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Giovedì 23 Aprile 2020 - Sant'Adalberto di Praga, Vescovo e martire
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Il tempo... ieri - Giornata piovigginosa con nebbie mattutine e nuvole basse. La pioggia, sottile e calma, è stata presente fino a sera. Brevi spiragli di sole nel pomeriggio. Temperature
in calo: mass. 9,3°; min. 7,3°C; attuale 7,4° (ore 23,30).
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evento del giorno
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Oggi GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO
Come celebrarla in tempo di coronavirus
con i Parchi Letterari
I Parchi Letterari partecipano alla diretta streaming organizzata da “Leggere:tutti” dalle 10:00 alle 20:00 con scrittori, attori e registi. Si segnala che alle ore
14:55 Gianni Zagato presenta PIACERE … D’ANNUNZIO con interventi di Giordano Bruno Guerri, Maurizio Serra e Stanislao de
Marsanich, presidente de I Parchi Letterari. Da dieci anni il mensile
Leggere:tutti organizza “Una Nave dei libri per Barcellona” in occasione della “Festa di San Giorgio, i libri e le rose” che si tiene oggi nella città catalana. A causa del Coronavirus nel 2020 non avrà luogo la traversata verso Barcellona con la Nave, ma si potrà comunque “Navigare con i libri e le parole”.
“Leggere:tutti” ha chiamato tutti coloro che sono stati, o sarebbero stati nel 2020,
protagonisti sulla “Nave dei libri” ad un grande evento in diretta per tutta la giornata con interventi,
presentazioni di libri, esibizioni musicali e teatrali che potranno essere
seguiti tramite su Skype e YouTube.
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libri
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letture
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LA "PESTE DI Palermo" (1575-1576)
In “Informatione del pestifero et contagioso morbo”
di Giovan Filippo Ingrassia (Parte IV)
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Il diffondersi improvviso della peste con la crescita del numero dei morti in circa un mese
indussero le autorità a provvedimenti più drastici, maturando la convinzione, sulle deduzioni del protomedico Giovan
Filippo Ingrassia, che il morbo con cui lottare derivava da una pestilenza di
origine contagiosa. Si emise un bando che «si prohibisse ogni conversatione, donde ne potesse nascere ampliation di
contagio. Per lo che si levarono le schole publice, et i larghi, et lunghi
visiti, che si solevano fare per li morti, et per gli infermi. Si prohibirono
anco i venditori ad incanti, et i vaganti per la Città». Ai mendicanti fu concessa per due ore al mattino, sino a ora di pranzo, la
possibilità di "andare a buscarsi loro limosine, et non escano più il giorno", alle meretrici fu proibito di uscire di casa per almeno due mesi e
di ricevere uomini a casa, specialmente «forestiere non conosciuto». Si procedette al "barreggiamento" (isolamento) a tappeto: chiunque avesse in
casa un infermo di «mal contagioso» doveva immediatamente sotto pena della vita rivelarlo al deputato del suo
quartiere, che avrebbe provveduto a barreggiare e sequestrare quella casa,
inviando l’infermo all’ospedale della "Cubba" e i familiari al borgo di Santa Lucia: una pratica di
isolamento che colpiva soprattutto i più poveri, che vivevano in tuguri dove non c’era ventilazione, né possibilità di praticare la purificazione degli indumenti. Soltanto ai ricchi, che vivevano
in case più confortevoli, poteva concedersi di rimanere nelle proprie case e non andare al
borgo, a condizione che la casa fosse «commoda, con più corpi con astraco scoperto, o almen ampio cortile, pozzo et pila per potervi
sciorinar le loro robe, et profumare senza pregiudizio de i vicini»; e che gli interessati fossero in grado di pagarsi le due
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guardie preposte alla sorveglianza. Si barreggiarono anche i conventi di San
Domenico e di San Francesco d’Assisi, dove tra i frati si erano verificati casi di peste. Le case barreggiate
venivano sequestrate, sorvegliate da guardie, nessuno poteva avvicinarsi; in
presenza di un morto di peste gli indumenti infetti e il letto del malato
venivano bruciati. Molti aggiravano l’obbligo di consegnare la propria “roba”, alla quale tenevano più della vita stessa. Lo stesso Ingrassia alle autorità raccomandò di usare «maggior rigore et minor misericordia (poi che questa sarà la più grande misericordia)… non risparmiando robe di brucciare né havendo rispetto a persone»
In un successivo bando dell’8 novembre 1575 fu disposta una ricompensa di 25 scudi «di beveraggio» e l’indulto di qualche pena commessa a tutti coloro che avessero denunziato casi di
infermi non rivelati. Per ogni casa infetta si sarebbe barreggiato tutto il
cortile a seconda della gravità della situazione: le persone infatti solevano entrare e uscire da ogni cortile
da una stessa porta, ma soprattutto si servivano di uno stesso pozzo e di una
stessa pila per lavare. Inoltre le donne che abitavano i cortili, dette «cortigliare», ossia «donne molto curiose di saper i fatti d’altri», per lo più al minimo mal di testa di un vicino di casa correvano a informarsi e a
curiosare, tanto che «non basterebbe il Diavolo
a farle quiete» dovevano riferire alle autorità.
Oltre al "barreggiamento", constatato il numero crescente dei morti e dei
contagiati, il protomedico Ingrassia, relazionando ai Pubblici Ufficiali e ai
membri della Deputazione, suggerì: «di far un altro Hospedale: il quale chiama(n)o in Italia Lazareto. Per quei che
vengono ammorbati co(n) q(ue)ste pustole, o anthraci, o ver bubo(n)i. r.g. (Continua)
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Claudio Petruccioli
L’AQUILA 1971
anatomia
di una sommossa
Quarant’anni fa anche in Abruzzo, oltre che in Calabria, ci fu la "guerra del capoluogo".
L'autore, all'epoca non ancora trentenne, in Abruzzo era segretario regionale
del Pci, inviato da "Botteghe oscure". Ricostruisce oggi quei fatti in un
racconto che diventa riflessione e rievocazione: su un periodo della vita
politica e civile d'Italia, sui comunisti quando il loro partito era il "grande
partito", sui loro slanci e pregiudizi, su una regione dai forti caratteri e
dalle straordinarie bellezze, con trasporti pessimi e una cucina eccelsa. Sullo
sfondo, gli straordinari anni '60, vissuti fra università e politica, fra partito comunista e "sessantotto". Quel decennio si chiude il
12 dicembre 1969, con la bomba di Piazza Fontana a Milano. Gli sguardi degli
italiani, non solo dei più giovani, fin lì limpidi e fiduciosi, si velano e incupiscono. Il racconto è a cavallo di quel passaggio. Questo libro ricostruisce le vicende che
accompagnarono la scelta del capoluogo in Abruzzo dopo le prime elezioni
regionali del 1970.
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abruzzo
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Salgono a 2733 i casi positivi
al coronavirus in Abruzzo
Salgono a 2733 i casi totali di Coronavirus accertati in Abruzzo dall'inizio della
pandemia, un aumento di 66 casi su un totale di 1418 tamponi. 309 pazienti (-9
rispetto a ieri) sono ricoverati in ospedale in terapia non intensiva (45 in
provincia dell’Aquila, 85 in provincia di Chieti, 128 in provincia di Pescara e 51 in provincia
di Teramo); 35 in terapia intensiva (9 in provincia dell’Aquila, 5 in provincia di Chieti, 12 in provincia di Pescara e 9 in provincia di
Teramo), mentre gli altri 1764 sono in isolamento domiciliare sotto controllo
dell’Asl.
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turismo
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APPELLO DEGLI OPERATORI TURISTICI
AI SINDACI: SUBITO AZZERAMENTO
TASSE E TRIBUTI LOCALI
al settore del turismo, insieme
a quello della ristorazione e bar
Un pacchetto di proposte, a cominciare dall’azzeramento di tasse e tributi locali, accompagnato da un appello alle
istituzioni del territorio, è stato presentato ai sindaci del comprensorio e ai consiglieri regionali
Marianna Scoccia e Antonietta La Porta dai rappresentanti del comparto
turistico di Sulmona e del Centro Abruzzo. “Dal giorno del decreto, che di fatto ha chiuso e bloccato tante attività, è trascorso tempo, ma lentamente oggi ci avviamo con cautela a parziali
riaperture. Le varie ipotesi dei regolamenti che si dovranno attuare, sono
molto restrittive ed è pensiero comune che non consentiranno di lavorare da subito a pieno regime – scrivono i rappresentanti del comparto turistico – Il settore del turismo, insieme a quello della ristorazione e bar, è il più colpito nonché il settore che ne ha risentito per primo e che probabilmente ne uscirà per ultimo”. Per questi motivi “occorre un sostegno immediato alle attività alberghiere e di ristorazione che hanno resistito fino ad ora al blocco delle attività dovuto al covid e che altrimenti potrebbero non riuscire a sostenere le
innumerevoli difficoltà post riapertura”. Gli operatori del settore rivolgono un appello ai rappresentanti istituzionali
perchè si facciano portavoce delle loro istanze, “adoperandosi a favorire e accogliere queste istanze in ambito politico e
istituzionale”. Oltre all’azzeramento di tasse e tributi vengono proposti lo snellimento nelle pratiche
burocratiche per la concessione di aree pubbliche esterne da adibire alla
somministrazione, l’erogazione una tantum a fondo perduto di un contributo proporzionato al
fatturato 2019 (sull’esempio della Germania), misure a sostegno del credito concesso dal sistema
finanziario locale (banche, confidi e fondazioni) e ammortizzatori sociali per
i dipendenti.
(fonte, reteabruzzo)
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fratelli d’italia
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DAI CONSIGLIERI DI FDI AL COMUNE
DI SULMONA: GIUSTA LA SCELTA
PER HOTEL CRISTALLO ALL’AQUILA
INVECE DI VILLA GIOIA DI SULMONA
Il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia al Comune di Sulmona ritiene giusta la scelta dell’Asl di destinare l’Hotel Cristallo dell’Aquila ad ospitare pazienti covid in convalescenza. Ritengono, invece, sbagliata
la polemica aperta dalla sindaca di Sulmona, perché quella a disposizione all’Aquila, oltre ad essere di proprietà pubblica, è anche poco distante dall’ospedale San Salvatore, presidio Covid.
«Il sindaco Casini – sottolinea il gruppo – ha protestato allorquando nel nostro ospedale è stato ricoverato, solo momentaneamente, qualche paziente colpito dal
coronavirus, ribadendo che l’Ospedale di Sulmona deve essere no-covid, cioè chiuso ai pazienti infetti; non si comprende pertanto come si possa poi
pretendere di ospitare pazienti dimessi dall’ospedale dopo il contagio, ed in attesa di negativizzazione, in una struttura di
Sulmona quando, in caso di loro aggravamento, non possono poi essere portati
nel nostro presidio ospedaliero, ma ricoverati a L’Aquila, con i rischi dei ritardi dovuti al viaggio e con i problemi che sorgono
per il trasporto di tali pazienti, che impongono l’utilizzo di costosi dispositivi di protezione individuale e sanificazione delle
ambulanze».
«Il sindaco Casini - prosegue il gruppo - solleva la polemica sul mancato
utilizzo di Villa Gioia, alla cui proprietà aveva forse ed ingiustificatamente dato assicurazioni al riguardo, senza
chiarire che si tratta di struttura
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privata, che sarebbe stata pagata con denaro pubblico. In questo caso occorreva
procedere ad attività amministrativa di evidenza pubblica, onde consentire a qualsiasi soggetto
privato di rispondere alla richiesta, e ciò non appare dalla lettura degli atti. Non si comprende pertanto tale preferenza
ed il Sindaco Casini è chiamata a chiarirlo. Spiace che nella polemica inopportunamente trasformata,
in un momento di grave emergenza sanitaria, in rivendicazione di natura
territoriale, siano stati trascinati numerosi amministratori locali che a tali
riunioni non hanno preso parte. Se il sindaco Casini, oramai in scadenza di
mandato, tenta di riacquisire una perduta credibilità agli occhi della comunità sulmonese, che ha ricevuto solo danni da una pessima attività amministrativa dell’attuale primo cittadino, ha certamente errato nella mira».
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forestabruzzo
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APPELLO PER IL RILANCIO
DEL SETTORE FORESTALE
ai componenti della Giunta
e del Consiglio regionale
L’epidemia di Coronavirus sta mettendo in ginocchio l’economia italiana. È facilmente prevedibile che gli effetti devastanti dell’epidemia
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sull’economia reale si vedranno maggiormente quando questa pandemia avrà fatto il
suo corso e il Paese tenterà di tornare alla normalità.
In questo scenario, il settore forestale della nostra regione, già provato da
decine di anni di assenza di una concreta politica finalizzata al suo sviluppo
e dal perversare di un delirio burocratico, tanto da trasformarlo da comparto
trainante dell’economia regionale a comparto oggi quasi irrilevante, rischia un’ulteriore marginalizzazione...
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dal pnalm
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Evade la lupa finita
in un pozzo, come fece l’orso Papillon
La buona, anzi ottima, notizia è che la lupa salvata sabato scorso perché finita in un pozzo nei pressi di Roccaraso, fuori dal Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dopo un volo di oltre 5 metri, sta bene, molto bene, al
punto da riuscire a ritrovare da sola la libertà. La storia è nota: sabato scorso un ragazzo di Roccaraso, allertato dai suoi cani mentre
stava lavorando nei pressi del proprio orto, ha scoperto che all’interno dell’antica neviera posta ai bordi del paese era finito un lupo. Allertati subito gli
uomini della Stazione Carabinieri Forestali per cercare di salvare l’animale e accertata l’impossibilità di tirarlo fuori dal pozzo senza anestesia, visto che era vivo, gli uomini dell’Arma chiedevano aiuto al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise che nel giro di poco tempo organizzava e mandava sul
posto la propria squadra di veterinari. Nonostante il buio e le condizioni
certamente non facili, e anche grazie all’aiuto dei privati, il lupo veniva tirato fuori dal pozzo. Verificata l’assenza di ferite, ma ovviamente nel dubbio che potesse avere lesioni interne
visto il salto nel vuoto oltre ad un evidente stato di stress, si decideva di
trasportare la femmina di lupo di circa 4-5 anni presso le strutture del PNALM
a Pescasseroli.
Domenica mattina la lupa è stata spostata dalla gabbia in cui era stata ricoverata per la notte ad un
recinto ampio e spazioso per ridurre lo stress, anche in relazione al fatto che
in questo periodo non ci sono visitatori. Subito dopo il risveglio l’animale mostrava segni di vitalità e veniva pertanto lasciato tranquillo.
Verificate le buone condizioni complessive si decideva di riportare il giorno
dopo il lupo in Natura, riducendo così lo stress. La mattina di lunedì la “bella” scoperta: la lupa aveva letteralmente tranciato i fili da 6 mm del recinto
elettrificato e reciso la rete, riconquistando la libertà. Nonostante le ricerche accurate da parte di tecnici e Guardiaparco, nei due
giorni trascorsi dalla fuga, della lupa nessuna traccia, a dimostrazione che è riuscita a riconquistare la piena libertà.
“La brutta avventura della caduta nel pozzo sarà un utile insegnamento per tutti –
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commenta il Direttore del Parco - per la lupa che se ne terrà debitamente a distanza, ma anche per noi che dobbiamo fare ancora tantissimo
per intensificare l’azione di messa in sicurezza di strutture abbandonate anche e soprattutto fuori
dai confini del Parco (in questi giorni abbiamo definito l’intervento sui grandi pozzi di Collelongo) onde evitare il ripetersi delle tante
tragedie vissute negli ultimi anni. Alla lupa, curata e rifocillata auguriamo
un buon ritorno alla vita selvatica. A noi non resta che risistemazione il
recinto”.
(Comunicato Stampa del Pnalm)
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