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Sabato 31 Dicembre - Il Santo del giorno: San Silvestro, Papa
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Il tempo... ieri - Temperature sotto lo zero per tutta la giornata. Correnti di aria gelida. Leggero spolvero di neve, ma
senza causare problemi. Notte stellata e di gelo. Temp: mass. -1,5°C; min. -2,2°C; attuale -3,8°C (ore 23,30)
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editoriale
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Un anno che muore
e un altro che arriva…
Quasi tutti gli editorialisti oggi tracciano nei loro giornali le linee dell’anno che se ne va. Come per il bicchiere riempito a metà, c’è chi lo vede mezzo vuoto e chi lo trova mezzo pieno. In tutti noi ottimismo e
pessimismo regolano la nostra vita psicologica, a seconda che sia stato più di peso il bene o il male che ci è toccato. Si ha speranza nel nuovo anno perché, per dirla con Leopardi, la vita bella è quella che non si conosce: non è la passata, ma la futura per principiare ad essere felici.
I nostri paesi, questi nostri piccoli borghi dell’Alta Valle del Sagittario, sono da anni in apnea. Se i Comuni di Anversa e
Cocullo riescono a sbarcare il lunario, Scanno e Villalago sono addirittura
alle prese con il risanamento finanziario. Occorre cambiare radicalmente il
percorso, se non si vuol cadere nel baratro.
Per Scanno e Villalago mi sono fatto promotore della proposta di fusione amministrativa dei due comuni. Credo che un futuro insieme non possa che
portare benefici. L’anno nuovo dovrebbe essere decisivo per creare le basi per arrivare all’istituzione della nuova identità comunale, con tutti coloro che hanno buona volontà ad impegnarsi. Va iniziato a piccoli passi senza essere precipitosi.
E’ stato pubblicato nei “Racconti di politica interiore” un intervento del dottor Angelo Di Gennaro, psicoterapeuta, dal titolo: “Un futuro insieme?
Sì, ma siamo pronti all’inevitabile parziale modifica della nostra identità?”. Da par suo, dopo un’analisi della situazione in atto, pone il problema della mutazione della propria
identità sociale e individuale. «E’ vero - egli scrive - che nel paese in cui siamo nati e cresciuti, i muri e gli
alberi ci hanno tenuti dritti quando imparavamo a camminare; le montagne ci
hanno indicato i confini tra noi e il mondo; i sentieri, i tratturi, le vie e
le strade ci hanno insegnato a superarli. E’ vero, insomma, che la nostra identità individuale e sociale si è formata all’interno di un “contenitore dinamico” ben definito e individuabile. Ed è comprensibile che si incominci a “tremare” ogni qualvolta si vede tale “contenitore” in pericolo come nel caso della sparizione del costume tradizionale delle donne
di Scanno; o come nel caso dell’attuale, eccessivo svuotamento del lago. Come i bambini ci spaventiamo se dal
nostro sguardo si allontana e sparisce la figura materna o comunque un’immagine a noi familiare (e, per estensione, la nostra “terra madre”). Si capisce bene quindi lo sforzo psicologico che ognuno di noi deve fare per
difendere e/o ripristinare - diciamo così - la propria identità come, per
esempio, il rendere di nuovo fruibili da parte di alcuni valorosi e encomiabili
volontari. Tuttavia l’esigenza di cambiare “pelle” (=identità)
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è reclamata da più parti. Si tratta, però, di un percorso tutt’altro che facile». In questo percorso non facile, in cui entrano in gioco tutte le nostre
emozioni, Angelo ci dà la forza per andare avanti, riportando questa conclusione di Francesco Remotti,
a proposito de “Il mito dell’identità”: «L’identità - dice Remotti - come ci fa chiudere gli occhi di fronte agli altri,
così ci fa chiudere gli occhi anche verso il futuro: a pensarci bene, vittime
di questo mito non sono soltanto gli altri che vengono da fuori, sono anche gli
altri che sorgono dall’interno del “noi”: i nostri discendenti, i nostri figli. Con l’identità i “noi” evitano di attrezzarsi per il futuro e di pensare, con lungimiranza e saggezza,
a coloro che lo abiteranno.L’identità è un mito molto povero, espressione perfetta di una cultura
impoverita, come quella del capitalismo, che ha paurosamente ridotto i “noi” da soggetti relazionali a soggetti unicamente mossi dai loro immediati
interessi materiali, privi di ogni capacità di estendere lo sguardo verso i
problemi incombenti della convivenza con i propri simili e della convivenza con
la natura»
.
Inoltre, l’identità o, forse come sarebbe meglio dire, l’ossessione identitaria - scrive il dott. Di Gennaro - viene spesso politicizzata
al fine di assicurarsi il potere, così come le tradizioni del passato sono
manipolate per rielaborare il presente al variare delle esigenze e degli
equilibri politici del momento.
Da parte mia non aggiungo altro. Vi lascio alle vostre personali riflessioni.
Il mio augurio per l’anno nuovo è che Villalago, Frattura e Scanno possano trovare le soluzioni più idonee per un futuro insieme.
Buon anno a tutti!
(R.G.)
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scanno
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Si è rinnovata
ieri 30 dicembre
la magia
di “Scanno
in Presepe”
nel centro storico
del paese
con moltissimi
figuranti
nelle scene
di vita quotidiana
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SCANNO - Anche quest’anno per la rappresentazione del Presepe Vivente è stata scelta la piazzetta della chiesa della Madonna delle Grazie, dove è stata allestita la Grotta della Natività. Nelle vesti della Madonna, ma con il costume tradizionale, Martina Ciccotti, affiancata dal giovane Antonio Gavita che ha rappresentato San Giuseppe, mentre nel ruolo del Bambino Gesù si sono alternati i piccoli Domenico Notarmuzi e Filippo Spacone. Oltre al bue e l’asinello, nello spazio adiacente, anche due mufloni. Completavano la scena la Madonna dell’Annunciazione, giunta a cavallo e i Re Magi. Lungo la scalinata laterale due suonatori di ciaramelle diffondevano arie natalizie. Con accesso da Via Canestro, il pubblico ha potuto osservare, in diversi quadri, i mestieri tipici ricreati, come quello dello scalpellino (Ermanno Gavita), dell’orefice (Natino Di Rienzo), del fornaio (Ilario Notarmuzi), del calzolaio (Ivano Gatta), ammirare le pecore di Isidoro, le capre di Lorenzo di San Liborio e la scena del maniscalco con Mimmo, Concezio, Paolo e i loro cavalli . Superata Via Canestro, un’ampia scena è stata dedicata a Frattura, con una coppia di giovani nel costume nuziale, accompagnati da contadini avvolti nelle tipiche “cappe”. Nella parte opposta, verso Via Sarracco, è stato ricreato un angolo dell’artigianato femminile con il tombolo lavorato da Nunzia D’Alessandro, seduta con il costume giornaliero sul pianerottolo fra l’uscio di casa e la ringhiera, insieme a due ragazze nel costume festivo. Pezzi di merletto decoravano un piccolo abete. A fine percorso, dopo la degustazione di latticini lavorati | ||||||||||||||||||||||||
sul posto, come onsuetudine era possibile avere una fetta di pane “maritato” e un bicchiere dci vino brulé, preparati dagli organizzatori del Circolo Acli, che hanno realizzato la
rappresentazione, con la collaborazione del Comune, la Parrocchia e la Cotas.
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villalago
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della Sacra Famiglia di Nazareth, si sono resi protagonisti con canti, sorrisi e con la loro simpatica presenza!
Dopo la santa messa tutti hanno partecipato alla tombolata parrocchiale,
organizzata dalle catechiste. I bambini hanno ricevuto un gradito omaggio offerto dalle signore e, infine, c’è stato un piccolo rinfresco offerto dalle mamme. Peccato solo che l'affluenza
alla funzione religiosa è stata scarsa tenuto conto del freddo e delle strade ghiacciate che non hanno
permesso alle persone, soprattutto anziane, di essere presenti,
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I BAMBINI DI VILLALAGO
IN FESTA PER la Sacra
Famiglia di Nazareth
VILLALAGO - Ieri pomeriggio alle ore 17:00, i bambini di Villalago hanno animato la
funzione religiosa con canti natalizi, invitati dalla catechista Sig. ra Anna
Maria e dal Parroco Don Alain. Hanno indossato tutti un simpatico cappellino
natalizio e, in occasione della festa
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l’aquila
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PRESENTATE A L’AQUILA
LE OPERE D’ARTE ABRUZZESE
DESTINATE A MALTA
A L’Aquila nella sede dell’Accademia Culturale Internazionale San Giovanni Crisostomo, presieduta da
Giuseppe Del Zoppo è stata effettuata, la presentazione di pregiate opere d’arte destinate al Comune di Mdina Notabile capitale storica della Repubblica di
Malta. Le opere presentate sono due sculture del Professore Gianpiero Gigliozzi
di Lucoli una di grandi dimensioni rappresentante la “Passione del Cristo” è l’altra raffigurante il sigillo del Comune di Mdina Notabile con la croce maltese.
Dopo l’introduzione ai convenuti da parte del presidente dell’Accademia, che ha dato lettura del messaggio augurale pervenuto da Sergio Paolo
Sciullo della Rocca Ambasciatore d’Abruzzo nel mondo recante anche il saluto del Sindaco di Mdina Peter Sant
Manduca, è seguito l’intervento del professore Gigliozzi che ha presentato le sue opere spiegandone
le tecniche e l’espressione artistica. Al termine della prima esposizione è seguito l’intervento del presidente dell’Accademia Culturale Lin Delija di Antrodoco Pasquale Chiuppi che ha presentato
il quadro “La Dama col cappello” che sarà donato al Comune di Mdina Notabile in segno di amicizia. Trattasi di una opera
del grande maestro italo albanese Lin Delija che fu amico intimo e ritrattista
di Santa Teresa di Calcutta anche lei di origine albanese. La cui descrizione
di questa pregiata tela, è stata effettuata da Armando Nicoletti mecenate dello scomparso pittore vissuto
e sepolto a Antrodoco che con sagacia ha descritto il quadro della “Dama col cappello”, un’opera a olio su tela (80x60 cm), datata 1961, che presenta una raffinata
espressione di dama con lo sguardo illuminato, pungente, rivolto a destra,
donando al cappello del soggetto una rara traccia aristocratica. All’incontro di presentazione delle opere destinate al Comune di Mdina Notabile
della Repubblica di Malta, sono intervenuti gli esperti dell’arte contemporanea Maria Elena Cialente, Pasquale Fiore e Emidio Cialente alla
cui presenza si è tenuta anche la cerimonia di gemellaggio tra l’Associazione Culturale Lin Delija di Antrodoco e l’Accademia Culturale di San Giovanni Crisostomo di L’Aquila che con questo atto hanno voluto chiudere la presentazione delle opere
destinate all’estero e sottolineare l’impegno comune delle loro sinergie per la promozione della cultura e dell’arte italiana nel mondo.
Nella foto in alto: Il Prof. Giampiero Gigliozzi e i componenti della
Commissione. Nella foto in basso: “La Dama col cappello” del maestro pittore italo albanese Lin Delija, proveniente dalla collezione
privata Armando Nicoletti di Antrodoco.
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