Martedì 10 Agosto - San Lorenzo, Diacono e martire

Il tempo... ieri - E’ la notte delle stelle cadenti che andrà avanti per alcuni giorni. La giornata è stata particolarmente calda, aiutata dal vento africano. Temperature ancora in risalita: mass. 33,3°; min. 18,6°; attuale 22,3° (ore 23,30).
 
   in primo piano
Il ragazzo e l’orso

“Il ragazzo e l’orso” è una nuova rappresentazione teatrale. La storia è stata scritta e sarà raccontata in italiano da Antony Hequet, poeta e compositore franco-americano, e sarà accompagnata da ombre di immagini animate create da Nadine Rennert, artista visiva di Berlino. Il palcoscenico è installato in uno degli antichi mulini del Parco di Archeologia Industriale di Pettorano sul Gizio. L’opera dura circa un’ora ed è pensata sia per gli adulti sia per i bambini. Lo spettacolo si svolgerà due volte al giorno (dalle 15:00 alle 16:00 e dalle 19:00 alle 20:00) nelle seguenti date: 14 e 28 agosto, 11 e 25 settembre.
“Il ragazzo e l’orso” unisce diverse forme d’arte: storytelling, musica, ombre di immagini, costumi. La storia è stata ispirata dalla presenza dell’orso bruno marsicano nella Comunità a Misura d’Orso del Genzana ed è stata scritta sia in inglese sia in italiano in collaborazione con il team di Rewilding Apennines.
 
   il libro del giorno
UN UOMO
FATTO
IN CASA
L’esordio
di Franco
Avallone
romanziere

di Andrea Iannamorelli
volare una farfalla e non ho avuto la voglia di mangiarla»). Ma torniamo al romanzo.
Un uomo fatto in casa racconta del destino di tre persone che si ignorano, non si conoscono e non si conosceranno, anche se si “annusano”, in qualche modo, in un mondo sottosopra, immaginario, ove non c’è più un “sopra”, resta solo il “sotto” e quello di “mezzo” galleggia sul 38° parallelo, quello famoso, quello Nord.
I protagonisti, rispettivamente, vivono: in Lapponia, dove impazza la peste bianca e dove il direttore dello zoo più a nord del mondo tenta di far resistere, alla vigilia di Natale del 2047 la cultura e le tradizioni locali difendendole dalla furia stravolgente del “maledetto Arctos” ...che in Finlandia ha già fatto fuori un esercito di persone. Altro che guerra mondiale”; in Marocco dove si ritrova ad operare un virologo con la nostalgia di Roma e del bisturi (“pensavo che un bisturi potesse salvare più persone di una medicina. Non era così…) nel lavoro ingrato e difficile di isolare il virus malefico che sta ingoiando gli uomini; in Italia, a Spello, dove c’è l’aspirante scrittore di romanzi che da tempo sta riempendo di appunti sconclusionati un moleskine che prima o poi riuscirà a dargli i contenuti de l’uomo fatto in casa. Nel frattempo lui è tappato in casa ad cinque anni prima dell’avvento del terribile morbo, placcato dal suo editore il quale aspetta di sapere che fine farà il progetto del libro, pur in un contesto nel quale l’informazione cartacea è definitivamente scomparsa, i libri sono oramai estinti, gli scrittori emarginati…
I tre hanno un dato temporale che li accomuna, unitamente al fatto di dover avere a che fare con il morbo terribile che uccide, ma solo a nord del 38° parallelo: la vigilia di natale del 2047 ed i fatti che accadono (o che sembrano accadere?!) si risolveranno tutti nella Pasqua del 2048. Positivamente? (Io il libro lo ho letto e potrei rispondere alla domanda, che non è retorica, ma non risponderò; per il rispetto che ho dell’autore che ha costruito con pazienza e conoscenza un plot coinvolgente, tendente al noir che merita di essere scoperto).
Personalmente ho trovato una forte identificazione tra l’autore del romanzo ed uno dei tre personaggi fondamentali (Dylan, lo scrittore).
Franco Avallone, sulmonese, giornalista professionista, redattore responsabile dell’inserto abruzzese de “Il Tempo”, dal 2014, quando il quotidiano romano ha deciso di chiudere la “testatina” regionale, ha scelto un singolare “mutismo” professionale. Ancora in grado di svolgere con attenzione e proficuamente la professione, dopo sette anni, rompe questo silenzio; e l’auspicio è che, al di là delle condivisibili osservazione sui destini dell’informazione stampata, torni a dare il suo contributo di riflessioni e osservazioni ad una terra (la sua, la nostra) che ha amato ed ama e dalla quale non si è mai voluto distaccare.
Ho letto il “primo romanzo” di Franco Avallone, “Un uomo fatto in casa” (Mac edizioni, Corfinio 2021). Aspettiamocene altri, checché lui ne dica.
E’ la narrazione (intellettualisticamente?) distopica, giocata, nell’incastro tra avvenimenti davvero accaduti e/o soltanto fantasiosi, sulla prospettiva di un futuro sempre più funesto, rispetto a quello che viviamo. Oggi, estate del 2021, ancora alle prese con una pandemia e le sue varianti. Pandemia che ci condiziona (ci ha cambiato già la vita) già da un paio d’anni; una situazione che i protagonisti della storia ricordano (con sparsi cenni evocativi) perché il loro presente cade tra il 2047 e il 2048, in una situazione di paese quanto meno “strana”, se non addirittura, per molti aspetti, incomprensibile. Romanzo che si chiude con la citazione dell’abbrivio del racconto che uno dei protagonisti, Dylan, il futuro romanziere di Spello, scarabocchia sul suo “blocco nero”: “Ma che cazzo di paese è dove politici ed opinionisti paragonano il periodo della pandemia a quello vissuto durante la seconda guerra mondiale…”, considerato che qualche riga più su, raccolto dal dizionario delle cose perdute di Francesco Guccini, era stato evocato Michele Tardioli che al figlio aveva ricordato che suo nonno “…mentre veniva deportato in Germania barattò la sua razione di gallette con tre sigarette” (e mi viene spontaneo allora, perdonatemi, aggiungere il ricordo della terribile testimonianza di Tonino Guerra, prigioniero di guerra tra il 1943 ed il 1945, con Gianrico Tedeschi, Alessandro Natta, Gorny Kramer e mio suocero, Giovanni De Angelis, prima a Witzendorf, Oflag 83, quindi ai lavori forzati ad Aquisgrana…«mi sono sentito libero quando ho visto
 
   coronavirus abruzzo
   pensieri liberi di un ottuagenario
 
IL CASTELLO DI COCULLO
2.a puntata - la Confraternita del Nome
di Dio e Padre Sisto

di Nino Chiocchio

Fra le pergamene reperite nell’Archivio comunale, leggiamo il manoscritto del 13 marzo 1596, con cui Fra’ Paolo Isareio, professore di sacra teologia, procuratore e vicario generale dell’Ordine dei Predicatori Domenicani, Eccone un brano: “…Hoc animo et pia intentione ut veri filii, et paternae gloriae aemulatores vos dilectissimi, et deuotissimi Christifideles Terrae COCULLI Valuen’ Dioces’ pie considerantes et ad habendam augendamque gloriosissimi NOMINIS DEI reuerentiam Confraternitatem eiusdem sanctissimi Nominis Dei in Ecclesia S. NICOLAI dictae Terrae per mediam praedicationem R P F SIXTI a Colle Coruino Ordinis Praedicatorum instituistis et ordinastis eiusque altare: et Cappellam fondastis et errexistis: Cupientes autem institutionem ordinationem et fundationem huiusmodi a nobis recepi et approbari nostrisque patentibus litteris confirmari instantissime petuistis per interpositam personam MATTHAEI ROGERII de dicta Terra. Ut dictam vestram Confraternitatem recipientes, eam admittere approbare et confirmare dignaremur cum gratijs et fauoribus opportunis. Nos igitur vestris votis et pijs petitionibus inclinati dictam Confraternitatem sic ut praefertur institutam auctoritate apostolica nobis in hac parte concessa tenore praesentium recipimus approbamus, et confirmamus perpetuaeque firmitas robur adijcimus,…” Con  questa  disposizione spirituale ...

Saliti a 76.907 i casi positivi
al coronavirus in Abruzzo

Sono 25 (di età compresa tra 2 e 100 anni) i nuovi casi positivi al Covid registrati ieri in Abruzzo. Gli attualmente positivi in Abruzzo (calcolati sottraendo al totale dei positivi, il numero dei dimessi/guariti e dei deceduti) sono 1801 (-20 rispetto a ieri). 49 pazienti (+6 rispetto a ieri) sono ricoverati in ospedale in area medica; 1 (invariato rispetto a ieri) in terapia intensiva, mentre gli altri 1751 (-26 rispetto a ieri) sono in isolamento domiciliare con sorveglianza attiva da parte delle Asl.
 
   scanno
“MESTIERI DEL CINEMA”
 
Sarà una serata dedicata alla conoscenza di un mestiere del cinema e dell’esperto che lo presenterà. Venerdì 13 agosto alle ore 21 si terrà il primo incontro di Mestieri del cinema. Tecniche, dimostrazioni, confronti con un effettista visivo vincitore di Oscar, David di Donatello, Emmy, BAFTA: Maurizio Di Vitto, scannese residente a Londra.
In cosa consiste il suo mestiere? Che cosa può creare e modificare un effettista visivo? È un lavoro di grafica computerizzata? Nello specifico, in che cosa consiste il suo intervento nel pluripremiato film “Pinocchio” (2019) di Garrone?
L’artista quarantaduenne esporrà alcune delle più interessanti tecniche del mestiere in termini chiari e alla portata di tutti, nel cuore del suo paese, servendosi di un maxischermo su cui proietterà delle dimostrazioni e una carrellata dei più importati lavori svolti, spiegandone le caratteristiche più interessanti ed utili a sapersi anche per un pubblico di profani. Sarà un’occasione per soddisfare alcune curiosità su una parte importante del processo creativo di un film.
A seguito dell’incontro con Di Vitto, il pubblico potrà subito mettere alla prova il proprio sguardo nei confronti dei film, uno sguardo che sicuramente sarà diverso, più equipaggiato, più curioso di cogliere sullo schermo caratteristiche prima ignorate. Si assisterà infatti, a seguire, alle ore 22 circa, alla proiezione del film “Pinocchio” (2019) di M. Garrone, che tra gli altri premi vanta il David di Donatello per gli effetti visivi a cui Di Vitto ha lavorato.
Un evento ideato da Silvia Mosca, giovane laureata con lode in Filosofia alla Sapienza di Roma che ha deciso trasferirsi a Scanno per trascorrere il periodo pandemico. La realizzazione è a cura della squadra di ragazze e ragazzi della Pro Loco di Scanno. Interverranno il sindaco di Scanno, Giovanni Mastrogiovanni, e il presidente dell’associazione Sulmonacinema, Marco Maiorano.
 
   villalago
IL MIRACOLO DEL VASO FIORITO
all’ingresso del ponte di San Domenico

Un nostro lettore ci ha inviato le due foto del vaso all’ingresso del ponte che porta all’eremo di San Domenico: la prima mostra il vaso senza fiori; subito dopo (seconda foto) come per miracolo è fiorito.      
Non è come il “miracolo delle fave”, perché i fiori sono stati piantati di proposito da un cittadino di Villalago, per rendere apprezzabile il posto. Non sappiamo se la cura del vaso spetta alla Confratermita di San Domenico o alla Riserva Lago di San Domenico-Lago Pio. Sta di fatto che l’incuria è palese. E merita un plauso il cittadino che ha provveduto di suo a rendere il vaso “fiorito”.
 
   villalago
 
Villalago