Mercoledì 13 Maggio 2020 - Sant'Agnese di Poitiers  Badessa

Il tempo... ieri - una bella giornata di meta’ maggio con tanto sole e poche nuvole passeggere. L’elemento metereologico dominante è stato il vento grecale. Temperature in lieve calo: mass. 18,1°; min. 8,3°C; attuale 10,1° (ore 23,30).
 
   in primo piano
Per i Vescovi Silvia Romano
“È figlia di tutti noi”

Silvia Romano è arrivata dall’Africa domenica nel primo pomeriggio, accolta dalla madre, dal padre, dalla sorella maggiore e dalle massime autorità dello Stato. E’ partita subito la polemica sull’abbigliamento della ragazza: un abito tradizionale somalo, con sopra una veste islamica verde (uno dei colori preferiti del profeta Maometto). Indice evidente di una conversione all’islam, poi confermata dalla stessa Silvia.  E’ stato un processo lento, «loro mi hanno spiegato le loro ragioni e la loro cultura». Alle polemiche sulla sua conversione il cardinale di Perugia e presidente della Cei Gualtiero Bassetti,  ha risposto: «E’ figlia di tutti noi, una ragazza con una grande forza. È stata spinta da moltissimi motivi, religiosi e umanitari, e questo l’ha aiutata a sopravvivere».
 
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LA PESTE DI VENEZIA 1630-1631
Da una lettera del medico Alvise Zen (Parte III)
Nel pieno dell’epidemia, il 22 ottobre 1630 il Senato, ricordando il buon esito del voto fatto al Redentore quando durante la peste del 1576 gli aveva dedicato il tempio alla Giudecca, decise di rivolgersi alla Madonna. Del resto si riteneva che Venezia fosse nata il giorno dell’Annunciazione e che fosse rimasta “sempre Vergine nella Fede e nel Dominio”, dunque si deliberò di affidarsi alla Vergine perché facesse tornare  la salute in città.
Il doge Nicolò Contarini, fattosi interprete del voto del Senato, espresso all’unanimità (106 sì e 5 astenuti), si impegnò a erigere una chiesa “magnifica… con pompa” e a celebrare ogni anno una solenne processione a partire dal momento in cui l’epidemia potesse considerarsi estinta. Bandì un concorso per l'edificazione del tempio, ma intanto fece erigere una chiesa di legno riccamente addobbata.
La peste intanto non si fermava. Scrive il dott. Zen: «Uomini e donne malati venivano portati nell'isola del Lazzaretto Vecchio; le persone che erano state a contatto con gli appestati erano invece trasferite in quella del Lazzaretto Nuovo per più di venti giorni a scopo cautelativo. Su una nave era stata issata una forca per giustiziare i trasgressori delle ordinanze igieniche e alimentari. La peste straziava i corpi che erano ricoperti da "fignoli, pustole, smanie" e mandavano un odore fetido. I ricchi morivano come    
i poveri. Volete sapere quanti Veneziani se ne andarono al Padreterno? Ottantamila, pensate, in diciassette mesi; dodicimila nel novembre del 1630; in un solo giorno, il 9, furono cinquecentonovantacinque. Non c'era più chi seppelliva i cadaveri. Per i canali transitavano barche da cui partiva il grido "Chi gà morti in casa li buta zoso in barca". Per le strade cresceva l'erba. Nessuno passava. Illustrissimi medici dell'università di Padova, chiamati per un consulto, disconoscevano addirittura l'esistenza del morbo; guaritori e ciarlatani inventavano inutili antidoti; preti e frati indicavano nell'ira divina la vera causa di tutto quell'orrore calato su Venezia.
Durante l'inverno la peste si affievolì, ma nel marzo del 1631 ebbe una recrudescenza. Solo in autunno fu debellata. Il popolo, dopo aver attraversato il Canal Grande su un ponte di barche, si recò in processione a esprimere la loro riconoscenza alla Madonna.
La Basilica, il cui programma iconografico fu per decenni discusso e modificato, fu inaugurata nel 1687. Il culto della Madonna della Salute ebbe fortuna anche nei dominii veneziani e nella vicina Trieste degli Asburgo, dove sorsero cappelle e chiese che furono, e continuano ad essere, meta  di processioni analoghe a quella che ancora oggi i veneziani fanno il 21 novembre. r.g.
Ottaviano Giannangeli
Quando vivevo
sulla terra

“Nato a Raiano nel 1923- si legge nella nota-, Giannangeli ha assorbito sin dall’infanzia umori, fragranze e sonorità della Valle Peligna. Allievo a Firenze del critico Giuseppe De Robertis e del filologo Bruno Migliorini, egli ha dedicato alacremente la sua vita all’insegnamento, dapprima nelle scuole di tutto Abruzzo per poi approdare al’Università di Pescara. Stimato autore di versi in lingua e dialetto (raffinato cantore che, muovendosi tra il registro lirico e quello ironico, racconta l’essenza più viva e terrigna del suo paese d’origine; creatore di una poetica “spaziale” in cui ha anticipato, sin dai primi anni Cinquanta, l’alienazione dell’uomo moderno, semplice “isolano terrestre” che pure tende eternamente alla scoperta di un universo negli universi), critico che ha dedicato il suo amore allo studio del linguaggio poetico.
 
   abruzzo
Salgono a 3115 i casi positivi
al coronavirus in Abruzzo

Salgono a 3115 i casi totali di Coronavirus accertati in Abruzzo dall'inizio della pandemia, un aumento di 8 casi su un totale di 1080 tamponi analizzati. 222 pazienti (-9 rispetto a ieri) sono ricoverati in ospedale in terapia non intensiva (27 in prov. dell’Aquila, 82 in prov. di Chieti, 90 in prov. di Pescara e 23 in prov. di Teramo), 8 (- 1 rispetto a ieri) in terapia intensiva (2 in prov. dell’Aquila, 0 in prov. di Chieti, 4 in prov. di Pescara e 2 in prov. di Teramo), mentre gli altri 1318 (-51 rispetto a ieri) sono in isolamento domiciliare con sorveglianza attiva Asl.
 
   touring club
IL TOURING CLUB ITALIANO DEDICA
UNA SEZIONE AL REGIO TRATTURO

Il Touring club italiano ha creato una sezione specifica per rilanciare il turismo.  Un invito rivolto a tutti per spingere alla scoperta e alla riscoperta di ciò che ha da offrire il nostro Paese semplicemente stando davanti ad un computer o smartphone.
Tutti i contenuti sulla sezione dedicata del sito e possono essere aggiornati dalle persone con specifiche iniziative.
Il viaggio virtuale nella zona dell’Aquila inizia a Collepietro, da quota m 850 circa della chiesa della Madonna del Buonconsiglio. Percorre la cresta della Serra di Navelli regalando spettacolari panorami della piana, delle valli di Capestrano e Peligna, della Majella, del Sirente Velino, del Gran Sasso. Qui si rinvengono numerosi cippi numerati (titoli tratturali) di epoche diverse, ancora al loro posto a segnare il tracciato, e resti antichissimi di fortificazioni a presidio del tratturo. Si tratta di una parte del Regio Tratturo Centurelli-Montesecco, che in 120 km collegava e ancora collega la Puglia con l'Abruzzo, sulle orme dei pastori transumanti. Una rara esperienza è seguire l'itinerario nello stesso periodo in cui le greggi intraprendevano il lento e lungo viaggio di ritorno ai pascoli estivi con i pastori, dopo mesi di lontananza, ansiosi di riabbracciare le proprie
donne. Il ritorno dei pastori dalla Puglia poteva avere inizio dal 25 aprile, non prima; così stabiliva la Dogana delle pecore.
 
   wilderness
Orso marsicano al Tempo di Covid-19:
“tana libera tutti!”

Il "tana liberi tutti" pare sia scattato anche per gli orsi marsicani! Dai primi di aprile ad oggi, sono già ben 4 (quattro!) le segnalazione di orsi in aree esterne, ma molto esterne, al Parco Nazionale d'Abruzzo! Si è iniziato con l'altopiano del Rascino (Rieti), poi la Valle Peligna da Introdacqua a Sulmona, poi ancora la Val Voltigno nel Gran Sasso pescarese, ed infine tra Castel di Sangro e Roccaraso (all'interno di una lunghissima galleria stradale: pare che fosse il cucciolo dell'orsa investita e morta l'inverno scorso!). Tutti luoghi dove, per stessa ammissione del nuovo intraprendente direttore del Parco Nazionale d'Abruzzo, Luciano Sammarone, la presenza di individui di orso "testimonia la vitalità della popolazione d'origine" (sebbene, di avvistamenti nella zona "d'origine" non ve ne siano o siano finora estremamente scarsi, a dimostrare una mortalità piuttosto che una vitalità della popolazione!). "Gli orsi si muovono sul territorio dove ci sono tante aree potenzialmente idonee", ha proseguito: peccato che aree del genere ne esistono a bizzeffe, dalla Calabria al Piemonte! Per non dire poi dei tanti decantati "corridoi ecologici e le aree di connessione tra parchi e riserve" secondo quanto giornalisticamente fatto dire al Presidente del Parco del Gran Sasso. Quasi un voler dire che gli orsi marsicani in Appennino centrale stanno bene dappertutto. E chi ha mai messo in dubbio la validità dei "corridoi" montani? Che però, non l'uomo ha realizzato, ma la natura stessa attraverso la morfologia delle montagne e gli habitat naturali! L'uomo, caso mia, cerca di chiuderli tutti alla caccia e, magari, imponendo anche tutta una serie di altri vincoli. In pratica, tra non molto non avrà più senso parlare di Parco Nazionale d'Abruzzo, Parco Nazionale della Majella, Parco Nazionale del Gran Sasso-Laga, Parco Nazionale dei Sibillini (perché no, sebbene nelle Marche?), Parco Regionale del Sirente-Velino, Riserva Regionale dei Monti della Duchessa, Riserva Naturale del Lago di Campotosto, Riserva Regionale Lago di Penne, Parco Regionale del Matese, Parco Regionale dei Monti Lucretili, Parco Regionale dei Monti Simbruini. Li si abroghino tutti e, per salvare l'orso, si costituisca un unico GRANDE PARCO NAZIONALE APPENNINO CENTRALE! Purtroppo, magari presto dovremo proprio sentirci fare questa proposta, pur di non voler riconoscere che da decenni si è sbagliato qualcosa nella gestione del Parco Nazionale d'Abruzzo, soprattutto per la primaria finalità di preservarvi una vitale popolazione di Orso marsicano! In fondo sarebbe bastata la semplice, terra terra (è proprio il caso!), soluzione di ritornare a seminare i campi e riportare greggi di pecore sui pascoli! Troppo banale, troppo facile, troppo semplice! Tanto semplice che non serve neppure più laurearsi! Mentre una laurea serve (a voglia se serve!) per battere cassa all'Europa, per progetti di telecontrollo, catture e ricatture, spostamenti di individui, mettere, togliere e controllare radio-collari, inventare pollai anti-orso, disporre sistemi elettronici di dissuasione, prelievi e analisi di dna, e via dicendo. E, allora, se proprio non si può fare in modo di ricreare un'unica popolazione di orso marsicano, cosa che faciliterebbe loro la
ricerca dei sessi, gli accoppiamenti e la riproduzione... se ne importino e liberino (perché no?) esemplari loro i "cugini" dall'aldilà  dell'Adriatico affinché anche gli sparuti nuclei in cui si sta frammentando la popolazione, trovino compagne e compagni! In quanto all'utopico grande Parco Nazionale interregionale (perché no, anche questo?): farebbe certamente felici gli ambientalisti anticaccia e i politici: si immagini quale apparato potrà crearsi per la  gestione di un Parco dove vi ricadrebbero migliaia di paesi, Comuni, intere Province e Regioni! Una manna! Resterà solo un'isola felice: quella dello storico Parco Nazionale d'Abruzzo, nel quale, rimanendo privo di orsi marsicani, verranno meno i tanti problemi con le popolazioni locali (in fondo, per iperbole, questa ipotesi fu anche esaminata nel famoso Parco di Yellowstone, quando si studiò come risolvere i problemi che l'aumento dei grizzly stava creando alla gente locale). Una soluzione anche questa! Al massimo vi si potrebbe mantenere, come nel noto romanzo e film "Il deserto dei Tartari", qualche funzionario ad attendere l'eventuale ritorno di qualche orso, qualora, dovesse avere necessità di un... ricambio di collare!
Franco Zunino, Segretario Generale AIW
 
   uil abruzzo
UIL ABRUZZO: “AMMORTIZZATORI SOCIALI,
VELOCIZZARE I PAGAMENTI"
 
Velocizzare i pagamenti di tutti gli ammortizzatori sociali messi in campo. E sostenere in tutti i modi il lavoro, che deve tornare al centro di ogni politica locale e nazionale, visto che già oggi sono 16 mila le persone che hanno perso il loro posto di lavoro in Abruzzo. Così Michele Lombardo, segretario generale della Uil Abruzzo, che commenta i recenti dati diffusi dall’Inps sui pagamenti delle varie forme di sostegno al reddito in Abruzzo.
“Da questi dati – dice Lombardo – emerge l’alto numero di persone che hanno fatto richiesta delle varie forme di ammortizzatori sociali messe in campo per l’emergenza: se uniamo il bonus dei 600 euro a cassa integrazione, fondo di integrazione salariale e disoccupazione, il numero supera abbondantemente le 200 mila persone interessate. Un numero che la dice lunga su quanto anche l’Abruzzo sia in sofferenza rispetto alla situazione socio-economica dovuta al covid-19”. Lombardo, al riguardo, evidenzia un dato in particolare: l’alto numero di richieste di Naspi, vale a dire quello che un tempo era il sussidio di disoccupazione: “Sono oltre 16 mila. È evidente che, nonostante il Dpcm che sospende i licenziamenti, ci sono tantissime persone che hanno perso il posto di lavoro”.
Ma è soprattutto su un aspetto che il segretario generale della Uil Abruzzo pone l’accento: i pagamenti dei sussidi. “Nonostante il lavoro che stanno
svolgendo i dipendenti dell’Inps e quelli della Regione Abruzzo – dice - continua ad essere troppo basso il numero di quelli effettuati, pari ad un terzo degli aventi diritto. Questo è il dato che ci preoccupa maggiormente. Bisogna rafforzare la velocità dei pagamenti, perché in questa fase sono le uniche entrate per tanti lavoratori e per le loro famiglie in difficoltà. E bisogna, per questo, far sì che l’aspetto burocratico possa essere snellito al massimo, come già chiesto dalla Uil a livello nazionale, e ci auguriamo che il prossimo decreto legge possa soddisfare appieno esigenza”.
Infine, Lombardo analizza i dati da un punto di vista prettamente economico: “È sotto gli occhi di tutti che l’Abruzzo, come il resto d’Italia, stia soffrendo enormemente. I prossimi mesi saranno determinanti su come agganciare al meglio la sperata ripresa, ma questo sarà possibile solo se daremo fondo a tutte le risorse, regionali, nazionali ed europee, per sostenere il mondo del lavoro. Un sostegno finanziario indispensabile, che consenta di recuperare la capacità produttiva in tutti i settori, a partire da quelli più in difficoltà, come turismo, edilizia, artigianato, commercio. È un momento nel quale dobbiamo unire le forze per far sì che si possa ripartire in sicurezza al più presto, sostenendo un mondo del lavoro affinché si ricreino le condizioni di una piena occupazione”.
 
   necrologio

NECROLOGIO DA VILLALAGO

VILLALAGO - Ieri, in seguito ad una grave malattia, è venuta a mancare all’età di 70 anni Romana Di Censo. Originaria di Carapelle Calvisio era emigrata con la famiglia in Canada, nella città di Toronto, dove ha conosciuto e sposato Roberto Gatta di Villalago. Negli Anni Ottanta la coppia, insieme ai due figli ancora piccoli, è tornata in Italia, stabilendosi a Villalago. Con grande spirito pioneristico hanno messo su un bar-ristorante e altre attività collaterali, lavorandovi fino al raggiungimento del pensionamento. La morte di Romana lascia nello sconcerto l’intero paese.  Al marito, ai figli Piero e Luca e a tutti i suoi parenti porgiamo le più sentite condoglianze.

 
 
Gole del Sagittario