Il tessuto sbrindellato in sei puntate

IV puntata- La regolamentazione della moderna transumanza, interessante quasi tutta la penisola meridionale, dal Gran Sasso e dal Matese in giù, fu importata dalla Spagna per opera del re Alfonso I d’Aragona nel 1447 (“Prammatica della mena delle pecore in Puglia”). Alfonso il Magnanimo aveva aperto uno sprazzo di luce sull’umanesimo dei pastori; sì, l’umanesimo in senso stretto è un movimento culturale, ma in senso lato indica la dimensione in cui entrò l’umanità prendendo coscienza dei suoi diritti. La seguente pergamena di Ferdinando d’Avalos ne è una prova.
Nel 1392 Pietro II, il nonno di Pietro di cui ho parlato nella prima puntata, aveva cominciato a costruire il castello di Celano sulle sponde del lago e vicino ad una sconnessa direttrice che stava  diventando uno fra i più importanti tratturi dell’Italia centrale. L’economia cominciava a vivacizzarsi perché, parallelamente all’industria della lana e a quella edilizia (allora in verità questa spesso si esprimeva in manifestazioni di potenza e in ostentazione di magnificenza da parte dei nobili), si affiancava il piccolo commercio praticato su percorsi antichi che si andavano rianimando con la sempre meno sporadica frequentazione di viaggiatori i quali, non potendo praticare la transumanza, si erano dati a trafficare su tracciati a loro noti con poche chincaglierie incrementando un commercio antico e pericoloso nella solitudine dei boschi infestati dalle fiere, solitudine rotta di tanto in tanto dall’incontro con pastori e con il crescente numero di pellegrinaggi; ma anche di derelitti isolati ai quali la pietà religiosa e la solidarietà umana offrivano un ricovero negli “spitali” (strutture per l’ospizio e l’assistenza) che, specialmente quando avevano dimensioni notevoli o disponevano di spazi adeguati, finirono con l’ospitare occasionalmente anche i transumanti. In questo scenario compaiono Bartolomeo e Nicola, le cui avventure traspaiono dalla lettura della pergamena che segue[1]
 
1[FE]RDINANDUS Franciscus De AVALOS De AQUINO Marchio VAST…. iscariae, Princeps francauillae, Comesq. Loreti, Regius Colect.r Consiliarius, Cons.s regniq.huius Sicilie, Magnus Camerarius, Locum.s [et Pres.ns] R. Cam.ae Summ.ae. A tutti e Singoli, Officiali maggiori, et Minori tanto regii, come de Baroni, Dohanieri, arrendatori, Credenzieri, fundachieri Gabelloti, Piazzari, p[assaggi]=
2- ari, Pontieri, Datieri  Baglivi, Mastri Mercati di fiera, Mastri Giurati, et altri Essattori, Perc:i di qualsiuoglia Sorte di pagam.ti, vettuaglie seu vectigale et Scafantieri Luoghitenenti et Substituti et Ciascheduno di Essi Infra.tti et presertim alli Sindici, Eletti, Mastri Giurati, Camerlinghi, Affittatori di Gabelle et pa[ssi] et altri de[ritti]
3-Terre e Luoghi del p.sente Regno et Signanter hosteria del Cavaliero Carsoli, Cuoglia, tagliacozzo e tutte le Terre del Stato di Fosse, Scurgula, …, Paterno, Colli, Piscina, San Germano, Atino, Vicaluo, Sora, Balzorano, Peschio Canali, Capistrelle, et Castello di Sanguine, Pettorane, Nauelle, Santo Valentino […
4- P]osta, Borbone, Popoli, Tocco e Tutte altre Città, Terre e luoghi di tutte le Prov.e del p.sente Regno. In q.sta R.a Cam.a si è comparso p. parte de Giovanni Ant.o delli Sciotto, Bartolomeo Colucci e Nicola colucci e sone[2] della Terra di Cocullo pre. e figli, suoi Compagni e Garzoni dell’arte di bamacignari e me ha[ve fatte]
5- Intendere Come Sogliono andare In altre Città, Terre, Castelle, Ville, fiere, Mercati, Campi, Perdonanze et altri luoghi del p.sente Regno Comprando vendendo, et barattando pontilli, pezzilli d’oro, et arg.to buono et falzi, pezzilli de filo et lauori de filo e di tutte sorte de filo, bambace, e lauoro de bambaci, se[...
6- …l]auoro di Seta, francie, scuffie, toccati uolegere graniglie, seu rezziglie de filo d’arg.te, di Seta, d’oro, buono et falzo, reticelle, panni, tela di olanna, … olanna, orletto e tutte Sorte di Seta e tela, Strenghe, Coculli, Seta, lazzi de filo, bambace, lenze de panno, Velluto, de filetto di  Coculli di  Seta, Capisciola, zegarelle
7- […] o di seta, Con’oro, et arg. fino, et falzo torto e non torto di diuersi Colori e Maniere, touagliole di bambace, lauorate, et non lauorate, ferrandina tante di forme  q.nto d’ogni Maniera di Regno et extra Regno, coyrame, pelle, Concie, e non Concie, rete da Ucelli Seu bagnie di Seta Cruda e Senza Pezzilli similm.te
8-[…]ta Cruda, e tenta, nec non Ceraso perlinate argentate, et ogn’altra Sorte di Cuoncio p. uso, et accomodo di Donne, e lazzi, trene, passamani di Seta de… et arg.to falzo, e buono, e d’ogn’altra Maniera, Colore, Specchi, acora, Spingole, bertole, refene [g]rappiti de lana, e d’ogn’altra Sorte, cerettini de busse, de[…
9-… ]e di auolio, e di ogn’altra Sorte, Corde di Chitarra …… ogn’altra Cosa Mercantile, Scarpe di baccine e di cordouana, di Caprine et Montone ……pelle di uolpe de faine Melagne, Martole et ogni Sorte di pelame, Armacolli … Spallere, bardelle, forbice Cortelli, ponturali [p.] Montere [, Filetti o Filettati?…
10-…og]n’altra sorte di Cortellame, di taglio, pontuti et Spontuti e possa  portare Mazza ferrata, e non ferrata p. uso de Cane, barrette, et barrettoni, Cappelli, occhiali [    ], cristalli, scarpe e p[      ]…  grone de p[   ]na, zinseuaro, noce moscate, e tutte Sorte di spezie […
11-…]ambra, zimbetto, paternostri, Scioccagli, Cannacche, granatelle, anello di legno, d’osso, uetro, Smaltati, d’ottone di rama Sopra Indorato, d’oro et argente……….. quali trouano à uendere et à Conprare, barattare quali preinserte robbe, e Cose uts.a, e le portano dentro le Sporte, Sportoni, Sacchetti, Fascetti, e zaijni, e Sacchi […
12- … ]altro Modo Sopra lore persone, e trouandosi Stanchi per Strada pouero ammalato le possano portare Con Salme e che Voi Sopranominati Officiali Dohanieri arrend.ri Credenziari, passaggieri, piazzari, et Guardiani delle Dohane e passi, delle Città di Lecce, Gallipoli, Bari, Barletta, Monopoli, Brindisi, S.Agata, La Caua, [Catan=
13- ]zaro, Cusenza, Monte Leone, et Suoi distretti, Cotrone, Gaeta et suoi Distretti, Molfetta, Giovenezzo, lo Ponte de Ci.tate, La Polla, Euli, e Tutte l’altre Città e Terre del presente Regno Li è preteso, e pretende Constrengere à farli pagare Il Settimo, et uno Carlino p.onza, et altri pretensi pagam.ti et Indebiti deritti, tanto di […
14- …] ne, et Cinque per Cento quan[te] le noue Impositioni, imposte et imponente nelle gabelle, passi, et piazze, datij, Scafe, prouenti, Gabelle, Catapanie, Mahazzine, et altri Percettori? di pagam.to , ne Meno lo Molestarete, che possano quelle portare, né Si possane Molestare dopo che hanno consegnate le robbe quale venduti di giusta
15- […]a, non Siano obligati di ritornarle con misurare un altra volta, eccetto che In presenza di Officiale et queste per euitare alcuna fraude che Si può credere et …può loro danno e Contro la forma dell’ordini di q. R. Camera Che perciò né hanno fatta … di opportuna proui.ne Et volendomo debite prouedere Con la p.sente
16- […]iamo, ordinamo, et espressam.te Comandamo ancorche non possino prenarrati ut s.a a tutti, e singoli officiali del p.sente Regno tante Regie Come de Baroni dirne? ogni uolta? che accaderanno li sudetti Gio. Antonio delli Sciotto, Bartolomeo, Lonardo e Santo o Suoi Figli di Cocullo, suoi Compagni, et Garzoni dell’arte de lazz… [
17- …sin]gole di uendere, comprare, barattare, et passare p. q.que urbana Jurisdittione, et Luoghi Con le prenominate robbe Sopra loro p.sone, e spalle, q.elle vendendo, Comprando e barattando, et In ogn’altro Modo non trattenendoli, li debbiate trattare et fare passare, uendere, Comprare et barattare e dimorare Senza esserne tenuti
18- [..doman]dare Licenza alli Capi delle Città e Terre et altri Luoghi .., Mastri Giurati, Porto Lani, et altri officiali di tutte le Prou.e del p.sente Regno per Esse prenominate robbe a farli pagare Il deritto, e non farli pagare pagam.to alcune di gabelle, passi, Scafe, piazze, portulanie, Cortesie, terraggi, Mercati, Catapanie, Balie,
19- […], né altri qualsiuogliane Sorte di pagam.ti, vettigale e deritto, tanto Regij Come de Baroni, né meno li farete pagare p.sentata della p.tensa Patente, né sieno anco tenuti portarne fede quande Sono Cittadini e portandono anco pesi et misure aggiustate e zeccate dalla Regia Zecca di q.sta Città de Napoli
20- […] siane tenuti q.elli zecc[.]ri dà altri zeccatori de Bollare?, né p. d.a Causa non siano Molestati, e che Sotto pena Sub.tia~  non pretienine di nuovo zeccarli che Saria tanto quanto ad usurpare la giurisditt.ne reale mà uolendole riuedere nel med.o Luogho doue li Ba.on. predetti Si ritrouano, non si Molestino
21- […]dere q.lli, e si All’Espen. predetti occorresse passare p. le Massarie et altri luoghi bannite, ò altri luoghi riseruate, e non facendono danno, non Siano tenuti pagare Cosa alcuna di pena, ma facendono danno s’habbia dà a[pe]rezzare dà due p.sone esperte et non fidatte alli padroni Si paghi Il danno, et
22- […] pena non Si paghi cosa alcuna, e portandono d.e robbe In Salme, et Mostrandono di q.lle havere pagato il deritto delle regie Dohane, et fundaci, …. q.lle hanno Comprato p. fede di Responsale di Esse regie Dohane, Siano trattati franchi o …. deritti de piazza, fundaci, portulanie, balie, et altre Simili
23- […] atteso delle …. et  robbe delle quali Si portano Con Salme, tantum siane franchi di detti deritti, Mostrando però p. fede, ò responsale, … di q.lli hanno pagato detto deritto, piazze, fu.daci, e Dohane tante volte Cont… dalli Compratori tantum, et non dalli Venditori [……
24- ]ore habbia pagato le quali responsali, e fede Siano franchi S[o]lum p. quattro Mesi tantum dalla data di quella avanti et non per….; però portandoli In Collo Sopra loro Istesse Spalle e p.sone, Come Si è detto di sopra siano, trattati franchi di tutti [li
25- e] di tutti altri deritti, auertendono se questa non S’intenda Ammunità di Dogana Ordinandomo a Tutti, et singoli offitiali maggiori et Minori, tanto regij Come de Baroni, e Ciascheduno In loro Iurisdittione, che Cossi faccino [
26- ] che [….] ..ei Compari, officiali dict[i…] dire la Causa p.che non deueno pagare la … pena Con farli restituire tutto […] .atto […] e … […]
 
Vocabolarietto:
Qui riporto solo alcuni termini contenuti nel documento e che si riferiscono ai prodotti che i nostri commerciavano: “pannacciari”=venditori di panni; “toccati”=fasce o fili intrecciati; “rezziglie”=reticelle per i capelli delle ragazze; “bambace”=cotone di scarto; “bagnìa”=pania; “puntilli”= marchi, punzoni; “pezzilli”=merletti, trine; “acora”=aghi; “spingole”=spille; “bèrcole”=straccali, bretelle; “armacolli”=cinghie, gorgiere; “paternostri” e “grone”=rosari; “granatelle”=perline; “scioccagli”=orecchini; “cannacche”=collane… Alcuni di questi termini, chi più e chi meno alterati dalle dimensioni temporali e geografiche, sopravvivono in certi dialetti; altri – es. “banìa seu rete per ucelli” - sono svaniti con le abitudini scomparse).
                                                                                  
Nel tardo XV secolo i feudatari si ribellarono al re Ferrante (“congiura dei baroni), perché gli Aragonesi si erano mostrati insofferenti allo strapotere dei vassalli: in fondo il progetto del monarca era quello di snellire alcune procedure (esempio: la valorizzazione della pastorizia che non poteva non essere gradita a popolazioni abituate alla vita agropastorale; infatti questo che sembra un paradosso fu poi accettato). Quella operazione, però, era avversata dal Papa Innocenzo VIII il quale riprendeva dal tempo degli Angioini l’usanza di considerare suo feudo il Regno, per cui si riteneva necessaria l’autorizzazione pontificia circa gli infeudamenti. Quindi pure della Sicilia.  Uno dei feudatari più agitati fu Pietro de Guevara marchese del Vasto e conte di Ariano, che aveva sposato Isotta Ginevra, figlia di Pirro del Balzo (oltre ad avere altri titoli nobiliari questi era gran connestabile del regno di Napoli, prima fervente sostenitore dell’Aragonese re Ferrante, poi divenuto suo nemico), che potrebbe essere stato per un certo periodo uno dei protagonisti del feudo di Cocullo (vicino a Sulmona, già sede di una famiglia del Balzo).
Apprendo da google: “La famiglia del Pezzo è originaria del salernitano e si stabilisce a Napoli nella metà del 1500, ramificandosi dapprima in Abruzzo e poi nel Casertano e nella provincia di Napoli nei secoli successivi. …La famiglia del Pezzo fu vicina ai duchi di Amalfi di cui godette del patriziato e di grande nobiltà nella città di Salerno ove era ascritta ai seggi di Campo e Porta Rotese. Baroni di San Mango Cilento dal 1520 e Signori di diverse terre in Cilento ed Abruzzo….La famiglia del Pezzo si imparentò con importanti famiglie del tempo come i Piccolomini, i Carafa, i Caracciolo, i de Luna d'Aragona, i D'Afflitto, i Paternò. Patrizi salernitani, Patrizi napoletani…. e Signori di diversi feudi in Abruzzo, Cilento e Casertano… Pirro del Pezzo fu un importante uomo di cultura  nella Repubblica di Amalfi, divenne pedagogo di Alfonso II Piccolomini duca di Amalfi… Instaurò ottimi rapporti  con la corte napoletana e divenne consigliere dell’imperatore Carlo d’Asburgo (Carlo V)… Nel 1593 Cesare del Pezzo fu nominato Vescovo di Valva e Sulmona da papa Clemente VIII, le sue spoglie sono sepolte nella cripta della cattedrale di San Panfilo in Sulmona”.  (v. terza puntata, contratto stipulato tra Alfonso Piccolomini e Pirro del Pezzo).
E questo, oltre al via-vai, alla giostra, dei feudi che i signorotti si scambiavano per esercitare il fasto, lo “struscio”: i piccoli territori riflettevano la confusione del reame[3].
Insomma l’orientamento aragonese, malgrado le vicissitudini e le contrarietà, già aveva cambiato l’assetto politico ed economico della società meridionale. Anche dal punto di vista religioso ci si era avvicinati ai Colonna, i quali, forse richiamando alla memoria i cardinali Colonna del manifesto omonimo (fine 1200) in cui chiedevano l’incriminazione di Bonifacio VIII, si riaccostarono ai guelfi in virtù dell’influenza dello stato confessionale; guelfi sì, ma sostenitori di un progetto modernizzatore che lasciava prevedere l’esigenza di una riforma religiosa.

NOTE
[1] I brani e le parole tagliati o totalmente abrasi sono racchiusi in parentesi quadre; quelli invece poco leggibili sono scritti in corsivo.
[2] Sembra che l’estensore in un primo tempo abbia scritto “persone” e poi vi abbia sovrapposto “e sone”.
[3] Il duca Alfonso II Piccolomini duca di Amalfi fu uno dei maggiori dilapidatori, lasciate a Nisida le sirene, del patrimonio del casato: un esempio lo dimostra l’affitto della romana Farnesina per ostentare il suo fasto.
Il pasticcio (“Ricompra….) risulta dalla pergamena datata 18 marzo 1551, mentre in data 24 marzo dello stesso anno il duca fu costretto (?) ad emanarne un’altra confermata successivamente dalla nipote Costanza ultima contessa di Celano della linea di Antonio Piccolomini nell’anno 1571, il giorno 7 aprile, come conferma il  suo Procuratore Aurelio Leodoro e controfirmato da Simone Guy della Curia Romana (N.B.- Ovviamente il contratto di vendita era stato stipulato otto anni prima che lo stesso duca morisse – 1559 – e undici anni dopo che lo stesso era morto: qui il “pasticcio” si diluisce nell’attenzione di Costanza negli affari di famiglia). In questo atto Alfonso dichiarava che non avrebbe mai alienato il feudo di Cocullo. Il duca nell’atto del 18 marzo 1551 scrive: “Poiché secondo quanto le infrascritte parti hanno asserito in altro momento l’Illustrissimo Signor Alfonso Piccolomini di Aragona, duca di Amalfi, ha venduto e ceduto il castello di Cocullo, della diocesi di Valva, che allora possedeva, al Magnifico Signor Pirro del Pezzo di Napoli al prezzo e al valore nominale di mille e duecento scudi …; l’università e gli uomini di detto castello … hanno proposto di riscattare e rilevare il predetto castello… con i loro propri denari, dallo stesso signor Pirro e  restituire lo stesso castello… e  le sue pertinenze allo stesso Illustrissimo Signor Duca…”
Inoltre nell’atto del 24 marzo non è mai nominato l’ex acquirente del Pezzo.