Parliamo di cose concrete

QUANDO I NODI ARRIVANO AL PETTINE

Penso che si possa condividere il richiamo all’antico adagio. Nasce da una sintesi, certamente personale ma ragionata, di quello che è accaduto in questo inizio di autunno che (per i più anziani) ci conduce (mestamente) a “capetiempe”, l’antico Capodanno abruzzese, che ci è tanto caro, anche per il ricordo incancellabile di Vittorio Monaco, un caro amico, un collega che ne valorizzò e divulgò le “storie”, in alternativa al più moderno “Halloween”, che sinceramente non può appartenerci, come origine culturale; anche se diffusissimo tra i ragazzi.
Insomma è stato triste, quest’ottobre, per noi, per l’Abruzzo e per l’Italia. Ma auguriamoci che da oggi ci sia una svolta!
Diciamocelo con molta franchezza i (numerosi) “patratac” del Governo ci pesano tutti, li risentiamo in negativo e abbiamo il dovere (e l’interesse) per individuare rimedi e limitarne i danni. Quali sono i “patatrac”? Elenchiamoli, velocemente: i reclamizzati aumenti delle pensioni minime (di 3€, da non crederci); l’assenza di stanziamenti adeguati per una sanità di prossimità che, oramai s’è capito, non credo che vedremo; i fallimenti nella politica estera, sulle imposizioni “salviniane”, esclusivamente o quasi limitata ad occuparsi di emigrazioni, tra nord-Africa, Mediterraneo e l’Italia, come terra di momentaneo approdo; la netta flessione, nel primo semestre dell’anno, del credito alle imprese; i complotti, più o meno veri; le spiate sul web e la ripetuta “vulnerabilità” dei sistemi informatici; le difficoltà della produzione industriale nazionale, soprattutto nel settore dell’automobile (l’unica che sostanzialmente ci resta, messa in crisi dalle scelte di fonti energetiche alternative e non inquinanti)…Aggiungerei anche il 14% di Fratelli d’Italia, a fronte del 28% (circa) del PD in Liguria. …
E ci fermiamo qui, per non infierire. Ma noi, che abbiamo più bisogni di altri in questo Paese di un governo che affronti con decisione e chiarezza i problemi che si aggravano, noi, che non riusciamo a trovare le risposte attese ai nostri bisogni, noi dobbiamo spingere il Governo regionale a pretendere i cambiamenti. E non ci interessa, quindi, la piega del “pettegolezzo” interno alla maggioranza, ai personalismi che sembrano sempre più strumenti di distrazioni di massa rispetto alla realtà che emerge dalle cronache quotidiane che invece evidenzia le difficoltà della gestione ordinaria (figuriamoci di quella straordinaria) dell’inquilina di Palazzo Chigi.

Forse le uniche, poche, note positive, sulle quali riflettere, in questo scorcio di primo autunno, le raccogliamo proprio dalle vicende culturali locali, perché al momento la gestione della “cultura” a livello nazionale, onestamente, è squallida, deprimente e insignificante. Queste cose buone che vogliamo attenzionare investono la vita collettiva e pubblica, ma anche alcune vicende che riguardano la storia privata di alcuni conterranei che si impongono, per il proprio ruolo, in settori nei quali, col tempo, ancorché giovanissimi, si stanno affermando: parlo di Patrizio Maria D’Artista, ragazzo che ho visto crescere nella scuola media Ovidio di Sulmona e che da competente ed appassionato musicista, ha messo a servizio della collettività sulmonese, gratuitamente, tutte le sue competenze culturali, come fattore e gestore delle risorse  infrastrutturali che fanno spettacolo nella città d’Ovidio e che oggi ricava riconoscimenti ed incarichi professionali anche dalla Marsica. Così lui cresce, ma cresce anche la comunità nella quale è nato, dalla quale proviene.
Infatti l’utilizzazione appropriata delle infrastrutture per lo spettacolo è motivo di crescita e di ricchezza sempre e dovunque (e non da oggi). Un esempio da seguire, quindi; un esempio per tanti; un ragazzo che dà un calcio alle ragioni dello scoramento che caratterizzerebbero molti suoi coetanei e che sembrano indicare una via di riscatto da seguire; altro che stress, depressione, voglia di andarsene, di scappare, comportamenti aggressivi, propensione alla rissa, “coltelli in tasca” quando si esce di casa con gli amici e quant’altro di negativo che in queste settimane abbiamo letto dalle cronache locali del nostro Abruzzo.
Un esempio, D’Artista, sul modo giusto di reagire alla condizione di dimenticanza e di abbandono che ci avvilisce e deprime tutti, perché delle nostre condizioni critiche oramai tutto il Paese ha consapevolezza, ma le soluzioni attese, ripeto, non si vedono.

Il panorama offerto dalle infrastrutture per la formazione è carente, inadeguato e polverizzato: latitano ancora le infrastrutture e le proposte di innovazione del Ministro Valditara proprio non convincono, né docenti, né ragazzi. Di qui l’inefficacia e una approssimativa affidabilità. La lentezza per la definitiva ristrutturazione degli edifici scolastici è diventata insopportabile ed un plauso va all’Assessore Carlo Ciufelli che senza troppi fragori, utilizzando una risorsa culturale che ci appartiene, l’azione spontanea e disinteressata di chi ha caro il bene pubblico, da quando è salito a Palazzo San Francesco preme perché un grosso simbolo della città d’Ovidio riapra i battenti e torni ad esistere come fatto pregnante di ciò che ci appartiene, come storia cittadina e comprensoriale.

Intanto, la tutela della salute, personale e collettiva, ce la dobbiamo garantire altrove, lontani da qui. E da subito, anche da appena nati, perché anche l’assistenza pediatrica sta diventando un problema. Altro che “punto nascite”, altro che “sperimentazione” per l’accredito del ruolo di primo livello al nosocomio dell’Annunziata. (Ora, avviati, finalmente, i lavori di rifunzionalizzazione dell’ex “ala-Bolino” all’Ospedale dell’Annunziata penso che si dovrà soltanto attendere la pista per l’atterraggio ed il decollo degli elicotteri, l’unica infrastruttura che già nel 2017 era ritenuta indispensabile per decretare la chiusura di un “punto nascite” praticamente al di fuori della logica ottusamente economicistica della gestione del Servizio sanitario nazionale; un’infrastruttura che senza fronzoli o infingimenti, preleva chi ha bisogno e lo porta altrove a curarsi…Questa era la prospettiva, sette anni fa, e questa sembra la fine vera della storia di un’assistenza sanitaria che, da queste parti continua ad essere affidata ad un personale quantitativamente inadeguato sia fuori che dentro l’ospedale, un servizio che sostanzialmente non è di prossimità ai cittadini, stimato come inaffidabile se ha un senso la corsa a farsi curare fuori regione con tutto quello che la scelta significa per l’equilibrio della spesa).
Viene da chiedersi se la presente classe dirigente, politica e gestionale, sia incapace di comprendere ovvero è costretta a far finta di non capire…Giorni fa Michele Fina, facendo il controcanto alla celebrazione dei primi di due anni di Governo Meloni, a Palazzo Madama ha parlato di questo ed altro. Partendo dalla situazione delle scuole della provincia. Grazie.

La tutela del patrimonio culturale, faunistico e paesaggistico che è la ragione primaria della fonte vera di minima ricchezza che possediamo, il movimento turistico, oggi, di fronte al rinnovo degli organi direzionali del Parco Nazionale va attenzionata e “chiarita”, perché sono impensabili altri cinque anni di “querelle” tra la direzione di questa fondamentale infrastruttura e gli interessi veri delle popolazioni che nel Parco vivono e operano…La convivenza, funzionale allo sviluppo, tra uomo e ambiente, protetto! Non ci vuole molto. Occorre volontà politica, scelte vere, soluzioni (condivise) e non…ipotesi di mattanze o disquisizioni teoriche su come si proteggono orsi, cervi o camosci, da una parte e uomini e infrastrutture turistiche dall’altra.

La verità è che di chiacchiere ne son piene le fosse. E sembra che per ora possa bastare. Anche perché è chiaro che le chiacchere inutili oramai non riguardano soltanto l’assistenza sanitaria (che GIMBE ufficialmente valuta oramai insufficiente, se il 9% degli Abruzzesi addirittura rinunciano a curarsi!); ma anche l’occupazione e il lavoro.

Questa Giunta regionale in carica, con la testimonianza diretta ed esplicita dell’assessore del settore (“occorre l’apertura di un tavolo dedicato alle questioni della Magneti Marelli”, ove oramai la cassa integrazione riguarda la stragrande maggioranza degli addetti) a proposito della “crisi del comparto dell’automobile” (che nasce, come accennavo poco sopra, da problemi di scelte che non abbiamo potuto governare, perché appartenenti a visioni di politica economica globale di cui siamo vittime) non può far finta di ignorare che Marsilio con il recente accordo con la Polonia, ha, forse senza volerlo, accresciuto i problemi di quanti, qui e nella Valle del Sangro, sono  penalizzati dalle opzioni di Stellantis determinate dai “costi del lavoro” (?) che sarebbero in concorrenza tra noi e i polacchi!
Ma che vogliamo dire. Che forse ci sbagliamo? Sarà. Ma di sicuro c’è che fino a quando delle questioni fondamentali non se ne parla e non ci si confronta nei tempi, nei luoghi e nei modi giusti ed utili, le questioni diventano problemi e generano crisi negative.

Ecco perché non ce la sentiamo di accettare le logiche degli strumenti di distrazione di massa in voga che fino a qualche settimana fa riguardavano l’ex Ministro Sangiuliano (e le sue relazioni sentimentali) ed oggi investono il Ministro Giuli con il codazzo di polemiche tutte di cultura “vetero-fascista” interne alla maggioranza. Ovvero i passaggi in crociera di un gruppetto di emigranti che dovevano andare in Albania, ovvero essere (“arbitrariamente” per i magistrati che se ne sono occupati) rimpatriati...
Non è questa la politica estera che all’esordio del suo Governo Meloni sembrava di voler esprimere, per ridare centralità al ruolo del Mediterraneo e a l’Italia nel quadro internazionale dei rapporti tra i popoli, i continenti, i blocchi; anche evocare l’immagine di Mattei fu stimolante. (L’idea era intrigante. Ma, finora, l’applicazione non sembra abbia sortito gli effetti attesi!).

Ecco perché abbiamo evocato “i nodi che arrivano al proverbiale pettine”.
Infatti aspettiamo, al di là delle già menzionate celebrazioni forzate dei primi due anni di Governo, che le attese dei cambiamenti derivanti dal post-Covid nonché gli effetti produttivi della pioggia di Miliardi del Pnrr si manifestino.
Finora, lo diciamo con chiarezza, zero.