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Venerdì 27 Marzo 2020 - Sant'Augusta di Serravalle, Vergine e martire
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Il tempo... ieri - La neve E’ stata presente per tutta la mattinata, per poi lasciare nel pomeriggio il posto alla neve mista a pioggia. Temperature ancora basse con la minima sotto lo zero: mass. 1,8°; min. -1,3°C; attuale 1,2° (ore 23,30).
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La peste di Atene del 430 a.C.
In "La guerra del Peloponneso" di Tucidide (Parte I)
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La storia dell'Umanità è stata vessata in ogni epoca da pestilenze. Già Omero nel primo canto dell'Iliade accenna all'ira di Apollo il quale, per
vendicarsi di Agamennone, che aveva oltraggiato il sacerdote Crise, nonostante
avesse tra le mani le insegne sacre del Dio, "destò nel campo un feral morbo e la gente perìa".
Dobbiamo però arrivare alla "Peste di Atene" del 430 a. C. per avere un resoconto compiuto
del morbo pestilenziale da parte dello storico Tucidide, nella sua opera "La
guerra del Peloponneso".
Tucidide nacque ad Atene fra il 460 e il 455 a.C., dalla nobile famiglia dei
Filaidi, una delle più aristocratiche dell’Attica. Fervente sostenitore dello statista Pericle, nel 424, avuto l'incarico
di stratega fu accusato di tradimento per aver fallito la spedizione di soccorso alla
battaglia di Anfipoli, non riuscì a salvare la città dall’attacco spartano: accusato di alto tradimento, fu condannato all'esilio. Tornò ad Atene dopo vent'anni. In questo lungo periodo riordinò i suoi scritti raccogliendoli nella sua articolata e sofferta opera, un insieme
di otto libri. Egli fa un resoconto cronologico del conflitto che oppose fra il
431 a.C. e il 404 a.C. Sparta e Atene, entrambe in competizione per il
predominio sulle città della Grecia. Nel proemio Tucidide afferma: «Per quel che riguarda le azioni compiute in guerra, non ho ritenuto di scriverle
informandomi dal primo che incontrassi, ma sia quelle che vidi io stesso, sia
quelle che seppi da altri, le ho passate in rassegna con la maggior esattezza
possibile. E fu un’indagine faticosa, perché i presenti a ciascun avvenimento non riferivano su di essi le stesse cose, ma
secondo i propri ricordi, o la
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disposizione che ciascuno aveva per una parte o per l’altra». E non si limita solo a raccontare i fatti, bandendo ogni elemento fantastico o
mitico, ma giudica egli stesso i documenti che raccoglie, ed esercita su di
essi il suo spirito critico. La guerra del Peloponneso durò 27 anni, dalla primavera del 431 a.C. al 404 a.C. Combattuta inizialmente fra
Atene e Sparta, finì per coinvolgere tutte le città greche con il coinvolgimento perfino delle colonie occidentali. Tucidide la
definisce «il più grande sconvolgimento che abbia interessato i greci e una parte dei barbari e
che si sia esteso, per così dire, alla maggior parte dell’umanità».
La guerra scoppiò quando alcune poleis, alleate di Sparta, in particolare Corinto, Tebe, Megara,
che convinsero Sparta a rompere la pace con Atene e ad iniziare le ostilità. Ha tre fasi: la prima chiamata “guerra archidamica” deve il suo nome ad Archidamo, il re di Sparta che nel 431 a.C. invase l’Attica; la seconda è la fase intermedia che si combatté in Sicilia, dove gli Ateniesi subirono una disastrosa sconfitta presso
Siracusa; la terza è quella conclusiva, detta deceleica, dal nome di Decelea, una città vicina ad Atene, occupata dagli Spartani. Nell’aprile del 404, lo stesso Lisandro occupava un’Atene affamata. Sparta non volle distruggere completamente la città, come chiedevano Tebe e Corinto, ma impose ad Atene condizioni di pace
durissime: distruzione delle lunghe mura; consegna di tutte le navi tranne
dodici; instaurazione di un regime oligarchico.
La peste incombe nel secondo anno della guerra e Tucidide ne dà un resoconto nel secondo libro della sua opera. r.g. (Continua)
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Cristiano Vignali
Archeologia
& sapori d'Abruzzo
Una guida che funge da ausilio per chi desidera fare un turismo "esperenziale" sia
culturale, sia enogastronomico di qualità. Conoscere la storia dell'Abruzzo e scoprire quali sono i prodotti tipici del
territorio, dove sono venduti, e quali sono i luoghi in cui si sono conservati
importanti siti archeologici: musei, necropoli, acquedotti, monumenti funerari,
mosaici, ponti, teatri e anfiteatri, templi, terme, tombe e tanto altro; una
risorsa importantissima per il turismo in Abruzzo. Proprio in Abruzzo, nel 90
a.C., i popoli italici (Vitelios) che abitavano da circa otto secoli l'Appenino
centro - meridionale, si riunirono a Corfinio e coniarono la parola Italia
(Viteliù in lingua Osca). Le genti d'Abruzzo, Marsi, Peligni, Vestini, Marrucini,
Piceni, Frentani, Pretuzi, si radunarono nella capitale della Lega Italica
Corfinio, insieme a popolazioni meridionali di origine sannita, per ottenere la
tutela dei propri diritti e dichiarare guerra alla Res Publica Romana. Le tappe del percorso sono selezionate in base alle esperienze di viaggio
dell'Associazione Abruzzo Tourism. I percorsi partono da Vasto, Castel di
Sangro Tagliacozzo, Alba Adriatica, Chieti, Pescara.
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abruzzo
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Salgono a 946 i casi positivi
al coronavirus in Abruzzo
Ieri si è registrato un aumento di 133 nuovi casi. 280 sono ricoverati in terapia non intensiva, 64
in terapia intensiva. Altri 516 sono in isolamento domiciliare con sorveglianza
delle Asl. I nuovi decessi riguardano un 70 enne ed un 62 enne di Penne, una 92
enne di Roccascalegna, una 49 enne ed un 72 enne di Pescara, un 66 enne di
Gessopalena, una 83 enne, una 87 enne ed un 94 enne di Chieti, una 86 enne di
Silvi, ed un 91 enne di Città Sant’Angelo. Sono 16 i pazienti clinicamente guariti.
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musicisti aquilani
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I MUSICISTI DURANTE L’EMERGENZA:
“NOI, INVISIBILI PER LO STATO”
“Che vita sociale vivace avete a L’Aquila!”. Sì, ce lo siamo sentiti dire spesso da chi arrivava da fuori città. Anche nostri corregionali si stupivano di come a L’Aquila non ci fosse mai una sera in cui non saper cosa fare. Sarà stata la capacità di reagire agli anni duri del dopo terremoto. Sta di fatto che tanti locali, e
molti in più rispetto agli anni passati, avevano aperto alla musica dal vivo. Tantissimi gli
artisti, alcuni con doppio lavoro: la sera cantanti, musicisti, e di giorno
professori, giornalisti, baristi, avvocati. Qualsiasi mestiere, ma tutti
musicisti per passione. Oltre a loro, sui palchi dell’Aquila ci sono tanti musicisti “veri”,
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attivi non solo in città ma in tutta la regione, e molti anche Italia e nel mondo, musicisti che con la
musica vivono, pagano le bollette, danno un futuro a sé e ai propri figli.
L’emergenza Coronavirus ha, in pochissimi giorni, stravolto la loro vita, come
quella di tutti noi. All’inizio i locali hanno timidamente provato a non cancellare le date, man mano
tutti hanno dovuto farlo. Mantenere le distanze è fondamentale per non diffondere il contagio, ma è impossibile in un locale pubblico che resta aperto.
Pertanto tutti sono stati chiusi. Gli artisti si sono trovati con concerti
pronti e l’impossibilità di suonare, senza una certezza, né artistica, né economica. Soprattutto senza sapere quando tutto questo avrà fine. Per molti ciò ha significato anche l’interruzione dell’attività didattica.
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avis pescara
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PRENOTAZIONE
PER LE DONAZIONI DI SANGUE
L’AVIS comunale di Pescara, in accordo con il Centro Raccolta Sangue Regionale, comunica che,
per recarsi a donare il sangue bisognerà prenotare telefonicamente l’appuntamento. È una procedura che si aggiunge al nuovo iter comunicato a seguito del DPCM dell’8 marzo scorso. In occasione dell’apertura straordinaria, di domenica 29 marzo 2020, chi vorrà recarsi nella sede AVIS di P.zza Salvo D’Acquisto a Pescara, potrà farlo solo ed esclusivamente previa prenotazione dell’appuntamento. Chi si presenterà spontaneamente, verrà mandato indietro senza aver riconosciuto ufficialmente la visita. Questa
ulteriore procedura di prenotazione, serve a tutelare i donatori e il personale
presente nella sede. Prenotandosi, si eviteranno assembramenti, si rispetterà la distanza di sicurezza e tutti i presenti all’interno della sede saranno tutelati. Domenica 29 marzo 2020, la sede sarà aperta dalle ore 09:00 alle ore 12:00, e si potranno prenotare le donazioni al
numero telefonico 085 29 34 219.
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coronavirus
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Andamento moderatamente incoraggiante
dei dati degli ultimi 6 giorni (20/03/2020 - 25/03/2020)
di Aldo Ronci
Si è scelto di effettuare l’analisi dei dati sull’andamento dell’emergenza epidemiologica da CORONAVIRUS studiando le variazioni percentuali
giornaliere in quanto: o possono essere più alte di quelle del giorno precedente nonostante che le corrispondenti
variazioni assolute siano più basse e viceversa; o permettono di confrontare dati che in valore assoluto
divergono notevolmente. • Le variazioni percentuali giornaliere sono date dal rapporto tra le variazioni del giorno e il totale del giorno precedente. • Le differenze tra le variazioni percentuali giornaliere sono espresse in pp
(punti percentuali). • Per effetto degli arrotondamenti i totali possono non coincidere con la
somma/differenza.
Elaborazione dati del Ministero della Salute.
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sulmona
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PAZIENTI COVID portati A SULMONA
contrarieta’ della sindaca
la sindaca Annamaria Casini reagisce alla notizia che la Regione ha assegnato due pazienti
affetti da covid 19, provenienti dall’ospedale di Pescara, all’ospedale di Sulmona. Il sindaco ha scritto al riguardo una lettera al presidente
della Regione, motivando la sua opposizione ad accogliere i due pazienti. “L’ospedale di Sulmona ha fatto già la sua parte ricoverando un paziente nell’unico posto a pressione negativa disponibile nell’ospedale dell’Annunziata. Oggi ricoverare altri pazienti covid nel reparto di rianimazione
significa infettare un’intera divisione e quindi l’intero ospedale. La scorsa settimana il direttore sanitario Tonio Di Biase ha
chiesto di trasformare il reparto Utic in posti covid. Non è stato fatto, preferendo dirottare i fondi in altri ospedali ora si vogliono
trasferire pazienti a Sulmona senza mettere il reparto in sicurezza. Se non
sbaglio c’è un ospedale di primo livello, con un reparto per malattie infettive, che è quello di Avezzano. Dopo aver messo in sicurezza, quello di Sulmona siamo
pronti a fare la nostra parte”.
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pd sulmona
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Dal PD Circolo di Sulmona
Seconda lettera aperta alla Sindaca di Sulmona
Nel prendere atto che si è proceduto ad attivare il COC, ci vediamo costretti a ritornare sugli interrogativi posti nei giorni scorsi relativamente alla destinazione dell’Ospedale di Sulmona ed a cui purtroppo non è stata data alcuna risposta. Dice infatti il presidente Marsilio con un affermazione probabilmente freudiana “Sulmona non era stato programmato per essere un ospedale Covid ma abbiamo dovuto sacrificarlo...” e continua alzando l’allarme “purtroppo loro malgrado ci sono ospedali, come nel caso di Sulmona, che diventano ospedali Covid, per urgenze o perché magari entra un paziente infetto e scoppia il contagio nel reparto”. Senza voler fare né polemiche né ironie, perché il momento è quanto mai drammatico, non possiamo non tornare ad incalzarla sindaca, e con lei le consigliere regionali, su quanto detto da Marsilio e che coincide, per una bizzarria politica propri a quanto da noi, e non solo da noi, sostenuto. Prevedere un posto Covid a Sulmona significa di fatto sacrificare l’Ospedale come ha detto Marsilio. E cosa significa sacrificare l’Ospedale se non che vengono esposti gli operatori e la struttura a rischio di contagio? Perché noi questo abbiamo inteso. E quindi, di fronte a tali assurde affermazioni rafforzative non solo delle preoccupazioni di alcune forze politiche e sindacali, ma anche degli operatori ed infine di tutta la cittadinanza che, disorientata, non sa più dove potersi recare in sicurezza anche solo per un prelievo
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del sangue, gradiremmo conoscere il pensiero di chi siede nelle Istituzioni. Non è un caso che i sindaci italiani delle città interessate quotidianamente riferiscano ai propri cittadini, è un’anomalia invece che una Lei taccia nonostante venga incalzata quotidianamente su un tema che ne va della vita o della morte di operatori sanitari e persone comuni. Anche se a farlo è un parte della comunità cittadina rappresentata da un Partito che probabilmente a Lei non piace. Restiamo perciò sempre in attesa di un cortese cenno di riscontro ai quesiti posti, che sono in fondo coincidenti con quelli di una cittadinanza smarrita e senza punti di riferimento, e che ci chiede perciò di farci portavoce. In ultimo, poiché presumiamo che l’iniziativa della sindaca di Prezza e consigliere regionale di acquistare test diagnostici sia stata avallata dai tutti i sindaci che di concerto hanno finora operato e fatto comunicati stampa come da Lei riferito (nonostante i molteplici dubbi che si riscontrano sulla efficacia dei predetti test in particolare da parte del Comitato Tecnico Scientifico Nazionale) , anche su questo chiediamo di conoscere quali siano le Sue intenzioni in proposito. Ovviamente seguiteremo comunque ad adoperarci tramite i nostri organi per ogni iniziativa utile a vantaggio della comunità. Sempre a disposizione qualora lo si volesse.
Franco Casciani e Teresa Nannarone, segretario e presidente del circolo PD di Sulmona
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assoflora
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ORTOFLOROVIVAISMO IN GINOCCHIO
ASSOFLORA ALLA REGIONE:
“SUBITO UN INTERVENTO
PER EVITARE LA CATASTROFE"
Un intervento della Regione per contrastare una situazione a dir poco catastrofica per il
settore ortoflorovivaistico abruzzese. È quanto chiede Assoflora, l’associazione dei produttori florovivaisti abruzzesi, in una lettera rivolta all’assessore regionale all’Agricoltura, Emanuele Imprudente, e al governatore Marco Marsilio.
“Le aziende abruzzesi – scrive Guido Caravaggio, presidente dell’associazione - sono in ginocchio per l’emergenza sanitaria. La situazione è gravissima: con il blocco delle vendite, i vivai che producono vasetteria
fiorita non possono commercializzare i loro prodotti, che trovano collocazione
sul mercato proprio nei mesi primaverili. Si stimano perdite dell’80 per cento del fatturato, con ingenti somme investite nell’acquisto delle materie prime e nella manodopera. Molti operatori saranno
costretti a chiudere le proprie attività ed a lasciare senza lavoro tanti collaboratori. Danni importanti anche per i
produttori di piante da orto, di piante da frutta, di piante ornamentali, per
le aziende che operano nella produzione di fiori e fronde recise. Oltre a
queste perdite, che le nostre aziende non sono in grado di affrontare con le
proprie risorse, c sono anche i costi elevati e le problematiche legate allo
smaltimento delle piante invendute, operazione necessaria per permettere di
iniziare il ciclo
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produttivo autunnale. Le attività commerciali legate al settore vivaistico – prosegue il presidente -, i garden center, i vivai con vendita al pubblico, i
centri giardinaggio e le rivendite agricole, stanno subendo danni per la
paralisi delle vendite a privati, anche se il danno è minore, perché sospendendo gli acquisti, riescono perlomeno a ridurre le perdite”.
Anche l’attività di realizzazione e manutenzione delle opere a verde è completamente ferma “con danni per mancato reddito, oltre che per il deterioramento dei giardini, per
il propagarsi di attacchi di patogeni e di piante infestanti, e dei tappeti
erbosi, che hanno bisogno di cure colturali continue e ravvicinate”. Per non parlare del venire meno di eventi importanti per il settore, da sempre
fonte di reddito, visibilità e stipula di contratti, come la manifestazione espositiva “Myplant & Garden”, programmata a febbraio 2020 a Milano. Il tutto in un contesto caratterizzato
da ulteriori problemi come la lotta alla Xylella, nuove onerose normative
internazionali e condizioni climatiche e atmosferiche molto penalizzanti, che
già da tempo avevano messo in difficoltà un settore importante per tutto l’Abruzzo, in forza di circa 250 aziende, distribuite in prevalenza lungo la
fascia costiera, che dà lavoro a 2.500 persone con un giro di affari pari a circa 50 milioni di euro.
“Per fronteggiare una situazione così catastrofica – conclude Caravaggio - chiediamo un supporto in ambito regionale ed in ambito
Comunitario, per reperire le risorse necessarie per far fronte al dramma e
poter ripartire con più determinazione ed entusiasmo”.
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