Lunedì 02 Ottobre 2017 - Il Santo del giorno: Santa Giovanna Emilia De Villeneuve, Religiosa e fondatrice
 

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   scanno
 
   comunicato dal parco
 
 
    editoriale
    scanno
    da ancona
Il PERSONALE DEL PARCO
LIBERA UN’ORSA DA UN CAVO
D’ACCIAIO AL COLLO

Si tratta di un laccio tipicamente usato dai bracconieri
La scorsa notte, il personale del Parco, nel territorio del Comune di
Campoli Appennino, ha catturato una femmina di orso con un laccio al
collo. L’orsa è stata liberata dal laccio, curata e rilasciata.
Alla fine dello scorso mese di novembre era stata segnalata al personale
del Parco la presenza di un individuo di orso che presentava attorno al
collo un cavo d’acciaio. L’individuo era stato filmato dall’Associazione
Salviamo l’Orso nell’ambito della collaborazione con Regione Lazio,
durante il monitoraggio della popolazione nelle aree esterne al Parco. A
seguito della segnalazione, il personale del Parco effettuò molti tentativi
di avvistamento e cattura che non diedero il risultato sperato di liberare
l’orso dal cavo d’acciaio. Le attività di monitoraggio sono poi riprese in
primavera attraverso l’uso di videotrappole. L’individuo è stato finalmente
avvistato durante le attività di conta delle femmine con piccoli alla fine di
agosto dai Carabinieri Forestali del reparto di Picinisco e questo ha
permesso di intensificare e circoscrivere l’attività di monitoraggio nel
corso della quale l’orso è stato nuovamente avvistato e filmato più volte.
Sono stati immediatamente allestiti diversi siti di cattura e venerdì 23
settembre si è avuta la certezza che uno di questi era stato frequentato
dall’orso con il laccio. La squadra di cattura del Parco, composta dal
veterinario, dai tecnici del servizio Scientifico e dalle Guardie del servizio
di Sorveglianza, si è immediatamente attivata per la cattura, le cui
operazioni si sono protratte per 6 giorni consecutivi. La scorsa notte è
stato catturato l’orso che presentava una corda d’acciaio, tipicamente
usata dai bracconieri, e un’ampia ferita al collo causata dal laccio che,
legato a cappio, aveva iniziato a incidere i tessuti sottostanti.
Il Veterinario del Parco ha provveduto a liberare l’orsa dal laccio, a curare
la ferita e a somministrare i farmaci necessari. Le operazioni di cattura si
sono svolte senza alcun problema per l’animale. Si tratta di una femmina
di orso, di oltre 10 anni e del peso di circa 80 Kg.
Il quadro rilevato dal veterinario e il trattamento effettuato (rimozione
laccio, pulizia e disinfezione locale e terapia generale), hanno permesso
l’emissione di una prognosi favorevole, risolvibile in 2-3 settimane, e
quindi l’animale è stato rilasciato sul posto della cattura, con
intensificazione del monitoraggio foto-video per valutare l’evoluzione.
Il Servizio di sorveglianza ha inviato la notizia di reato alla Procura di
Cassino, competente per territorio. I cavi d’acciaio, del tipo rinvenuto
sull’orsa, infatti, vengono generalmente utilizzati dai bracconieri, che li
pongono lungo punti di passaggio della fauna selvatica attendendo che
un animale rimanga intrappolato al collo. Probabilmente l’orsa, nel
momento in cui era rimasta imprigionata nella trappola dei bracconieri,
era riuscita a rompere l’ancoraggio del cavo d’acciaio liberandosi, mentre
non è poi riuscita a sfilarsi lo stesso dal collo. Il cavo di acciaio le aveva
provocato una profonda lesione che l’avrebbe certamente condotta a uno
stato sempre maggiore di debilitazione e quindi a una probabile morte
prematura. “Questo episodio-afferma il Presidente del Parco Antonio
Carrara – è di una gravità inaudita. La pratica di apporre lacci per
bracconare animali di grossa taglia è purtroppo ancora molto frequente:
l’animale che vi rimane intrappolato muore di solito per soffocamento, per
gravi amputazioni o per le estese e profonde ferite riportate. Se da una
parte il salvataggio di questa femmina di orso bruno marsicano ci rende
orgogliosi e ci spinge a lavorare ancora con maggiore tenacia per la
tutela e la conservazione di questa specie gravemente minacciata proprio
da cause direttamente o indirettamente legate all’uomo, dall’altra non
possiamo non denunciare la necessità di azioni più incisive per prevenire
e reprimere la pratica del bracconaggio che mette continuamente a
rischio la sopravvivenza degli orsi”.
SCANNO - Nei giorni da venerdì 29 settembre a domenica 1 ottobre
2017 si è svolto al Park Hotel la decima edizione delle “Giornate
Angiologiche Scannesi” con l’intento di continuare nella tradizione di
incontri annuali per quanti si interessano di patologia vascolare.
La scelta di Scanno è dettata dal fatto che per molti anni questo luogo è
stato frequentato e particolarmente amato da Mauro Bartolo, uno dei
Creatori dell’Angiologia italiana e Maestro di molti angiologi. Dal punto di
vista scientifico l’evento rappresenta uno degli incontri istituzionali,
organizzati dalla SIDV GIUV, Società Italiana di Diagnostica Vascolare e
presieduti dal prof. Luigi Antignani. Ogni anno, e quest’anno ricorre il
decennale, sono stati affrontati temi diversi, con particolare attenzione
alle novità emergenti in campo medico.
Particolare risalto è stato dato quest’anno agli “Stent arteriosi” e sui nuovi
“Anticoagulanti orali”. Prima delle relazioni finali, sabato 30 settembre, è
stata data la parola al giovane medico Evio Mancini di Scanno, che ha
presentato la sua tesi di laurea, discussa nel luglio scorso, su
“Ipertensione da camice bianco”, un’attento studio su 1200 pazienti,
effettuato nell’ospedale civile di Chieti. Lo studio è stato molto
apprezzato ed è stato ritenuto di grande utilità per valutare rischi e cure.
E’ stato valutato degno di  ricevere il “Premio Mauro Bartolo”. Al giovane
medico abbiamo chiesto il suo parere a riguardo. Ci ha risposto di
sentirsi onorato e gratificato per il Premio, assegnatogli da medici di
chiara fama e questo riconoscimento è il viatico necessario per affrontare
la professione medica e soprattutto perché è sua intenzione
specializzarsi in cardiologia. La cerimonia di consegna si è svolta
durante la cena sociale.
A conclusione c’è stato un interessante dibattito su “La promozione della
salute”. Tutti gli interventi hanno focalizzato la necessità che le strutture
mediche si attrezzino per prevenire le malattie e ci sia un raccordo tra
ospedalieri e medici di base per dare risposte certe ai cittadini. Per ultimo
è intervenuto il sociologo, prof. Paolo De Nardis. Facendo la summa di
quello che è stato detto, ha portato il problema sulla situazione sociale,
che registra una povertà sempre crescente e ambienti                        
X EDIZIONE DELLE “GIORNATE ANGIOLOGICHE SCANNESI”
IL PREMIO “M. BARTOLO”AL GIOVANE MEDICO
EVIO MANCINI DI SCANNO
ancor più malsani, che annullano il concetto di prevenzione. Occorre - ha
detto De Nardis - un intervento radicale dello Stato, per annullare le
sacche di povertà e potenziare le strutture diagnistiche anche nei piccoli
ospedali, più vicini al territorio, invece di chiuderli, come si cerca di fare
oggi. Domenica mattina, infine, si è tenuta nella piazza principale di
Scanno la “Giornata di prevenzione vascolare” durante la quale medici
specialisti sono stati a disposizione della popolazione per valutare
mediante l’uso di questionari, il “rischio vascolare”. E’ stato possibile
anche essere sottoposti ad una breve visita specialistica grazie alla
collaborazione dei volontari della CRI che hanno messo a disposizione
personale e autoambulanze.
 
IL LUNEDI’ DEL DIRETTORE
“Colloqui con se stesso”

L’imperatore filosofo Marco Aurelio (180 d. C.) ci ha lasciato un
testo scritto dal titolo “Colloqui con se stesso”, un vero e proprio diario  
con notazioni, appunti, considerazioni che ripercorrono la sua vita. E’
ritenuto uno dei capolavori letterari e filosofici di tutta la storia del
pensiero, scritto da un grande esponente dello stoicismo romano, inteso
come accettazione serena del proprio destino. L’ho ritrovato casualmente,
dimenticato tra una pila di libri mai catalogati, mentre cercavo un altro
testo. L’ho preso con cura e sono stato per circa un’ora a leggerlo.
Ho sottolineato questi pensieri: «Adatta te stesso alle cose a cui la
sorte ti ha assegnato. E ama, ma veramente, gli uomini coi quali il
destino ti ha unito … Il modo migliore per difendersi da un nemico è
non comportarsi come lui … È preciso dovere dell'uomo quello di
amare persino chi gli fa torto… Un re deve sapere che deve ben
governare e accettare di essere criticato … »

Da 28 anni dirigo un giornale locale. Le critiche al “Re” (a tutti i Re) non
sono mai mancate. E queste mi hanno procurato dissapori, inimicizie ed
offese. Per fortuna i “Re” cambiano!
Con “i monarchi” che hanno perso la corona son tornati buoni i rapporti
interpersonali, non essendoci più motivi di seguitare a nutrire dissapori.
Nello scorrere delle vicende umane dev’essere così, se si fa  parte di
una comunità, a cui sei legato non solo per nascita, ma anche per quello
che gli altri ti hanno dato e per tutto ciò che, a tua volta, hai donato come
umanità e cultura. I “Re” non sempre sono buoni governanti e se i sudditi
non si ribellano fanno un torto non solo a loro stessi, ma all’intera
comunità. A me dispiace quando qualcuno mi toglie il saluto (che poi
coinvolge parenti e affini), soprattutto se c’è stato un legame affettivo, di
simpatia, di stima, di condivisione di idee. Spesso succede per
eccessiva permalosità, o per malevoli interpretazioni di quello che si
scrive o si fa. “E’ preciso dovere dell’uomo - scrive l’imperatore Marco
Aurelio - quello di amare persino chi gli fa torto”. Collima con il pensiero
di Cristo. Gli storici ritengono che era tollerante con i Cristiani. Sotto il
suo impero ci furono delle persecuzioni (non sempre imputabili a lui), ma  
solo dopo pubbliche denunce. Permaloso lo sono anch’io e non riesco
ancora a difendermi da un “nemico” non comportandomi come lui.
Colloquiando con me stesso ho fatto voto di iniziare a seguire questa
massima, ricordandomi, però, che il “Re” va criticato, se i fatti lo
richiedono. (R. G.)
ESPRIMIAMO SDEGNO E AMAREZZA PER I FATTI DI BARCELLONA
 
IERI POMERIGGIO
l’insediamento
di suA eminenza
mons. Spina
nell’Arcidiocesi
di Ancona-Osimo
Domenica 24 settembre aveva salutato la comunità diocesana di
Sulmona Valva nella Cattedrale affollata di San Panfilo e ieri ha fatto il
suo ingresso nella Cattedrale di San Ciriaco ad Ancona, anch’essa
gremita, nella solenne Concelebrazione Eucaristica alle ore 17,00. Mons.
Spina vi è giunto via mare, partendo da Loreto e imbarcato nella
motovedetta della Capitaneria di porto di Ancona. Dalle montagne
d’Abruzzo al mare e alle colline marchigiane, ha seguito il suo mandato.
Ricevuto sul sagrato dalla sindaca della città e da altri sindaci, dalle
autorità militari, accolto da vescovi e cardinali e da mons. Edoardo
Menichelli, per il passaggio del Pastorale, dopo il bacio del Crocifisso, con
un caloroso applauso una nuova comunità ha espresso la gioia del suo
arrivo. Il cancelliere arcivescovile ha proclamato la lettura del mandato del
Santo Padre, che il 14 luglio l’aveva sciolto dalla Chiesa di Sulmona-
Valva per eleggerlo, essendo “fornito di una congrua                  
esperienza episcopale”, in quella di Ancona-Osimo, priva di Pastore per
le dimissioni di mons. Menichelli.
Mons. Spina, nell’omelia, ha espresso la sua riconoscenza al Papa e
ringraziato il cardinale che l’ha preceduto nella guida dell’Arcidiocesi, i
vescovi abruzzesi Bruno Forte e Giuseppe Petrocchi, tutte le persone
giunte da Colle D’Anchise, suo paese natìo, dagli altri paesi del Molise e
dell’Abruzzo.
Egli è il quinto nella guida dell’Arcidiocesi di Ancona-Osimo, unità
giuridica dal 1986, con 72 parrocchie. Il suo precedessore, mons.
Manichelli l’ha retta dal 2004. “Resterete sempre nel mio cuore e nelle
mie preghiere”, ha affermato riferendosi ai fedeli di Sulmona-Valva.
Il nostro ricordo è ricambiato con l’augurio e la preghiera per il suo nuovo
episcopato.
 
Celebrata a Scanno la festa
di San Francesco d’Assisi

A Scanno la statua di San Francesco è custodita nell’altare centrale di
sinistra della chiesa francescana di Sant’Antonio di Padova. La comunità
onora il Santo con la novena di preparazione alla festa, che viene
celebrata la domenica a ridosso del quattro ottobre, quando con la
celebrazione della messa fa memoria  del “Transito”, che è l’incontro del
Santo a “sorella morte” nel 1226. Un culto antico che,                              
a distanza di otto secoli, come ha detto padre Alfiere nell’omelia ieri sera,
è sempre di attualità. Una festa che si svolge in tono minore rispetto alle
altre per le esteriorità, una festa “poverella” come si diceva una volta, che
rispecchia l’umiltà del Santo, ma non per questo meno sentita. Due
lunghe fila di persone con le fiaccole accese hanno accompagnato la
statua nella processione che si è snodata lungo le vie del centro storico,
con la partecipazione delle confraternite, dei bambini di prima comunione
e presieduta da padre Alfiere che ha benedetto con la reliquia i fedeli
nelle varie soste. Una processione molto partecipata, che si è svolta con
ordine e devozione fino al rientro in chiesa alle ore venti.
A FRATTURA IL PREVISTO BALLO DELLA PUPA, CAUSA PIOGGIA,
E’ STATO RINVIATO AD ALTRA DATA