Interventi
18 Dicembre 2025
SULL’ORSO BRUNO MARSICANO
Franco Zunino, Segretario AIW
La popolazione dell’Orso marsicano è da sempre a grave rischio di estinzione, oggi forse più di ieri. Eppure anziché vedere tecnici ed autorità e mondo scientifico adoperarsi per capirne le ragioni e per studiare le strategie di intervento per salvarla, è quasi incredibile dover notare come ci si trastulli sempre con studi e ricerche, magari anche altamente scientifiche biologicamente parlando, ma perlopiù senza alcun fine sul piano pratico! L’ultimo caso, che si può benissimo, forse più di altri precedenti, definirsi di scoperta dell’acqua calda, ha, come al solito, riempito le pagine dei giornali e i programmi radiotelevisivi, per non dire dei liberi media online: l’Università di Ferrare, attraverso analisi genetiche avrebbe stabilito che il carattere timido e poco aggressivo di questa popolazione di orsi lo si deve al suo DNA evolutosi nel tempo (ma dove sono stati presi i campioni di DNA risalenti ai primi del secolo scorso, per poter fare delle equiparazioni ed avere dei riscontri?) in conseguenza alla vicinanza dell’uomo. In pratica, avrebbero scoperto una distinzione ben specifica e scientificamente provata di una diversità genetica, comprese le minori dimensioni, degli individui che formano la popolazione. Ecco, tutto questo è in realtà una specie di scoperta dell’acqua calda fatta elaborando dati genetici, perché in realtà sia dal 1921 che Giuseppe Altobello aveva già stabilito questa diversità sulla base di aspetti fenotipici che ora sembrano quasi non avere importanza per i nuovi studiosi da tavolino e biogenetica, ma per la scoperta dei quali va fatto tanto di cappello all’Altobello per la sua intuizione. Quindi, nulla di nuovo; solo una maggiore e forse più definitiva conferma di una scoperta vecchia di 100 anni. Una conferma ed un merito che sarebbe dovuta andare, almeno con una citazione, all’Altobello e non già alla sola Università di Ferrara (e mi auguro che almeno nello studio ufficiale ciò ci sia scritto). E poi, l’altra scoperta, che fa il paio con questa: l’orso marsicano ha assunto un carattere più timido per la suddetta stessa ragione. Falso anche questo, o almeno mistificatorio. È infatti da sempre notorio nel mondo intero come le popolazioni di animali meridionali abbiano taglie minori e caratteri meno aggressivi di quelli appartenenti alle popolazioni nordiche (almeno quando si parla specie dell’emisfero settentrionale), uomo compreso. Non per nulla, se è vero, come è vero, che l’orso marsicano ha un carattere più timido e meno aggressivo e anche meno timoroso verso l’uomo, è vero anche che lo stesso può e deve dirsi certamente del Camoscio d’Abruzzo, forse della Volpe e anche del lupo. Questa constatazione fu la prima cosa del carattere comportamentale di questi animali, che il sottoscritto, primo studioso sul campo dell’orso marsicani nei primi anni ’70 del secolo scorso, constatò (alla Altobello!), sia per l’Orso marsicano sia per il Camoscio d’Abruzzo.
Ma tutto questo non giustifica, come invece sembra fare l’attuale ricerca a tavolino dell’Università di Ferrara, la recente frequentazione dei paesi da parte dell’orso marsicano e il loro stesso sbandamento o “allargamento” dell’areale come altri lo vogliono definire, perché se questo comportamento fosse stato tale da sempre (si parla di DNA, non di comportamento etologico, più incline a subire cambiamenti e adattamenti in minor tempo), allora perché gli studiosi non hanno spiegato come mai tale forma di “addomesticamento” non ci fu nella prima e gran parte della seconda metà del secolo scorso, visto che solo ora gli orsi stanno frequentato vie e piazze di paesi, e non già - mai! - a quelle epoche? In realtà la ragione è molto semplice, e non smentisce neppure gli studiosi di Ferrara, colpevoli solo di quasi baloccarsi a tavolino ma senza sapere nulla o molto poco della vita reale di questi animali, e di oggi e di ieri: l’orso marsicano è da tempo che ha compreso che è l’uomo agricoltore e pastore a rifornirgli quelle cibarie di cui va e andava alla ricerca nei pascoli e nelle aree agricole di fondovalle, e, quindi, non trovandole più o quasi più, ovvio che sia sceso ad “elemosinarle” nelle strade e piazze dei paesi! Altro che spinto da geni e genoma! Una prova indiretta che lo studio avrebbe potuto evidenziare, se gli studiosi oltre che esperti di biogenetica fossero anche esperti di eco-etologia sul campo.
Ma una prova che, se enunciata, avrebbe messo in difficoltà l’intera gestione, e della specie orso marsicano e del Parco Nazionale inteso come suo areale di vita (cosa che forse spiega la ragione del mancato enunciamento!). Comunque, uno studio e ricerca importante, questo dell’Università di Ferrara. Ma solo se adattato alla realtà di oggi, a quella di ieri, e dell’altro ieri, e inserita in un’analisi critica delle gestione della specie, che invece non c’è stata: solo un mero dato scientifico che prova tre cose, come si è già detto, da tempo scoperte e sapute: le popolazioni animali meridionali sono formate da individui più piccoli e più miti e meno paurosi dell’uomo; la popolazione dell’orso marsicano può quindi con tutti i crismi della scienza attuale definirsi sottospecie come già aveva indicato l’esimio Altobello; l’alimentazione di questa popolazione è stata ed è strettamente legata alla produzione agricola e zootecnica umana che ne ha condizionato anche il comportamento attuale (e diviene spiegazione scientifica degli attuali negativi aspetti definiti “problematici”). Tutto qua, semplice, semplice!... Ma un poco meno mistificatorio! E forse un poco meno “liberatorio” per le responsabilità delle autorità che dell’animale gestiscono oggi la sua sopravvivevanza!

