Giovedì 26 Marzo 2020 - Santi Montano e Massima, sposi, martiri

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ANALOGIE E DIFFERENZE
TRA LA PESTE DI FIRENZE E QUELLA DI MILANO
nel Decameron e nei Promessi Sposi
Boccaccio fu diretto testimone della peste di Firenze del 1348. Egli vide morire suo padre, la matrigna Bice, lo zio Vanni, restando solo con Iacopo, il fratello minore, di otto o nove anni. Se ne andarono anche alcuni suoi cari amici.
Manzoni studiò la peste di Milano del 1630 dai libri storici dell'epoca, e ne fa un espediente letterario, perché i due promessi possano rincontrarsi e soprattutto perché la Provvidenza possa fare giustizia, con la morte di Don Rodrigo, uomo potente in terra, ma nullità di fronte a Dio.  
Nel Decameron questa ha invece un ruolo di "contestualizzazione storica", di cornice al racconto, e dopo la premessa, quando i giovani cominciano a novellare, non se ne parla più, a differenza del Petrarca che la ricorda in diverse sue opere.
Manzoni condanna l’idiozia delle autorità e l’irrazionalità delle folle che sentono il bisogno di trovare un capro espiatorio nella figura immaginaria degli “untori”, mentre Boccaccio si serve della similitudine del fuoco, per parlare di un contagio inarrestabile.
Entrambi, però, descrivono l’assoluta incapacità dei governanti di affrontarla. Per loro l’epidemia è come un terremoto, è una forza della Natura contro cui l’uomo non può nulla. A nulla possono preghiere e processioni. A non fermarla contribuiscono editti
imperfetti, trascuranza nell’eseguirli e destrezza nell’eluderli.
Entrambi descrivono la perdita della morale comune, la mancanza di rispetto per i morti e una società in preda ai "birboni". Quando la pestilenza divenne sempre più feroce, persino i funerali presero a scarseggiare: non lacrime, non preti, non ceri. I malati di peste venivano rinchiusi nei lazzaretti, ove spesso morivano. Gli orfani, a Firenze, venivano raccolti nel convento di Santa Maria Novella dei quali si prendevano cura i frati. 
Le due pestilenze condividono molti tratti epidemiologici e le cause della loro diffusione. Entrambe sono bubboniche e provengono da agenti esterni, favoriti da carestie e guerre.
Queste in breve, senza entrare compiutamente nei dettagli, le analogie e le differenze fra la peste di Firenze del 1348 e quella di Milano del 1630.
Mi piacerebbe che alcuni dei lettori cogliessero le analogie e le differenze tra queste due pestilenze e la pandemia che stiamo vivendo.
La peste, a cicli ricorrenti, ha investito  l'Europa fin dal 542 con quella, detta di Giustiniano. La Peste di Atene del 430. a.C., descritta dallo storico Tucidide, si diffuse nei Paesi del Mediterraneo Orientale. Vi riporterò anche questa, sperando che sia gradita ai miei 25 lettori, di manzoniana memoria. R.G. 
Enrico Di Carlo
Gabriele d’Annunzio
e l’enogastronomia della memoria

Per un personaggio poliedrico, eccentrico, come Gabriele d’Annunzio, che fece - per sua stessa ammissione - della propria vita un’opera d’arte, potrebbe apparire marginale o addirittura trascurabile passare in rassegna le testimonianze sui rapporti con la gastronomia della regione nativa. Ma, evidentemente, non è così perché quello che conta in d’Annunzio è l’essenzialità storica della cucina abruzzese: una essenzialità fatta di calore umano, di ricordi di tempi lontani, di sentimenti, di affetti familiari, di nostalgia per il tempo perduto e non ritrovato.
Ed è proprio la nostalgia la chiave di lettura, il filo rosso che lega tra loro il salamino pepato della Maiella, le triglie allo spiedo, il cacio vermicoloso, il brodetto di pesce alla vastese, i maccheroni alla chitarra, preparati con una “specie di arpa cuciniera a sezione rettangolare, e che si suona con le mani in piano orizzontale”.
È la nostalgia per la sua Terra, che si fa sempre più struggente col passare degli anni, fino a diventare malinconia nel Notturno e nel Libro segreto.
A questi motivi si ricollegano i frequenti richiami della memoria: il profumo del pane recente “che si spandeva dal forno di Flaiano”, “la zuppa rustica all’uso del paese, ricca di zenzero, colorita e odorante”, il cacio pecorino, la “porchetta d’oro” regalatagli dal ministro Giacomo Acerbo. Per lui questi elementi semplici, di una cucina realmente povera, rappresentano il pretesto per recuperare un rapporto lontano con la sua Terra e la sua gente.
 
   abruzzo
Salgono a 813 i casi positivi
al coronavirus in Abruzzo

Una nuova impennata di casi in Abruzzo che hanno portato il totale a 813 casi positivi al Covid 19. Sono ricoverati in ospedale in terapia non intensiva 248 persone: 29 in provincia dell’Aquila, 41 in provincia di Chieti, 141 in provincia di Pescara e 37 in provincia di Teramo; 59 persone in terapia intensiva: 9 in provincia dell’Aquila, 12 in provincia di Chieti, 32 in provincia di Pescara e 6 in provincia di Teramo; sono in isolamento domiciliare con sorveglianza attiva da parte delle
Asl 431 persone.
 
   corale gran sasso
“L’ELLERA”, AMORE
E MALINCONIA NEL VIDEO
DELLA CORALE GRAN SASSO

In attesa di ritrovarsi in un abbraccio che riunisca le voci di tutti, la Corale Gran Sasso, storica formazione della città dell’Aquila, vuole riproporre i video realizzati nel progetto per il decennale del sisma “Top 10 Folk – Storie cantate per immagini”.
10 registi hanno interpretato altrettanti brani del nostro folklore. Può essere per tutti occasione di ascoltare canti della nostra tradizione, visionare questi video originali realizzati con spirito di amicizia e di sensibilità verso la città, conoscere un po’ meglio il dialetto aquilano, scoprire e riconoscere luoghi e personaggi attraverso le immagini, ma soprattutto si può cantare con la Corale.
Virtù Quotidiane pubblica i 10 video, uno al giorno  
per dieci giorni. Il terzo è “L’Ellera”, di Matteo De Santis. Testo di Guido Petroni, musica di Giacomo De Medio. Elaborazione corale e strumentale di Paolo Mantini, esecuzione Associazione Corale Gran Sasso. Carlo Mantini, direttore. Per il video: https://youtu.be/9j0nO5a4jJ8
 
   dantedì
DANTEDÌ: UN VIDEO SU YOUTUBE  DEL CORSO SERALE
MESSAGGIO DI SPERANZA 
IN 4 LINGUE CON LA DIVINA COMMEDIA

Anche il corso serale dell’Aterno Manthoné di Pescara aderisce al primo Dantedì, l’iniziativa lanciata dall’Accademia della Crusca, e in particolare dal presidente emerito, Francesco Sabatini, nostro corregionale, e dal ministero dell’Istruzione.
L’emergenza CoronaVirus non ha fermato studenti e docenti dell’Istituto tecnico statale guidato dalla professoressa Antonella Sanvitale.
Sei docenti e undici studenti hanno registrato, ognuno da casa, una video-lettura dei canti primo e trentaquattresimo dell’Inferno del sommo poeta Dante Alighieri.Il video è presente su YouTube a questo link:
https://www.youtube.com/watch?v=Qd_EXkjIDJ0&t=8s
e propone, oltre alla versione in italiano, anche le traduzioni in inglese, francese e spagnolo, lingue studiate nel corso serale.  Un messaggio idealmente inviato a tutto il mondo. La scelta dei canti da recitare è stata mirata a dare un senso di speranza in questi giorni drammatici. Quindi l’ingresso del Poeta nell’Inferno – con il celeberrimo attacco “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai in una selva oscura” – per poi
finalmente uscirne – “E quindi uscimmo a riveder le stelle”.
All’iniziativa hanno preso parte gli studenti: Caterina Anello, Mohamed Chaid, Diana Ciccodemarco, Monia Evangelista, Barbara Mammarella, Salustiana Belen Marte, Sara Marusco, Gabija Menichini, Jonathan Michelucci, Daniele Rugieri, Gina Watson; e le docenti: Paola Colarossi, Marina Di Crescenzo, Sara Nardicchia, Roberta Polimanti, Mariadaniela Sfarra, Jennyfer Viola. (Marina Di Crescenzo)
 
   donne del vino
DONNE DEL VINO
di tutte le regioni italiane

Turismo del vino virtuale per viaggiare con la fantasia in attesa di poterlo fare veramente. Ecco cosa propongono le 900 Donne del Vino di tutte le regioni italiane che nei prossimi giorni, inonderanno la rete con le immagini delle loro cantine e dei loro vigneti. Tanti video, collegati dall’hashtag #ledonnedelvinoconvoi, che vogliono incoraggiare a resistere chi è chiuso in casa durante l’emergenza Covid-19.
Video che trasmettono passione per il proprio lavoro ma soprattutto il coraggio di donne dallo spirito combattivo che non hanno intenzione di piegarsi alle difficoltà create dall’epidemia. Testimonianze, vere, dirette, di vita vissuta, fatte in modo artigianale dalle stesse protagoniste che parlano in prima persone e forse per questo emozionano.
Propongono una “fuga” virtuale nel mondo del vino ai winelovers che normalmente, con la primavera, arrivavano nelle cantine, nelle enoteche, nei ristoranti con l’intenzione di scoprire grandi bottiglie e invece
quest’anno devono stare in casa. Un appuntamento rimandato dicono le Donne del Vino con sguardo fiducioso verso il futuro: «Non mollate e state a casa, siamo con voi e vi aspettiamo presto!».
 
   asl n. 1
Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila assume
33 operatori socio sanitari per affrontare
l’emergenza Coronavirus

L’Azienda Sanitaria Locale Avezzano-Sulmona-l’Aquila ha provveduto a deliberare l’assunzione a tempo indeterminato, mediante la procedura di reclutamento speciale (cosiddetta stabilizzazione ex Legge Madia), di 33 operatori socio sanitari. Si tratta di personale ex dipendente, attualmente non in servizio, il cui reingresso andrà ad incrementare l’organico delle strutture sanitarie aziendali che, in questo difficile momento, sono impegnate a fronteggiare la grave situazione di emergenza  
provocata dall’epidemia da Covid-19. L’assunzione di tali unità sanitarie, tra l’altro di provata esperienza, permetterà di potenziare, in particolar modo, i servizi maggiormente coinvolti nella gestione della crisi. “Questa Azienda, pur nella grave criticità del momento, avviando e portando a termine la suddetta procedura, ha ritenuto assolutamente doveroso approntare ogni sforzo per cercare, comunque, di fornire una adeguata risposta alle pressanti e contingenti richieste assistenziali del
territorio. Questa iniziativa rappresenta un concreto riscontro alle legittime aspettative dei lavoratori e costituisce un ulteriore tassello per il potenziamento dell’organico aziendale”.
 
   pd sulmona
Dal PD Circolo di Sulmona
suLL’Ospedale Civile

Apprendiamo indirettamente dal comunicato stampa della sindaca di Sulmona che intenderebbe, fra le altre cose, “attrezzare uno spazio di osservazione in sicurezza per pazienti sospetti Covid in attesa di esito di diagnosi e prima di essere inviati nei Centri Covid regionali per la definitiva presa in carico”. Poiché più forze politiche e più sigle sindacali chiedono che l’Ospedale di Sulmona, come dai primi interventi della stessa sindaca, resti centro No-Covid, richiamiamo la nostra lettera aperta e ribadiamo ancora una volta che ci mettiamo a disposizione per realizzare tutto quanto necessario al fine di potenziare la struttura per sgravare tutti gli altri Ospedali regionali dove purtroppo sono presenti numerosi casi positivi al virus. E’ incomprensibile difatti anche tecnicamente il riferimento allo
“spazio di osservazione in sicurezza” e siamo certi che si tornerà a ragionare esclusivamente in termini di posti letto Covid o No - Covid. Nel non dimenticare peraltro che in Consiglio Regionale siedono due rappresentanti dell’intero comprensorio, chiediamo anche a loro di intervenire presso l’assessore alla sanità Nicoletta Verì affinché si faccia la dovuta chiarezza ed il nosocomio di Sulmona venga definitivamente classificato No – Covid. Nessuno può contestare difatti che altri e ben più attrezzati nosocomi, quali quelli in cui è presente il reparto di malattie infettive ed in cui sanitari hanno esperienze pregresse, possano costituire un riferimento ben più certo nello stesso interesse delle persone colpite e di chi si trova a stretto contatto con loro, ovvero operatori ed altri pazienti della terapia intensiva e di altri reparti.
Il segretario Franco Casciani, la presidente Teresa Nannarone 
 
   storia in cronaca
I paesi della Valle del Sagittario in cronaca sul quotidiano "Il Centro d'Abruzzo"
dal 26 agosto 1986 al 10 Luglio 1987 con gli articoli di Roberto Grossi
Ordinanza a Villalago
La Plastica messa al bando

VILLALAGO - Per la salvaguardia del territorio, soprattutto delle zone lacustri , dove maggiore è l'afflusso turistico, il comune di Villalago d'intesa con quello di Scanno, ha deliberato di vietare l'utilizzo, per i rifiuti solidi, di sacchetti di plastica non biodegradabili. Il provvedimento si è reso necessario, perché l'uso indiscriminato di questi, sta compromettendo il corretto rapporto con l'ambiente naturale. Il territorio più vicino alle zone di richiamo turistico, ha una "fioritura" continua di queste buste, gettate sconsideratamente tra le siepi. A Villalago, nel periodo estivo, è stato rilevato un enorme aumento di rifiuti solidi urbani, racchiusi nei sacchetti di plastica, giornalmente depositati negli appositi cestino e poi portati dagli addetti alla discarica pubblica.
L'amministrazione, per proteggere il territorio da ulteriore degrado, è intervenuta a proibire l'uso di buste non biodegradabili per i rifiuti. I titolari degli esercizi commerciali di qualsiasi settore merceologico sono obbligati - come si legge nell'ordinanza - a premunirsi entro un anno di sacchetti biodegradabili. Secondo il sindaco Piantadosi, i principi che hanno determinato il provvedimento sono in sintonia con le direttive Cee sui rifiuti urbani e con la normativa del decreto ministeriale n. 356/84 che dispone il divieto di usare buste di plastica dal 1° gennaio 1991. Roberto Grossi

Articolo del 3 Maggio 1987


Il divieto non è stato mai fatto rispettare. Nessuno mai è andato a controllare “le buste” dei tanti turisti, che le lasciavano vicino le rive o le buttavano tra i cespugli.
 
Alta Valle del Sagittario