Italia Politica
24 Ottobre 2024, 06:27
L'Italia approva lista "Paesi sicuri" per i migranti: un dl per salvare il "modello Albania"
Redazione
Il governo italiano ha approvato il decreto legge con la lista aggiornata dei cosiddetti "Paesi sicuri" per i migranti.
''Il decreto riassume in legge di fonte primaria l'indicazione dei Paesi sicuri, si tratta di un elencazione che riguarda 19 Paesi sugli originari 22. Abbiamo escluso il Camerun, la Colombia e la Nigeria", ha dichiarato il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi nel corso della conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri.
Il decreto legge, nelle intenzioni della premier Giorgia Meloni, dovrebbe aggirare il divieto giudiziario di trattenere i migranti nel Centro per il rimpatrio (Cpr) allestito in Albania.
Il Tribunale di Roma, infatti, venerdì scorso non ha convalidato il trattenimento nella città albanese di Gjader dei primi 12 migranti inviati dall'Italia (oltre ai quattro già riportati indietro in quanto "vulnerabili", perché minorenni o con problemi di salute) e ne ha ordinato il ritorno in Italia, avvenuto sabato a Bari.
Una giudice della sezione immigrazione del Tribunale di Roma ha disposto l'invio dei migranti in Italia a causa dell'impossibilità di riconoscere come 'sicuri' i Paesi di provenienza delle persone trattenute, nel caso specifico Bangladesh ed Egitto.
La decisione è stata presa secondo la giudice "in applicazione dei principi vincolanti" contentuti nella sentenza della Corte di Giustizia europea del 4 ottobre 2024". La Corte stabiliva che un Paese, per essere considerato sicuro, deve esserlo in ogni sua parte, rimettendo al potere giudiziario la valutazione del caso concreto.
Tuttavia, il decreto interministeriale del 7 maggio 2024 con l’elenco dei 22 Paesi ritenuti sicuri, su cui le autorità italiane si erano basate per selezionare migranti del Bangladesh e dell'Egitto in modo da garantire un debutto "morbido" all'accordo con l'Albania, non rispetta l'indicazione dei giudici europei.
Il decreto definisce infatti sicuri dei Paesi per cui, nelle relative schede stilate dal ministero degli Esteri, riconosce delle eccezioni come per determinate categorie di persone (per esempio i dissidenti politici) o parti di terrritorio.