Mercoledì 13 Gennaio - Il Santo del giorno: Sant'Ilario di Poitiers, Vescovo e dottore della Chiesa

Il tempo... ieri - UN FORTE VENTO ha soffiato per tutta la notte, portando un’impetuosa pioggia che durante la giornata si è alternata al sole. Si è registrato un calo termico. Temp: mass. 6,8°C; min. 2,7°C; attuale 2,4°C (ore 23,30)
 
    teatro
“SALI O SCENDO?”
Nel Ridotto del Teatro Comunale dell’Aquila
 
Giovedì 14 gennaio alle ore 21,00 e venerdì 15 gennaio ore 17,30, nel Ridotto del Teatro Comunale va in scena la nuova esilarante produzione del TSA SALI O SCENDO? scritto e diretto da Danilo De Santis, con Danilo De Santis, Roberta Mastromichele, Chiara Canitano, Francesca Milani, Gianluca Cortesi
La commedia ha inizio sotto il civico 36 A, che intreccia le vite dei 5 personaggi alla ricerca delle proprie certezze e del proprio futuro. Un viaggio comune, dove anche lo spettatore può identificarsi e può sorridere o piangere con i protagonisti che continuano a domandarsi : "siamo noi a influenzare il destino con le nostre scelte, oppure è tutto predeterminato?" Il citofono al civico 36 A, aspetta tutti per dare le risposte
Si ride ma non solo, si riflette anche sulla storia. Sono le risate ad alleggerire i sentimenti.
Una commedia brillante che va vista per divertirsi, ma anche per arricchire il modo di considerare gli altri.
 
    rievocazioni
A Lanciano il prossimo 26 gennaio
Si parlerà del Cap. Gennaro Antonio Tanturri di Scanno
Per i soccorsi portati ai Caduti in terra d’Africa nelle battaglie di Saati e Dogali

Ogni anno a Lanciano, la sera del 26 gennaio, si svolge una cerimonia con la presenza delle Istituzioni, Associazioni D’Arma, Combattentistiche e appartenenti al mondo del Volontariato, al fine di ricordare i Caduti in terra d’Africa nelle battaglie di Saati e Dogali del 26 gennaio 1887. Generalmente, assicura la propria presenza alla serata anche una piccola rappresentanza proveniente da Scanno (perché nell’occasione si ricorda il capitano Tanturri, in virtù del fatto che il medesimo, la mattina del 27 gennaio 1887 si recò in soccorso degli Italiani rimasti vittima dello scontro con le truppe abissine. Anche quest’anno, martedi 26 gennaio 2016, ore 18.00, a Lanciano, in Largo Santa Chiara, si svolgerà la suddetta manifestazione.
 
    elzeviro
LA CHIESA SI RINNOVA
Aperture e barriere di Papa Francesco 
di Mario Setta

Il rinnovamento nella Chiesa fu chiamato da Giovanni XXIII “aggiornamento”, anche se il termine più usato sotto il profilo biblico è e resta “metànoia”, parola greca che significa cambiamento di mentalità. Nella lettera ai Romani di San Paolo (12.2) si usa in latino “reformamini” e in greco “metamorfusthe”. I due termini sembrano sinonimi, ma hanno significati leggermente diversi. Il termine greco appare più forte di quello latino, perché accentua il concetto di metamorfosi, trasformazione radicale. Forse pensando all’opera di Ovidio, allora già conosciuta.
È ormai chiaro a tutti che la pastorale di papa Francesco è segnata da un profondo spirito di rinnovamento (metànoia). Rinnovamento che si attua prevalentemente sul piano pastorale (comportamentale): fraternità, accoglienza, comprensione, perdono. Ne è testimonianza la prima esortazione apostolica intitolata “Evangelii Gaudium”. L’accentuazione dell’idea di “Chiesa dei poveri” e della scelta concreta di essere dalla parte dei poveri è certamente un fatto di importanza storica nella vita della Chiesa. Certe frasi-slogan sono diventate linee programmatiche: chiesa in uscita, chiesa dalle porte aperte, chiesa casa aperta del Padre, ecc. E tra queste anche una considerazione storico-teologica espressa da Benedetto XVI: “la Chiesa non cresce per proselitismo, ma per attrazione”, che tradotta in prassi significa “chiesa esemplare”, come quella descritta negli Atti degli Apostoli: “tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno… Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.” (2, 44-48).
La fede non si basava sul “proselitismo”, cioè sulla capacità di aggregare, di predicare, di diffondere la parola, ma sull’esempio di vita che davano i cristiani. Un tema del genere, quello della fede, apre una delle pagine più tristi e sconvolgenti della storia della chiesa. La codificazione della Fede in formulazioni dogmatiche ha dato campo libero al Potere politico di usare la religione come “instrumentum regni”. Infatti dal primo concilio ufficiale, quello di Nicea, nel 325 dopo Cristo,            
la religione cristiana diventa religione dell’imperatore Costantino. Nasce l’epoca costantiniana, durata fino al Concilio Vaticano Secondo (1962-1965). Tutti i concilii sono stati controllati dal potere politico: la fede a servizio dei governanti del tempo.  Tra un anno, nel 2017, ricorre il quinto centenario della rivolta in Germania di Martin Lutero con la pubblicazione delle  95 tesi il 31 ottobre, nella cattedrale di Wittenberg. Una rivolta che parte da motivazioni di ordine strettamente economico-pastorale (la vendita delle indulgenze) e che sfocia nella critica all’apparato teologico (ideologico)  della struttura ecclesiastica. Sarà il Concilio di Trento a riaffermare le posizioni dogmatiche del cattolicesimo con una violenza verbale da spavento (...anathema sit) e con  conseguenze fisiche da condanna a morte. Oggi, il problema della fede sta entrando, delicatamente e quasi sottovoce, in una revisione teologica seria, serena, approfondita. Il fatto di discutere sul peccato originale e sulle aberrazioni d’un mito che invece potrebbe essere interpretato in modo più coerente all’idea di Dio, più rispondente alla storia della salvezza, non è più considerato un sacrilegio o un’eresia. Se un teologo-scritturista come Herbert Haag, docente nei seminari, scrive: “La dottrina del peccato originale non si trova in nessuno degli scritti del Vecchio Testamento e che nessuno viene al mondo come peccatore” non è stato condannato, vuol dire che nella chiesa c’è anche aria di rinnovamento dogmatico. Sono molti (teologi e intellettuali cattolici) che oggi affrontano con attenzione e profondità argomenti come il peccato originale o l’assurdità dell’inferno. Ma forse la conquista teologica più rivoluzionaria, che da tempo percorre la chiesa è la distinzione tra “fides quae creditur” (credere nelle formulazioni dogmatiche) e “fides qua creditur” (fede come tensione verso la trascendenza). Una distinzione simile, che già circolava negli anni del post-concilio, apre le porte a tutti: credenti e non credenti, salvando la dimensione spirituale di ciascun uomo. C’è più attenzione alla Speranza (cfr. “Credo nella speranza” di José Maria Diez-Alegria, gesuita ex-docente di Dottrina Sociale alla Pontificia Università Gregoriana), che alla Fede. Finora papa Francesco non ha affrontato direttamente questi argomenti di sapore dogmatico, evitando il rischio di essere tacciato di eresia, ma lasciando libertà di pensiero anche in teologia, fa sì che ogni discussione problematica, funzionale al miglioramento dell’umanità, abbia ragion d’essere e possa diventare motivo di elevazione umana e cristiana.
 
Fibra ottica a Sulmona:
nuova sede per Telweb
Società che offre connettività
ad Internet in banda ultralarga

Il 9 Gennaio 2016, ad un anno dalla nascita, la Telweb s.r.l. ha inaugurato la sede operativa della Società nella quale sono presenti gli uffici in cui il personale tecnico, amministrativo e commerciale è impegnato a progettare e realizzare la rete in fibra ottica che sta coprendo la città di Sulmona, raggiungendo gli utenti fino all’interno delle proprie abitazioni ed uffici. La sede è un punto di riferimento per i cittadini che hanno bisogno di assistenza o di consulenza, sia dal punto di vista tecnico che commerciale. E’ un luogo d’incontro diretto tra la Telweb ed i propri clienti. Durante l’inaugurazione è stato presentato da Telweb il prodotto “Sulmona Fibra”, nato “nel” territorio e “per”     
il territorio. Esso offre connettività ad Internet in banda ultralarga (50 e 100Mbps) e servizi di telefonia VoIP molto competitivi. Ma “Sulmona Fibra” è molto di più poiché è un prodotto realizzato esclusivamente utilizzando personale ed aziende del territorio nonché acquistando le materie prime presso rivenditori locali. Nella realizzazione della rete in fibra ottica, la Telweb sta utilizzando il più possibile infrastrutture esistenti. In particolare per le dorsali si avvale della presenza dell’infrastruttura del Consorzio per lo Sviluppo Industriale di Sulmona (oggi ARAP), predisposte ormai da diversi anni.
Nei prossimi mesi i tecnici della Telweb saranno impegnati nell’estensione della rete ed in particolar modo nella copertura del centro storico della città, contribuendo ulteriormente alla crescita dell’economia locale, in quanto è proprio in quell’area che sono concentrate la maggior parte delle strutture. La rete in fibra della Telweb potrà essere utilizzata anche per realizzare servizi di hot-spot distribuiti sull’intero territorio o per estendere la copertura della videosorveglianza in città.
 
    cronaca regionale
L’INCONTRO DEL PRESIDENTE
DELLA GIUNTA REGIONALE
CON I SINDACI
DELLA REGIONE ABRUZZO

Ieri davanti ai Sindaci abruzzesi Il Presidente della Giunta regionale, D’Alfonso, ha aperto quella che ha definito “la stagione del Masterplan”, lo strumento di programmazione che dovrà essere motore del rilancio produttivo dell’Abruzzo: una stagione che presuppone che “si abbandoni la politica dei campanili – ha detto D’Alfonso – e che invece mostri un Abruzzo pronto a muoversi verso la stessa direzione per un obiettivo di crescita comune e condiviso. La collaborazione tra la Regione e i Comuni – ha aggiunto D’Alfonso – è indispensabile per la buona riuscita del programma di sviluppo, perché in questa partita è in gioco la credibilità dell’Abruzzo e la sua capacità di generare sviluppo”. Molti gli interventi, definiti prioritari: sui porti di Ortona e Vasto,
la realizzazione delle piste ciclabili, la banda ultra larga nelle aree industriali, la valorizzazione della Badia Celestiniana di Sulmona, il Parco Davalos ex manicomio di Teramo e del Parco Torlonia di Avezzano.
All’Aquila sono due gli interventi in programma: la valorizzazione da 10 milioni dell’ex ospedale psichiatrico di Collemaggio e la realizzazione del ponte sulla Mausonia che collegherà, appunto, la Mausonia a Porta Napoli. Costo dell’intervento 8 milioni.
Ma se è vero che questi progetti sono stati concertati con le istituzioni dei territori, è pur vero che più di qualche voce si è levata contro uno di questi, in particolare contro il ponte della Mausonia.
“L’idea di realizzare un ponte di collegamento con la Mausonia mi pare totalmente svuotata di senso.” ha detto nel pomeriggio il presidente del Consiglio Comunale Carlo Benedetti. “Ritengo, infatti, che da un punto di vista della mobilità non andrebbe a risolvere i problemi connessi al traffico e al congestionamento di alcune arterie cittadine e, nello stesso tempo, sotto il profilo urbanistico, andrebbe a costituire una sbavatura, antiestetica e incongruente, nello skyline della città e nell’assetto complessivo del capoluogo”.
 
    wilderness
SULL’UCCISIONE DI LUPI IN ITALIA
Commento al recente comunicato
dell’organizzazione Life Wolfnet

Hanno calcolato che in Italia negli ultimi tre anni siano stati uccisi 115 lupi ad opera di varie forme di “bracconaggio” o comunque per cause umane. Uccidere un animale inserito nella lista dei protetti, ai termini di legge è sempre e comunque bracconaggio, anche se a volte può essere atto di difesa di propri interessi o di rivalsa per danni subiti e mai pagati dallo Stato (Stato che però condanna salatamente chi si permette di uccidere un lupo!). Hanno scritto che la morte di 115 lupi (ai quali onestamente bisogna aggiungere quelli della mortalità naturale) ne metterebbe a rischio la specie, senza spiegare all’opinione pubblica come mai negli USA, dove nei soli Stati dell’Idaho e del Montana (dove la specie è stata reintrodotta 15 anni fa con iniziali 35 esemplari) pur avendone uccisi ben 2.300 nei soli ultimi anni, la popolazione non sia affatto a rischio estinzione (o vogliamo credere che i lupi americani abbiano una prolificità che non hanno i lupi italiani, i quali, al contrario del noto “machismo” latino, non sarebbero all’altezza degli umani?).
Nel 2010 stimai la presenza di 4.500 lupi in Italia, con una mortalità tra naturale ed umana di oltre 1.200 individui tra il 1970 ed il 2010. Ed il lupo anziché estinguersi è aumentato a dismisura (anche col probabile aiutino dei nostri cugini francesi!). Loro, quelli del Life Wolfnet, oggi ci vengono invece a dire che in Appennino sono solo 1.500: e chi ci vuole credere ci creda, perché solo loro sanno come si sia giunti a questa cifra (che fino a pochi mesi or sono lo stesso massimo esperto italiano – il Prof. Luigi Boitani – ha ammesso di non conoscere!). Strano, poi, il fatto che oggi con migliaia di lupi ufficialmente riconosciuti come presenti, si faccia più “rumore” mediatico nel sostenerne la protezione, di quanto se ne fece quando veramente ce n’era bisogno (anni ’70/’80 del secolo scorso, quando detto “rumore” lo pagavamo tutto di tasca nostra!). Che sia per il fatto che oggi ci sono i progetti Life con i loro
numerosi “incaricati” mantenuti dai lauti finanziamenti europei? Perché non si fanno invece pressioni sul Governo affinché stanzi i danari per indennizzare, come si dovrebbe, i danni dei lupi, anziché spenderne in inutili ricerche di biologia e, magari, per potenziare una altrettanto inutile sorveglianza anti-bracconaggio e, rasentando il ridicolo, una specie di “RIS dei lupi”? Cioè, per impedire altre morti, quando della riduzione del numero dei lupi ce ne sarebbe bisogno più che in America. Ed anzi, sarebbe auspicabile anche una modifica alla legge che tutela il lupo, affinché, proprio per meglio assicurarne la sopravvivenza, se ne permetta il controllo numerico mediante abbattimenti programmati! Può sembrare una contraddizione, ma è solo così che si può impedire la crescita dell’odio verso il lupo ed allontanare la paura che il lupo suscita in tanti. Invece che si fa? Di fatto si costringono gli allevatori all’illegalità, neanche fossero a tale compito delegati dallo Stato, che, così, se ne lava le mani del problema. In tutte le nazioni del mondo abitate da lupi, essi sono legalmente cacciati per mantenere basso il loro numero, ovvero in equilibrio con le risorse naturali e le attività sociali degli allevatori: da noi invece si richiedono maggiori azioni atte ad impedire che ciò avvenga! Intoccabili poi, proprio quelli “alpini”, che ragione, logica e scienza dovrebbero indurre ad eliminare del tutto in quanto animali inquinanti la popolazione autoctona dell’Appennino, il Canis lupus italicus.
Di fatto, in modo assolutamente antidemocratico ed illiberale, si pretende che siano gli allevatori a mantenere la nostra popolazione di lupi. Non sarebbe invece il caso – come avviene in TUTTE la Nazioni con popolazioni di Lupo –  che lo facesse lo Stato, anziché spendere altri soldi per “un approccio attento e professionale, teso alla reale conoscenza del fenomeno e a supportare con concretezza gli allevatori che, in alcune zone, risentono degli effetti della presenza del lupo”?
Concretezza, concretezza, ragionevolezza ed onestà intellettuale, perché latitate così tanto in questo Paese di ipocriti, mistificatori, burocrati e predicatori di belle ma poco sensate idee?
Franco Zunino, Segretario Generale
Associazione Italiana Wilderness