Abruzzo Elzeviri
25 Maggio 2025, 04:39
JACOB O/E WILHELM?... e Carluccio
Nino Chiocchi0
JACOB O/E WILHELM?... e Carluccio
Molti decenni fa un tizio, riferendosi a un capriccio climatico della transizione attuale, mi chiese se stesse per venire la fine del mondo, in verità anticipata secoli prima da Hobbes, quando scrisse che l’uomo sarebbe divenuto “lupo all’uomo”, e dai filosofemi di Nietzsche. Passò qualche secolo e la letteratura vaticinò il “collettivismo” delle fiabe, delle leggende e dei racconti.
I successivi movimenti rivoluzionari (“tempesta e impeto” in Germania, rivoluzione dei soviet in Russia, secondo decennio del secolo scorso, ecc.), tralasciando le guerre guerreggiate, turbarono gli animi nella società seminando discordie e malumori.
Cinquant’anni fa il presunto fenomeno catastrofico non si verificò con lo spappolamento del globo, bensì con un ribaltamento dei valori (spargendo odio del prossimo, disprezzo del lavoro, edonismo, egoismo, egocentrismo, ecc.) che avevano formato e permeato la nostra generazione.
Nel corso degli studi medi superiori ci si accorgeva delle lacune, molte ancora irrisolte, che non erano state avvertite nei corsi inferiori. Nel caso specifico si leggevano le fiabe dei fratelli Grimm senza cercare di scoprire quali fossero i nomi dei fratelli e quale fosse stato l’autore di questo o di quel brano; senza distinguere le fiabe dai racconti o dalle favole.
Teniamo presente che l’attività culturale dei fratelli (Jacob Ludwig Karl: Hanau-Assia, stato della Confederazione germanica,1785 – Berlino-Brandeburgo di Prussia,1863) e Wilhelm Karl Grimm (Hanau, 1786 – Berlino, 1859) spesso si sincronizzava con la loro ideologia, focalizzata a consegnare al loro popolo il ricco patrimonio di leggende e tradizioni nazionali da tramandare all’auspicato loro Paese unito. In altri termini i fratelli proiettarono la loro ideologia sui cocci della terracotta che voleva protagonista un bambino il quale sognava di rimettere al posto giusto i pezzi costitutivi di un contenitore che per loro avrebbe dovuto unificare lo Stato teutonico; il tutto avvolto nell’ideale romantico appesantito da un auspicio geopolitico. Si tenga conto che nel 1863, dopo la caduta di Napoleone (1815), si era formata la Confederazione germanica, che preludeva alla costituzione di uno stato unitario capace di sostituire l’oppressione straniera, in particolare quella francese.
Potremmo escludere che all’operazione letteraria, a quella specie di “opera omnia” o saga attribuita ai due fratelli, non abbia partecipato il più piccolo dei tre se non per aver lui disegnato la copertina del libro e forse per aver dato allo stesso il titolo, in cui avrebbe potuto creare lui un po’ di confusione intitolando “Fiabe” quella raccolta complessa che tiene insieme lavori di varia natura.
Siamo al secondo decennio dell’Ottocento; Jacob e Wilhelm, i primi due fratelli, erano ambedue cattedratici e più portati all’eloquio con persone mature; essi percorsero la loro nazione raccogliendo tradizioni orali e curiosità varie, quindi potremmo anche pensare ad un autore ignoto che ha narrato il racconto “La ciotola del nonno” e quindi tale autore sarebbe stato impersonato da uno dei due il quale ne avrebbe rielaborato e raffinato il portato tradizionale. Nel caso specifico del quadretto, mi si permetta di azzardare quanto segue: poiché Jacob era piuttosto riservato e taciturno, mentre Wilhelm aveva un carattere aperto, ritengo che (ma questo vale solo per me, non essendoci alcuna prova) lo scritto possa essere attribuito a Jacob. Riproduco qui di seguito la “fiaba” molto toccante, ridotta dal poeta “fanciullino” Giovanni Pascoli:
“LA CIOTOLA DEL NONNO”
C'era una volta un vecchio che non ci vedeva più, non ci sentiva più e le gin...occhia gli tremavano.
E quando era a tavola non poteva tener fermo il cucchiaio e faceva cadere la minestra sulla tovaglia, e qualche volta gliene scappava anche dalla bocca.
E la moglie del suo figliolo se n'era schifita; ed anche il suo figliolo.
... Sicchè alla fine non lo vollero più a tavola con loro.
Il povero vecchio doveva star seduto al canto del camino, e mangiava un poco di zuppa in una scodella di terracotta.
Un giorno, siccome le sue mani tremavano, tremavano, ecco la scodella gli cadde per terra e si ruppe in due o tre pezzi.
Allora sì che la nuora gliene disse!
E il povero vecchio non rispose nulla, e chinò il capo e sospirò.
Gli comprarono una ciotola di legno, e gli dissero: "Codesta non la romperete!".
Quella sera il suo figliolo e la nuora videro il loro bambino che giocava e raccattava i cocci della scodella.
- Che fai costì? - gli disse suo padre.
- Riappiccico la scodella per dar da mangiare a babbo e mamma, quando sarò grande.
E il babbo e la mamma si guardarono negli occhi, poi si misero a piangere, e ripresero il nonno a tavola con loro, e d'allora in poi lo trattarono bene.
(Fratelli Grimm - Riduzione di G. Pascoli)
Con la deriva (per noi Matusalemme è tale) che abbiamo preso il bimbo non troverà più il collante per unire i cocci a causa della carenza di quel collante (capricci, tragedie, dazi, …).
La narrazione ha una profonda morale racchiudente tutti i valori che hanno permeato le ultime generazioni.
Ritengo che il lettore non si stupirà se ho perso un po’ di tempo per rivivere il clima in cui maturò l’episodio e per dare allo stesso una cornice adeguata al quadretto.
Ed ora, abbandonati i toni patetici e romantici, tocchiamone uno suggestivo, perciò, chiusa la finestra della ciotola e del focolare per cui si potrebbe immaginare che l‘episodio del bambino fosse avvenuto in una serata autunnale, spostiamoci nel tempo e nello spazio e schiudiamo la finestra di un’altra stanza che si affaccia sul prato fiorito dell’ “intelligenza artificiale”, di cui si è parlato vagamente da qualche tempo e su cui si insiste piuttosto frequentemente. “L’intelligenza artificiale è una disciplina recente che negli anni ha fornito un importante contributo al progresso dell’intera informatica. Essa è stata inoltre influenzata da numerose discipline…
L'intelligenza artificiale, nel suo significato più ampio, è la capacità o il tentativo di un sistema artificiale (tipicamente un sistema informatico o un sistema di automazione) di simulare la forma di una generica intelligenza.” (Wikipedia)
“L’intelligenza artificiale è un settore scientifico che riguarda la creazione di computer e macchine in grado di ragionare, imparare e agire in un modo che normalmente richiede l’intelligenza umana o prevede l'analisi di dati la cui scala supera ciò che l'uomo è in grado di analizzare”. (Google)
Premetto che io non capisco niente di informatica, anche se i contenuti delle frasi virgolettate mi lasciano alquanto sbigottito e nello stesso tempo perplesso di fronte a una promessa scientifica veramente interessante: è un rompicapo in cui si alternano visioni di realtà scoperte e di realtà immaginabili e inimmaginabili. Se fosse ancora vivo Carluccio, un brav’uomo semianalfabeta che restaurava a Cocullo, ai tempi della seconda guerra mondiale, pentole e ciotole rotte costringendo i cocci a risistemarsi come i tasselli di un mosaico in un reticolo rigido a rombi stretti da fili di ferro filato, forse mi potrebbe spiegare i concetti appena riportati: comunque potrei dire che lui, pescinese marito della cocullese Pierina Biasetti, forse fu un precursore dell’intelligenza artificiale. Infine diciamo chiaramente che quella scienza mi affascina.
Dove vogliamo andare a finire? Vogliamo sperare che l’intelligenza artificiale si perfezioni nel senso positivo, cioè che eviti di occuparsi di conflitti, di egoismi e di tirannie; che arrivi a trovare il collante che appiccichi, non più nei sogni e negli auspici politici dei fratelli Grimm, ma i cocci della scodella del nonno e che unisca, ove possibile, in confederazione i continenti di questo pianeta. Se questo avvenisse, dovremmo definire superscienza l’intelligenza artificiale perché essa vanificherebbe l’impossibile superando tutti gli “ismi” (imperialismi, ideologismi, ecc.)…
Però… era la stagione calda. Carluccio, seduto sullo scalino appena fuori dell’ingresso, stava rattoppando del vasellame rotto. Pare che un coccio o un ferro messo male gli avesse procurato un piccolo taglio all’indice della mano sinistra; lui curò la ferita, da cui qualche goccia di sangue scese su un coccio e su un moccolo di cera, con la saliva scivolata lungo una fessura creando una specie di attaccatutto. Ecco, se l’intelligenza artificiale potesse inchiodare i continenti al posto giusto dimostrerebbe di essere un collante raffinato: poi i tecnici si fermino lì, non tentino ulteriori ricerche almeno nel campo bellico, capiscano che l’umanità non ne ha più bisogno e ormai non è più matura per tollerare.
Allora potremmo suggerire ai ristoratori del litorale adriatico centro-meridionale di servire i loro squisiti brodetti di mare in ciotole ornate dai reticoli inventati da Carluccio…