Sabato 2 Maggio 2020 - Sant'Atanasio, Vescovo e dottore della Chiesa

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La "Peste di San Carlo" 1576-1577
In autori vari (Parte II)
Fin dall’inizio dell’epidemia il cardinale Borromeo, dopo avere pubblicato un “Aviso comune a tutto il clero secolare e regolare della diocesi di Milano per l’oratione da farsi per i sospetti e pericoli di peste” in cui esortava i sacerdoti a soccorrere i malati, scelse otto suoi stretti e fidati collaboratori affinché lo accompagnassero nell’assistenza quotidiana agli appestati. Venuto a conoscenza che i medici si rifiutavano di visitare gli ammalati rinchiusi nel lazzaretto, limitandosi ad impartire delle sommarie istruzioni per il tramite di messaggeri, San Carlo decise di visitare i reclusi ma, per l’opposizione del Tribunale di Sanità, dovette inizialmente limitarsi a benedire e confortare i degenti dall’esterno. Il santo Arcivescovo, consapevole di esporsi al contagio nell’esercizio del suo ministero, per non divenire vettore del morbo, cominciò a conferire con i suoi interlocutori tenendoli a distanza, a cambiare spessissimo ed a lavare in acqua bollente i suoi abiti, a purificare ogni cosa che toccava con il fuoco e con una spugna imbevuta d’aceto che portava sempre con sé; nelle sue visite per Milano teneva le monete per le elemosine all’interno di orci colmi d’aceto e, "faceva portare una bacchetta bianca in mano, longa, per tener lontano le persone", sull’esempio dei monatti, affinché nessuno potesse correre rischi per la sua presenza. Redasse in quei giorni il suo testamento, lasciando ogni suo bene all’Ospedale Maggiore.  "Ed acciocché il sospetto della persona sua e di quelli che immediatamente lo servivano, non portasse danno o timore agli altri, quando cominciò a trattare con gl’infetti di peste e amministrar loro i Santi Sacramenti, comandò che si astenessero dal servizio della sua persona, tenendosi per sospetto, facendo portare avanti a se una bacchetta anche fuori di casa, affinché niuno de’ netti dal contagio si accostasse a lui. (Giussano, Vita di San Carlo Borromeo). Per assistere spiritualmente            
gli infetti il Borromeo convocò sacerdoti e religiosi da tutta la diocesi, rivolgendosi in particolare ai chierici svizzeri, che avevano fama di non temere la peste, ed ottenne dall’Ayamonte che la direzione del lazzaretto fosse affidata a padre Paolo Bellintani ed ai cappuccini. "Andava in tutti i conventi, cercando padri et sacerdoti per questo servitio, et Iddio Benedetto gli dava gratia di trovare quasi quanti gliene bisognavano, et gli faceva venir in casa sua et quivi li tenea a sue spese". (Marcora, Il processo diocesano)
Anche papa Gregorio XIII volle manifestare la sua vicinanza al sofferente popolo milanese accordando al Cardinale la facoltà di concedere l’Indulgenza plenaria agli appestati ed a coloro che li assistevano (il 12 marzo 1577 il Pontefice estenderà la concessione dell’indulgenza anche al clero regolare e secolare impegnato nel soccorso e nell’amministrazione dei Sacramenti a malati e sospetti di peste).
San Carlo era convinto che l’epidemia fosse «un flagello mandato dal cielo» come castigo dei peccati del popolo e che contro di essa fosse necessario ricorrere ai mezzi spirituali: preghiera e penitenza. Egli rimproverò le autorità civili per aver riposto la loro fiducia nei mezzi umani piuttosto che in quelli divini. «Non avevano essi proibito tutte le riunioni pie, tutte le processioni durante il tempo del Giubileo? Per lui, ne era convinto, erano queste le cause del castigo» (Chanoine Charles Sylvain, Histoire de Saint Charles Borromée, Desclée de Brouwer,). I magistrati che governavano la città continuavano a opporsi alle cerimonie pubbliche, per timore che l’assembramento di persone potesse dilatare il contagio, ma Carlo, «che era guidato dallo Spirito divino» - racconta un altro biografo - li convinse adducendo diversi esempi, tra cui quello di san Gregorio Magno che aveva fermato la peste che devastava Roma nel 590. r.g. (Continua)
Isabella Millenotti
Le particelle
minime

Un libro di racconti di una scrittrice esordiente che farà sicuramente parlare di sé. Sei storie intense di donne che, loro malgrado, si ritrovano intrappolate nei cliché, prigioniere di un destino che sembra averle segnate per sempre; donne maltrattate, deluse, abusate, insoddisfatte, rinate dalle loro stesse ceneri.
“Le particelle minime” narra di vite riscattate o che attendono ancora un riscatto; racconta di donne della porta accanto, eroine del quotidiano, vittime del passato, proiettate nell'eternità.
Cos'hanno in comune una donna di inizio Novecento, una degli anni '60, oppure '80, o del 2000? L'essenza dello stile femminile è tanto evidente in una donna sconosciuta quanto in una celebrità, in una donna del passato o millenial. Il libro racconta la storia di donne famose o sconosciute, in carriera o dedite alla famiglia, in competizione o arrendevoli. Sono donne che, loro malgrado, si ritrovano intrappolate, prigioniere di un destino che sembra averle segnate per sempre. Donne che vivono in un microcosmo completo di sentimenti, contraddizioni e umanità.
 
   abruzzo
Salgono a 2948 i casi positivi
al coronavirus in Abruzzo

Salgono a 2948 i casi totali di Coronavirus accertati in Abruzzo dall'inizio della pandemia, un aumento di 18 casi su un totale di 1229 tamponi. 297 pazienti (-9 rispetto a ieri) sono ricoverati in ospedale in terapia non intensiva (40 in prov. dell’Aquila, 98 in provincia di Chieti, 119 in prov. di Pescara e 40 in provincia di Teramo); 16 (invariato ) in terapia intensiva (3 in prov. dell’Aquila, 2 in prov. di Chieti, 4 in prov. di Pescara e 7 in provincia di Teramo), mentre gli altri 1598 (+5 rispetto a ieri) sono in isolamento domiciliare sotto Asl.
 
    cocullo
FESTA DI SAN DOMENICO
A COCULLO SENZA L’OFFERTA
DELLE SERPI DA PARTE
DEI SERPARI, SENZA GLI ONORI
PROCESSIONALI E SENZA
LA MOLTITUDINE DEI DEVOTI

COCULLO - Il primo maggio a Cocullo ricorre la festa del suo Santo protettore. Una festa che richiama migliaia di devoti di San Domenico, il monaco benedettino che intorno all’anno Mille fu nella Valle del Sagittario e fondò presso Villalago il Monastero di San Pietro del Lago. Taumaturgo contro il morso dei lupi e dei serpenti. Lo onora tutta la Valle, ma in modo particolare Cocullo, l’unico paese  che ha conservato la tradizione dell’offerta delle serpi. Un rituale che ha profonde radici, innestate nei riti dei Marsici e dei Peligni, conosciuti nell’antichità come guaritori e incantatori di serpenti, che avevano come protettrice la dea Angizia, sorella di Circe. Con l’avvento del Cristianesimo San Domenico divenne il loro protettore per aver operato in vita alcuni miracoli salvivici dal morso dei serpenti velenosi. Il rito antico si rinnova ogni anno a Cocullo.
Quest’anno, a causa delle restrizioni per la pandemia in atto, la festa è stata prettamente religiosa con la messa celebrata dal vescovo della Diocesi Michele Fusco, alla presenza in chiesa del Sindaco del paese, in rappresentanza di tutto il popolo cocullese (Foto FB).
Nel 2009, a causa del terremoto che colpì l’Abruzzo e rese a Cocullo  inagibile la chiesa del Santo (tutt’ora chiusa) e pericolanti molte abitazioni la cerimonia religiosa si svolse nel pomeriggio senza il rito dei serpari, con la Santa messa celebrata all’aperto dal Vescovo mons. Angelo Spina e seguita dai soli Cocullesi (foto a lato).
Tutti gli onori al Santo sono rimandati al prossimo anno e sicuramente con una grande festa che richiamerà migliaia di devoti.
 
   civitella alfedena
A Civitella Alfedena
arrivano le mascherine di Iaia

Sono centocinquanta le mascherine consegnate questa mattina a Civitella Alfedena, dall'associazione " Il Sogno di Iaia Onlus" nata per donare un sorriso ai bambini, tramite gli ambasciatori volontari della “Protezione Civile” di Castel di Sangro, che nel resto della giornata raggiungevano anche altri paesi dell’Alto Sangro. I dispositivi di protezione individuale saranno messi a disposizioni della popolazione, presso l’Ufficio Turistico del paese, attraverso i ragazzi del servizio civile, impegnati anche della distribuzione di generi alimentari e medicinali alle persone anziane. L’Amministrazione Comunale del piccolo borgo sentitamente ringrazia la famiglia nella persona di Andrea Di Natale e tutta l'associazione per la donazione delle mascherine.
Un gesto di grande solidarietà e autentica generosità nei confronti della nostra comunità – continuano -, sottolineando che per fronteggiare l'epidemia da Coronavirus, fin dai primi di aprile sono stati distribuiti dispositivi a tutta la popolazione, oltre a quelle già fornite dalla Protezione civile regionale, grazie anche alla donazione della “Farmacia del Parco- Dispensario” e di singoli cittadini del paese, che ha garantito la    
consegna continua dei preziosi dispositivi, ancora introvabili in gran parte di negozi e farmacie. Anche se con qualche difficoltà e fatica, insomma, si cerca di affrontare anche la fatidica data del 4 maggio, così da poter garantire a ogni famiglia gli indispensabili dispositivi di protezione individuale.
 
   sulle mascherine
della distanza di sicurezza“.
Nelle ultime settimane, quindi, diverse aziende si sono attivate diversificando la produzione convertendola in mascherine, così da evitare la chiusura prolungata. Prima di venderle, però, sono passate dai test del Politecnico di Torino.
I risultati sono scoraggianti: 8 su 10, infatti, non risultano idonee nemmeno a proseguire con i test batteriologici che vengono effettuati a Bologna, indispensabili per ottenere una certificazione.
Il paradosso è che le aziende che hanno prodotto le mascherine di comunità hanno nel frattempo partecipato a bandi pubblici per fornirle ai cittadini attraverso il servizio sanitario, incoraggiate dalla politica per via della carenza dei dispositivi di protezione.
Ciò significa che presto, magari gratuitamente, nel Paese verranno distribuiti anche prodotti inefficaci.
“Abbiamo avviato un dialogo con l’Uni, l’ente di normazione italiano, per elaborare un metodo di prova riconosciuto, utile a concedere un marchio di qualità ai prodotti che raggiungono buoni livelli di efficienza – ha detto a Repubblica Paolo Tronville, docente di ingegneria industriale della task force di 18 docenti e ricercatori esperti del Politecnico -. Potrebbe essere utile anche alle aziende che vogliono indicazioni per realizzare prodotti di qualità”.  Giovanni Cetrone
Mascherine, "8 su 10
di quelle in circolazione
non funzionano"
Lo studio del Politecnico di Torino
sull'efficacia dei cosiddetti
dispositivi "di comunità”

Nel Dpcm del 26 aprile c’è un riferimento alle cosiddette ‘mascherine di comunità‘, ossia quelle “monouso o lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire una adeguata barriera e, al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso”. Il problema, evidenziato dal Politecnico di Torino e ripreso da Repubblica, è che 8 mascherine su 10 non funzionano.
Da quando in Italia è esplosa l’epidemia di coronavirus, l’ateneo piemontese ha iniziato ad analizzare tutti i tipi di mascherine: chirurgiche, ffp2, ffp3 e, appunto, di comunità. Quest’ultime non sono paragonabili alle altre, tanto che non possono essere indossate – per esempio – dal personale sanitario. Servono nella vita di tutti i giorni, quando – recita il Dpcm – “non sia possibile garantire continuativamente il mantenimento
 
   sulmona
MANCANO I MEDICI
TEST COVID BLOCCATI NELL’OSPEDALE DI SULMONA

Bloccati i test covid nell’ospedale di Sulmona, perché sono andati via, per motivi personali e professionali, i due medici del distretto sanitario che nelle settimane scorse avevano garantito il servizio nel pre-traige dell’ospedale. E’ in attesa la loro sostituzione che si lascia ancora desiderare. Risolto quindi il problema dei tamponi domiciliari, che rischiavano di restare bloccati dallo scorso 25 aprile, adesso c’è da risolvere questo secondo problema. Sono una sessantina i pazienti sulmonesi e di altri centri del comprensorio che devono sottoporsi al secondo test per accertare la loro condizione di salute o per avviare a conclusione il percorso di negativizzazione dal coronavirus.
Quindi è urgente risolvere questo problema. Mentre nel resto dell’Asl 1 tutto procede regolarmente, negli ospedali dell’Aquila e di Avezzano.
(fonte reteabruzzo)
 
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