BENVENUTI VIRTUALMENTE NELLA VALLE DEL SAGITTARIO

Siete nel cuore dell'Abruzzo, nell'Appennino Centrale. Le vette più maestose vi circondano: il Monte Genzana, il Monte Argatone, La Terratta, Monte Godi. Siete nella zona del pre-parco nazionale d'Abruzzo: la natura è protetta. Non ci sono fabbriche che inquinano. L'aria e le acque sono pure.

È l' Alta Valle del bel Sagittario cantato da D'Annunzio, dell' antico Flumen Frigidum, il fiume spumeggiante e selvaggio che gorgogliava tra i massi, precipitando in cascatelle e rivoli.

Il bel fiume ora è soffocato dietro le sarracinesche, costretto nei canali sotterranei. Non per questo la Valle è meno suggestiva. Alle cascate dell'Inferno, dell'Arenicce, tutte spumose e intriganti, ora fa posto, tra le montagne che scendono a picco, un lago verde smeraldo, il Lago di S. Domenico, quieto e limpido.

Il Sagittario dopo la centrale elettrica di Anversa, corre pacatamente verso la Valle Peligna, fino a Popoli, per riversare le sue acque nel fiume Pescara.

La scrittrice inglese, Anne Macdonell, nel suo libro In the Abruzzi (1908), per descrivere la Valle dove ora voi virtualmente siete, usa la parola "scenery", invece della più usuale ma meno solenne "landscape". Ed aggiunge: in effetti, c'è uno scenario qui, senza sbagliare! Il mio cuore ha sentito di più altre valli; ma c'è portento e bellezza in questa gola selvaggia.

La bellezza cupa di questa Valle, in verità, ha sempre affascinato i suoi visitatori.

Alla fine del 1700, Michele Torcia ne parla nel Saggio Itinerario Nazionale nel Paese de' Peligni.

Interessante è la descrizione che ne fa Richard Keppel-Craven, nel volume II, capitolo IX delle Excursions in the Abruzzi and Northern Provinces of Naples (1837): La Valle o piuttosto il borro offre un aspetto singolarmente selvaggio, stupendamente ornato da ciuffi di rampicanti e da fiori che crescono nelle spaccature della roccia.

Edward Lear, nelle Illustrated Excursions in Italy (1846), ne parla in termini entusiastici ed egli pure usa la parola scenery. In modo particolare, dopo gli Stretti di San Luigi, il passo gli appare di momento in momento più terribile e sublime.

Una bella descrizione è quella fatta da Enrico Abbate, nella Guida dell'Abruzzo (1903).

Non si può tacere, infine, il nome di Gabriele D'Annunzio, che nella Valle del Sagittario, e precisamente ad Anversa degli Abruzzi, vide lo scenario ideale per la sua tragedia La fiaccola sotto il moggio (1905).

E lo scenario ancora oggi rimane intriso di suggestioni fiabesche. Le alti pareti rocciose, dalla tipica incisione fluviale a V, scendono ripide da Monte Miglio, da Monte Mezzano, da Pizzo Marcello, dal Genzana e da tutto il gruppo di Montagna Grande.

 

Vi si accede a Nord da Sulmona e a Sud da Villetta Barrea, situata nel Parco Nazionale d'Abruzzo.

Partendo da Sulmona, la bella città ovidiana, ci si avvia in direzione di Introdacqua, un paese posto a circa sei chilometri da Sulmona, che però si trova fuori del nostro itinerario. Esso merita, comunque, la breve deviazione che si deve fare per raggiungerlo, come fece a suo tempo Edward Lear. Proseguendo si arriva a Bugnara, adagiata ai piedi di un monte, con le vie e le case ancora intrise di quel sapore antico. È il paese di Vittorio Clemente, uno dei poeti più noti della nostra poesia in dialetto.

Passato l'alto viadotto ferroviario della linea Roma-Sulmona-Pescara, detto Gran Ponte d'Italia, si vede apparire Anversa degli Abruzzi, dominata dall' altissimo rudere del castello dei Di Sangro.

E da qui che inizia il nostro percorso e, precisamente, dalle Fonti di Cavuto, dove vi è un'oasi naturale gestita dal WWF. Proprio in questo luogo iniziano le Gole del Sagittario. Vi diremo tutto più avanti, quando ci soffermeremo a presentarvi Anversa. Per il momento ricordatevi dell'Oasi di Cavuto e fissatela mentalmente nel vostro itinerario.

Allora, ripartiamo!

 

All'entrata di Anversa, la strada si biforca. A destra, essa conduce a Cocullo, il paese della famosa (forse unica al mondo) processione in cui la statua di San Domenico Abate sfila per le strade del paese, ricoperta da serpenti vivi.

Non vi preoccupate, vi parleremo anche di questa tradizione e di tante altre che caratterizzano il luogo che avete scelto per la vostra villeggiatura o per una breve visita. Non vogliamo anticiparvi niente, ma sappiate che a Scanno molte donne vestono ancora l'antico costume.

Seguendo la Valle, che dopo Anversa si mostra in tutta la sua bellezza. si vede appollaiato alto sulla roccia, l'agglomerato delle case di Castrovalva, che gli autori di libri di viaggio paragonano ad un nido d'aquila.

Si prosegue, immersi in un paesaggio d'incomparabile bellezza. Le fiancate dei monti si avvicinano sempre di più sino ad abbracciarsi nel traforetto di S. Antonio. Poi si lasciano di nuovo. Si riprendono ancora fino a che non appare improvviso il Lago di S. Domenico con la chiesetta a custode della grotta dove il Santo stabilì il suo romitorio intorno all'anno mille. È un'oasi di frescura, con la sorgente del fiume Sega e gli alti platani.

Su queste acque si specchia Villalago, distesa su uno sperone del monte Argatone, in cima ad uno scenario, che colpisce per il suo aspetto fiabesco.

Dopo Villalago, le montagne si allargano per contenere la distesa del Lago di Scanno, il maggiore di quelli naturali in Abruzzo, dopo il prosciugamento del lago di Fucino.

Sollevando lo sguardo, si vede Frattura a 1250 m.s.l.m., il caratteristico borgo, risorto dopo il terremoto del 1915.

Ancora pochi chilometri ed ecco Scanno, uno dei paesi più belli ed interessanti, e non solo a livello abruzzese. La bellezza dei luoghi, l'originale costume delle donne, un artigianato ad altissimo livello sono solo alcune delle sue attrattive.

È questa la Valle di cui vogliamo farvi conoscere la storia e le meraviglie dei suoi centri abitati.