LA SNAM DIFFONDE NOTIZIE FALSE

La Snam ha emanato un comunicato in cui, tra l’altro, scrive che “con riferimento alla centrale di Sulmona si segnala che i termini della pubblica utilità e l’autorizzazione alla costruzione e all’esercizio dell’impianto sono stati prorogati dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica nel luglio 2023”.
Niente di più falso. Il decreto ministeriale del 14 luglio 2023 ha prorogato la pubblica utilità e il vincolo preordinato all’esproprio, ma non il termine dell’avvio dei lavori di costruzione dell’opera che è irrimediabilmente scaduto il 7 marzo 2023. Tanto è vero che lo stesso decreto precisa che “i lavori dovranno concludersi entro tre anni dal loro inizio”, cioè entro il 7 marzo 2026. La conferma viene dallo stesso ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica che, con una lettera a firma della dirigente avv. Maria Rosaria Mesiano, rispondendo all’accesso agli atti, scrive: “il decreto del 14.07.2023 ha ad oggetto la modifica dei termini fissati agli articoli 3 e 4 del decreto di autorizzazione unica del 7 marzo 2018”. E gli articoli 3 e 4 sono proprio quelli della pubblica utilità e del vincolo preordinato all’esproprio, che non hanno nulla a che vedere con l’avvio dei lavori, disciplinati dal successivo articolo 6.
Perciò, lo ripetiamo: la Snam dice una clamorosa bugia, e lo fa per cercare di coprire la illegalità del cantiere della centrale installato a Case Pente il 1° marzo 2023. 
Il cantiere è illegale perché a quella data la maggior parte delle prescrizioni “ante operam” dettate dalla Valutazione di Impatto Ambientale non erano state adempiute e il loro adempimento è la condizione fondamentale per l’avvio dei lavori.
Sulla illegalità del cantiere della centrale abbiamo presentato un dettagliato esposto alla Procura della Repubblica di Sulmona il 22 maggio 2023 e due integrazioni in data 26 aprile 2024 e 16 settembre 2024, ma nonostante siano passati oltre due anni nessun provvedimento è stato finora adottato dalla Procura. Perché? 
Nel suo comunicato la Snam aggiunge che “le attività di Snam sono inoltre svolte in raccordo con le Soprintendenze e gli enti preposti, come nel caso delle indagini archeologiche preventive svolte a Sulmona”. E questo è vero. Ma avrebbe dovuto aggiungere che, in accordo con la Soprintendenza dell’Aquila, a Case Pente le ruspe della Snam hanno distrutto le tracce di un insediamento umano, con 40 capanne e recinti per animali, risalente a 4200 anni fa. Un vero e proprio crimine culturale e storico compiuto in spregio sia della normativa nazionale che di quella europea che tutelano il nostro patrimonio archeologico. 
In merito agli impatti sull’ambiente la Snam scrive che “i propri cantieri sono gestiti secondo rigorosi principi di sostenibilità e accompagnati da monitoraggi ambientali, faunistici e geomorfologici”. Della “rigorosa sostenibilità” della Snam ne sa qualcosa l’Orso bruno marsicano al quale è stato sottratto un’importante area  del corridoio faunistico che collega il Parco della Maiella con la Riserva di Monte Genzana.  E ne sanno qualcosa anche i 317 alberi di ulivo abbattuti illegalmente dalle motoseghe della Snam.

 p. Coordinamento Per il clima Fuori dal fossile  - Sulmona, Mario Pizzola