità culinaria: la ordinarono e quando l’interloquito portò due frittate, i due avventori, che provenivano da un paese di montagna, scattarono in piedi esclamando che essi non avevano ordinato le frittate con gli avanzi delle verdure.
Una Commissione dell’Amministrazione Scolastica, negli anni ’70, dopo aver completato il più impegnativo lavoro annuale, della fase più onerosa sul conferimento degli incarichi di insegnamento, per distrarsi decise di consumare insieme una… cena di lavoro al ristorante romano “Le Coq d’Or” (“Il castello dei sogni” o “Il castellaccio”), costruito dall’illustre architetto Armando Brasini cento anni fa, progettista del quartiere Flaminio e di altri lavori in Italia e in Africa. Tizio, figlio di Amico, si accorse subito dal menù …che era caduto nella fossa dei leoni, in quanto aveva capito che su quel tavolo abbondavano prodotti della cucina gastronomica francese, mentre lui preferiva gustare cibi della cucina italiana. Un cameriere veramente professionale intuì il suo desiderio e gli propose piatti della cucina italiana. Tizio accettò la proposta e aggiunse alcune portate della cucina francese, così, tanto per confrontare… E fu soddisfatto completamente, anche per quella memorabile orata al forno, “alla francese”. Dal che concluse essere inutile assistere a guerre di cucine: i cibi sono buoni quando sono cucinati bene.
Morale: Tizio conserva nella memoria sbiadita le grandi foglie e il tuorlo rosso di San Martino, mentre un ricordo nitido e nostalgico lo stimola a leccare il palato sdentato della gustosa orata di Villa Brasini.