Parliamo di cose concrete

MARSILIO E VERI’ VANNO A CACCIA DI SOLDI CHE NESSUNO SARA’ DISPOSTO A DARE

LUCA TIRABASSI TORNA A FARE IL SINDACO

Fino a qualche settimana fa si diceva che sarebbero bastati 80/90 milioni per ripianare i debiti della sanità abruzzese; e nessuno ci credeva. 
Ora, da alcune indiscrezioni, già sembra che ce ne vorrebbero più di 100 (110/120); e la notizia incomincia ad essere un po’ credibile.
Ma la cosa “strana” è che “un piano di rientro” (da lacrime e sangue: -2% per tutte le spese ed investimenti non superiori a 10 milioni di €., per tutti, per ciascuna ASL) Marsilio e Verì non soltanto lo hanno fatto davvero, ma i direttori generali delle 4 ASL, da tempo (perlomeno da luglio scorso) lo conoscono ma non sanno come attuarlo…perché troppo oneroso! E loro (Marsilio e Verì) ne sono consapevoli. 
Ecco perché sono partiti all’attacco del Governo per tentare di ottenere un incremento di finanziamento (sia per 2024 che per il 2025, raccogliendo il consenso di sei regioni che lamentano i medesimi problemi nostri, in fatto di orografia del territorio e che vogliono anche loro un aumento del budget, perché non ce la farebbero! ...). Ma il Governo, fino al momento, non risponde (non può, non vuole…) insomma non è in condizione di garantire.
I primi incontri “romani”, infatti si sono conclusi con il proverbiale “buco nell’acqua”. 
Si riparte oggi (2 ottobre). Di scena ci saranno direttamente i presidenti delle regioni ed il ministro. (Tra l’altro, sinceramente molti si chiedono: se abbiamo bisogno di più finanziamenti, perché “si” ostinano, nelle periodiche interviste sulla “stampa locale”, a dire che tutto è ok. che il servizio sanitario abruzzese è un “fiore all’occhiello” che va preso come modello da imitare…Perché tanta ingiustificata presunzione. Possibile che non percepiscano la contraddizione?!).
La verità è che sui “bisogni” di maggiori entrate, del “nostro” servizio sanitario regionale, addirittura forse non sono in grado nemmeno di stabilire di quanto “abbiamo” davvero bisogno. 
E questo perché nessuno più li segue: né a livello di funzionari degli uffici centrali, a Pescara e/o a L’Aquila (funzionari dirigenti che “scaricano”, quando e se non sono d’accordo con loro, che rivendicano, giustamente, la direzione di indirizzo politico del comparto), né a livello delle direzioni generali delle ASL alle quali chiedono di spendere meno, senza essere minimamente ascoltati. 
E il tutto perché i problemi che abbiamo sono più organizzativi e gestionali che meramente finanziari.
E questo, forse lo hanno capito anche al Ministero; ove ancora attendono gli adempimenti attuativi richiesti per il ritiro (l’annullamento) della “deroga” riservatasi con l’autorizzazione al piano ospedaliero regionale che per la verità non avrebbe potuto essere approvato, come fu, se non “a condizioni” dettate in ordine alla individuazione della localizzazione del DEA di II° livello per il territorio regionale e la valutazione dell’efficienza di Ostetricia a Sulmona per il riconoscimento del presidio di I° livello.
 La verità è che “loro” sono fatti così. Tirano avanti, ad onta di quella che è la realtà vera delle cose. 
Cercano di manipolarla e di “interpretarla” (ad usum delphini”) come più piace e conviene; e quando nasce un contrasto con l’interlocutore di turno tentano di addebitare il tutto ad un pregiudizio di fronte al quale “mostrano i muscoli” nel tentativo di imporre la logica della forza. Qualche volta cercano anche di trovare il modo di cambiare le regole, dichiarandolo esplicitamente, ovvero senza nemmeno dirlo, utilizzando la distrazione, l’approssimazione e il pressapochismo, ovvero le divisioni interne a chi è all’opposizione.
 Stanno chiedendo, oggi, un aumento del 5% della quota del fondo nazionale relativa all’anno scorso e a quello in corso. Ma non si sono preoccupati di “tutelarsi” nel momento in cui si è affrontato il problema del riparto dei fondi provenienti dal Pnrr e finalizzati a rendere più efficace ed efficiente i servizi sanitari, sui territori disagiati (tipo i nostri).
Il problema è che la realtà italiana non si governa se non con una “visione” d’insieme, anzi, più il modo di governo è rapsodico, peggiore è la possibilità di controllo.
 
Guardate a quello che sta accadendo a Sulmona. Hanno voluto affidarsi alla forza elettorale dei “civici” per avere la certezza di vincere al primo turno. E questo è accaduto, ma a che prezzo?
Hanno voluto utilizzare l’immagine di un professionista serio, privo, però, di esperienza politica sperimentata; soprattutto hanno scelto l’immagine di un sant’uomo credibile nel proprio ambito professionale e autorevole rispetto ad uno dei problemi della zona, quello di vedersi confermare l’amministrazione della giustizia nella città d’Ovidio. Tirabassi era il presidente in carica dell’ordine degli avvocati del Tribunale; chi meglio di lui avrebbe potuto e dovuto interpretare la funzione trainante, rispetto all’obiettivo tanto agognato ed atteso dal Foro cittadino e comprensoriale(!?).
Ora, in parte ingabbiati dal sistema elettorale, debbono, come coalizione, trovare un accordo (tutto da individuare) su chi sarà il Vice-Sindaco che porterà avanti l’amministrazione quotidiana, fatta di questioni piccole e grandi per le quali occorre una visione ed una linea d’indirizzo evidentemente mai pensata e comunque assente o insufficiente, se è vero che sulla gestione del COGESA già si rischia una clamorosa spaccatura. (Ma attenti perché forse la settimana prossima Luca Tirabassi, ristabilito in salute, tornerà in carica ed incomincia il ruolo che i cittadini gli hanno affidato. Vedremo).
 Ma i problemi da dove nascono? Qualcuno dice: dalla incapacità di Marsilio e Verì di essere leali, con sé stessi, prima ancora che con gli altri.
In queste ultime ore, per esempio, Verì, sventola la bandiera della vittoria: rivendica un disavanzo di 10 milioni sulla ASL L’Aquila-Castel di Sangro-Sulmona, dicendo che così si dimostra di aver avuto l’intuito per scelte giuste. Festeggia, l’Assessora, ma non dice perché. Allora proviamo noi a spiegare le cose come stanno.
A metà luglio, circa, all’indomani di un primo tavolo di monitoraggio romano sulla gestione regionale del comparto, dall’assessorato abruzzese giunse ai direttori generali delle Asl una direttiva che imponeva una stretta, sulle spese: -2% del consolidato, con eventuale decurtazione di posti-letto e restrizioni sulle spese ordinarie, a partire dalla farmaceutica. 
A Sulmona immediatamente i posti letto di rianimazione, dopo il COVID mai più tornati alle assegnazioni ordinarie, tra Rianimazione e UTIC, in rianimazione in particolare, furono decurtati, con un taglio di due, su sei funzionanti. Ecco in parte già in qualche modo spiegato l’accantonamento di parte dei dieci milioni di risparmio che, da luglio ad oggi si contabilizzano. E la verità appartiene di più ad una scelta organizzativa che di scelta gestionale, dal momento che essendo pressoché assente una significativa attività chirurgica, al S.S. Annunziata, il numero dei posti letto disponibili sono più una zavorra di spesa che un servizio produttivo. 
Mi sbaglierò, ma personalmente ho questa sensazione, secondo i parametri di gestione in atto in questo nostro territorio. E da luglio ad oggi, comunque, per stabilire se il disavanzo nasce dalla politica gestionale ovvero dalla semplice e secca diminuzione dei servizi, forse varrebbe la pena di esaminare gli effetti della “mobilità passiva”, appunto, da luglio ad oggi, sia nei trattamenti chirurgici, che nelle attività laboratoriali (a vantaggio, evidentemente, dei laboratori in convenzione).
 
Insomma, signori, “avete bisogno di veder crescere la quota annuale di assegnazione del fondo sanitario nazionale” ma non riuscite nemmeno ad essere credibili e/o convincenti nei confronti di un Governo politicamente “amico”, più che disponibile, c’è da pensare, nel volervi dare una mano. 
Ma non sapete nemmeno cosa e come chiederlo. Non c’è altro da dire.