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L'iniziativa che si terrà domani, domenica 13 febbraio, è stata promossa dall'Italia dei Valori per dire «basta» a «prostituzione, escort e sfruttatori al potere», ma anche contro la «compravendita dei parlamentari, alla esclusione delle donne e degli uomini competenti e preparati da posizioni di responsabilità, ad un sistema che mira a tenere separate le donne, ad una televisione becera che istiga alla violenza e giustifica la prostituzione e la pedofilia» ma anche alla mancata ricostruzione storica del centro della città di L’Aquila o alle donne che fanno carriera esponendo o vendendo il proprio corpo, ad una società che non ci fa rispettare gli uni con gli altri. «Siamo donne,

mogli e madri, siamo uomini, mariti e padri e ci sentiamo disonorati da questa mentalità consumistica che vede i giovanissimi e le donne come merce da usare e svendere», dicono gli organizzatori. «Le donne e gli uomini di Italia dei Valori scendono in piazza per ridare speranza ad un Paese offeso, deriso e abusato, per sostenere il valore della dignità, per riprendere un percorso di costruzione di un’Italia migliore, più uguale, più umana, più libera e più democratica». A Pescara la manifestazione si terrà in piazza Sacro Cuore, a Chieti in piazza Vico e ad Avezzano in piazza Risorgimento. L'orario d'inizio previsto e alle 10 fino alle 19.

 

LA BATTAGLIA DI ANTRODOCO Chi volesse visitare L'Aquila e percoresse la vecchia strada Salaria probabilmente si soffermerebbe a leggere il cartello che ricorda la prima battaglia del Risorgimento. Io, nel leggere il cartello, mi sono fatte diverse domande.  Per primo mi sono chiesto se gli Abruzzesi conoscessero questo evento accaduto nel proprio territorio. Infatti, per quanto Antrodoco sia ora politicamente nella legione Lazio,  nel 1821  faceva parte  della provincia Abruzzo Ulteriore secondo. Mi sono posto, poi, un'altra domanda: Dobbiamo considerare più importante l'atto conclusivo del processo unitario o piuttosto ripercorere tutto l'itinerario? A mio parere bisogna partire dai Moti Costituzionali che nel 1820 fervevano im tutta Italia e quindi anche nel Regno dele Due Sicilie. A Napoli ed a Palermo si avvertiva ancora l'influenza  libertaria importata da Murat e si sentiva la necessità di liberazione  dei commerci

prospettata dall'Inghilterra. Questo era il substrato su cui nasceva la ribellione del distaccamento della Regia cavalleria di Nola, ribellione guidata dai tenenti Michele Morelli e Giusepe Silvati. Il re Ferdinando I di Borbone invio  contro i ribelli le forze che riteneva fedeli, ma queste invece di reprimere la ribellione, si unirono  ai ribelli. Il re fu costretto il 13 luglio a concedere la Costituzione ed a nominare Guglielmo Pepe, un ufficiale che aveva militato sotto Murat,  a capo dell'esercito. Il Pepe  prevedeva l'arruolamento di milizie  volontarie e la costituzione di una rete di difesa territoriale. Per rendersi  conto della preparazione di queste milizie e delle condizione degli armamenti venne in Abruzzo il 26 dicembre.  Trovò una situazione disastrosa. Ad Aquila le truppe regolari erano male armate e male equipaggiate e non vi erano legioni di volontari. A Teramo, nella provincia di Abruzzo ulteriore primo, la situazione era migliore, vi erano addirittura due legioni, a capo delle quali vi erano, però, personaggi che avevano solo capacità reddituali maggiori rispetto agli altri volontari. Felice Gentile