LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

La divisione delle carriere non risolve tutti i problemi

Se, a distanza di anni, vengono riaperte delle indagini per nuove evidenze, significa che i motivi delle sentenze non erano granitici. Perché, quando si decide della sorte delle persone, occorre sempre utilizzare la massima di un giudice rigoroso Stefano Vitelli: . Non è filosofia, ma applicazione rigorosa del pensiero scientifico. Troppi giudici, invece, sembrano fare l’inverso: si focalizzano su un target e, facendo svolgere indagini anche molto costose e complesse, si prefiggono lo scopo di trovare la prova della colpevolezza, ribaltando il principio giuridico dell’innocenza fino a prova contraria. 
E non risolve la divisione delle carriere tutto questo. Così come non risolve la responsabilità civile dei giudici, che tanto troveranno sempre un modo per renderla priva di effetti concreti. Per ridurre l’abuso politico della giustizia, occorrerebbe inibire fin da subito l’eleggibilità politica a vita dei magistrati. Ritengo che non potrebbero sindacare su tale provvedimento giuridico perché non farebbe altro che aumentare l’indipendenza e l’autorevolezza. Ed, in nome di tali principi, i nuovi magistrati dovranno scegliere se essere un pubblico ministero o un giudice mentre quelli già in funzione lo potranno decidere su base volontaria; non sono eterni neanche loro.