Oggi si ricorda l'eccidio di Limmari del 21 novembre 1943
Trucidate 128 persone di cui 60 donne, 34 bambini e molti anziani

A seguito del cannoneggiamento tra i due eserciti lungo la linea difensiva Gustav, avvenuti nella notte tra il 19 e il 20 novembre, i Tedeschi decisero di fare terra bruciata .
Pietransieri fu completamente distrutto insieme a Roccaraso, Rivisondoli, Castel Di Sangro, Ateleta. Gli abitanti vennero fatti sfollare.
Non tutti fuggirono. Circa 300 persone si rifugiarono nei casolari della zona. Non avevano evidentemente capito la gravità della situazione e tutti le morti avvenute fino al 20 novembre non erano bastate a far abbandonare quei luoghi.
La mattina del 21 novembre, verso le 8:00, un manipolo di soli 7 soldati tedeschi giunse al borgo dei Limmari e si divisero prendendo direzioni differenti: due di essi si recarono al casolare D'Aloisio, altri due al casolare Macerelli e ancora due al casolare Di Virgilio. Del settimo soldato non si sa molto, forse un porta mine o forse il tenente stesso.
Il loro compito era uno solo: sgomberare l'intera area a tutti i costi, vista l'imminente minaccia britannica. In che modo? Arrivando alle prime masserie, uccidendo una parte dei rifugiati, siano essi uomini, donne o bambini, e metterne in fuga gli altri: un messaggio chiaro e univoco.
Il casolare D'Aloisio
I soldati si avviano verso le rispettive destinazioni ma c'è un soldato buono che arriva prima di loro e avvisa dell'imminente tragedia, nel tentativo di far salvare almeno i giovani e i bambini.
Il casolare D'Aloisio è diviso in due unità abitative; una ospita 14 persone e l'altra 8 persone. Dopo il messaggio del giovane soldato, la maggior parte di essi si dà alla fuga, ad eccezione di 6 persone, i più anziani. Il soldato raggiunge le altre masserie e altri 17 fuggono, prendendo vie diverse. Chi ha scelto la via del fiume purtroppo non si salverà.
E il manipolo arriva. Un uomo è fuori casa, 5 donne sono dentro. L'uovo viene freddato fuori, poi i soldati entrano e mitragliano le donne.
Il casolare Macerelli
Nel Casolare Macerelli ci sono 33 persone rifugiate. Il "soldato buono" arriva anche qui ad avvertire che stanno per arrivare i suoi commilitoni per uccidere tutti.
Il Macerelli è il casale che ospita il forno, l'unico della zona, che pochi giorni prima era stato minato. Insieme al forno, una parte della masseria è saltata in aria e i rifugiati avevano già trascorso le notti seguenti tra freddo e pioggia. Dei rifugiati, 18 si danno alla fuga dopo essere stati avvertiti dallo stesso soldato che nel frattempo è riuscito ad arrivare anche in questo casolare, anticipando gli altri commilitoni. Coloro che non fuggono, 15 tra uomini, donne e bambini, vengono intercettati dai soldati tedeschi, radunati fuori dal casale e giustiziati con i mitragliatori. La masseria viene quindi minata e fatta saltare in aria.
Il casolare Di Virgilio
Due dei soldati incaricati di fare terra bruciata giungono, con passo lento, al casolare Di Virgilio. Quel soldato non arriva ad avvertire gli abitanti ma, al suo posto, giungono i fuggitivi degli altri casolari. Il numero degli occupanti aumenta a dismisura, arrivando a circa 80 persone. Del totale, 35 persone rimangono nella struttura, mentre gli altri decidono di darsi alla fuga.
I soldati giungono, radunano tutti i presenti nello stanzone a pianterreno e fanno fuoco. 35 morti si aggiungono alle 15 vittime del casolare Macerelli e alle 6 del casolare D'Aloisio:
Il casolare D'Amico
Qui ci sono circa 60 persone rifugiate. Si racconta, con disordine e terrore, quello che è appena avvenuto negli altri casolari, fino a quando i tedeschi arrivano. La prima persona che incontrano fuori è una delle sorelle di Virginia Macerelli; le ordinano di accendere un fuoco. La donna chiede di occuparsene a sua nonna, Laura Calabrese, di 76 anni, che si allontana in cerca di legna. Questa sarà la sua salvezza perché la ricerca della legna la porterà fuori dall'orbita dei tedeschi, presi da altre faccende.
I soldati nascondono un fucile mitragliatore dietro una siepe, quindi fanno uscire tutti all'esterno del casolare per una "perquisizione" e radunano vicino ad un albero quelle che sono già fuori. Nel momento in cui i rifugiati si apprestano a uscire dal casolare, vengono colpiti da una raffica di pallottole. Perdono la vita 53 persone.
Da questo eccidio emergono soli 2 superstiti: la piccola Virginia Macerelli e Flavio, un bimbo suo coetaneo. Virginia si salva perché protetta dal corpo della madre durante il mitragliamento. Colpita alle braccia e a una gamba, deve la sua vita al corpo della madre che le fa da scudo. Nonostante la sofferenza, ha la freddezza di non farsi notare dai soldati, soprattutto nel momento in cui uno di questi, forse lo stesso tenente, decide di freddare coloro che sono ancora agonizzanti a terra, con un colpo alla fronte o alla nuca.
I tedeschi decidono di cancellare ogni traccia e danno fuoco alla masseria. Virginia verrà salvata da sua nonna, il giorno seguente; il piccolo Flavio invece, dimenticato, morirà di lì a poco.
Le altre masserie, la Grilli e quella delle Donne, non vengono toccate, sostanzialmente per due motivi: i tedeschi avevano ormai raggiunto il loro scopo, tutti questi morti hanno certamente convinto i Pietransieresi a fuggire definitivamente dai loro nascondigli e lasciare sgombera la zona. Inoltre, gli altri casolari erano sotto la giurisdizione di un altro reggimento di paracadutisti. Ai rifugiati di quelle masserie non accade nulla.
Nel pomeriggio del 21 novembre inizia a scendere una pioggia fitta e sottile, il freddo si fa più intenso. Dai boschi arrivano padri, mariti, fratelli, che si trovano davanti alla tragedia consumatasi poco prima. La notizia e la disperazione si diffondono di masseria in masseria e, la sera stessa, si decide inevitabilmente di darsi alla fuga e attraversare il Fiume Sangro.