Martedì 15 Settembre - Il Santo del giorno: Sant'Alberto Magno, Vescovo e dottore della Chiesa

Il tempo... ieri - LA GIORNATA E’ stata caratterizzata da un forte vento africano che ha fatto risalire le temperature ai valori al disopra della media. Temperature: mass. 22,1°C; min. 11,4°C; attuale 13,5°C (ore 23,50)
 
“50 motivi per cui si crede in Dio,
50 ragioni per dubitarne” di Guy P. Harrison

Il Circolo Uaar dell’Aquila in collaborazione con il Circolo Uaar di Pescara organizza un tour nelle librerie abruzzesi per presentare il libro “50 motivi per cui si crede in Dio, 50 ragioni per dubitarne” di Guy P. Harrison. Mercoledi 16 settembre sarà a Sulmona nella libreria Punto e a Capo di via Roma. Il libro è stato stampato dalla casa editrice Nessun Dogma, che è il progetto editoriale avviato dall’Uaar, l’associazione che rappresenta le istanze degli atei e degli agnostici italiani. La proposta editoriale affianca la traduzione di classici inediti in Italia a opere che affrontano tematiche scottanti con un impertinente approccio laico–razionalista. Perché la gente crede in Dio? Non per i motivi che ci potremmo aspettare leggendo i soliti libri sull’argomento: non per l’efficacia dell’evangelizzazione, non per una profonda riflessione interiore, non per la condivisione di “prove” filosofiche. Le religioni possono essere molto diverse, ma i motivi più frequentemente citati dai loro fedeli sono molto simili e molto semplici. E forse per questo non erano stati, sinora, presi molto sul serio.Lo scopo di questo libro non è dimostrare l’inesistenza degli dei. Non è neppure un attacco alla religione e alle credenze degli individui. È invece una rispettosa replica alle persone che condividono pubblicamente i motivi per cui credono in un dio o negli dei. Cinquanta piacevoli chiacchierate che, senza ignorare il lato oscuro della religione, sono state pensate per stimolare il pensiero critico di ognuno. Perché tutti, prima o poi, siamo coinvolti in discussioni sull’esistenza di dio.
GUY P. HARRISON è fotografo e giornalista scientifico, vincitore nel 1997 del premio per i reportage sulla salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. È autore di numerosi libri.
 
SULMONA, LA SCUOLA
di Mario Setta

Lunedì 14 settembre riapre la scuola. E riaprono le questioni mai chiuse. Forse perché le questioni hanno la finalità di restare sempre aperte. La questione “scuola” è per se stessa questione aperta.
Una scuola che voglia essere tale (“skolé”, in greco, significa “divertimento, sollievo dello spirito”; “otium” latino) deve spalancare al mondo porte e finestre. Identificarsi e aprirsi alla società. Karl Popper, il filosofo della “società aperta”, ha esposto la dialettica tra due modelli di scuola: quella di Talete e quella di Pitagora. Le primissime  scuole. La scuola di Talete era scuola aperta. Scuola di libertà. Talete, infatti, incoraggiava la critica nei suoi confronti, tanto che gli allievi potevano liberamente sostenere idee diverse dalle sue.
Nella scuola di Pitagora, invece, prevaleva l’insegnamento fondato sull’autorità indiscussa del maestro, venerato come un dio,      
discendente da Apollo, dotato di poteri taumaturgici. A lui si alludeva come all’autòs efe (ipse dixit) e chi pensava diversamente veniva dichiarato eretico, espulso, perfino assassinato. Come, si racconta, sia accaduto a Ippaso di Metaponto che, divulgando la scoperta degli incommensurabili (√2), minava tutta l’impalcatura dell’ arché di Pitagora. Oggi siamo alla “buona scuola”, una aggettivazione di stile propagandistico che presupporrebbe una “cattiva scuola”, mentre la scuola, come tale, non può che essere un servizio per l’elevazione della persona umana.
Non sappiamo se la “scuola renziana” otterrà gli effetti di migliorare la società italiana, ma sappiamo che in Italia ogni sforzo politico resta vano, se non vengono coinvolti gli attori in grado di contribuire ad attuare lo spirito e la lettera delle riforme. Ed è qui che si gioca la speranza per un futuro migliore.

 
LETTERA AL DIRETTORE
Precisazioni di Ivana Caranfa
Hotel Stella Alpina - Villalago

Caro Direttore,
ci tengo a farle sapere che personalmente non ho fatto nessuna richiesta, ma sono stata contattata da una Cooperativa, su indicazione di una Agenzia Immobiliare di Sulmona. Della cosa ho avvisato il Sindaco, per rispetto dell'istituzione, ma non ho potuto ancora presentare nessun progetto, perché al momento non ci sono ancora contratti, né documenti scritti, ma solo una eventuale disponibilità all'accoglienza.
Ritengo di comunicare a tutti che ho preso questa decisione non per ingordigia di guadagni, essendo sempre stata disponibile a dare i miei locali, gratuitamente e per anni, a tutti quelli che lo richiedevano, ma per effettiva necessità, visto le enormi tasse pagate per anni, senza nessun rientro e tengo anche a precisare che intendo difendere i sacrifici lavorativi dei miei familiari che non ci sono più, con le unghie e con i denti. Lascio immaginare, a tutti quelli che mi conoscono da tanti anni, quello che mi è costato anche solo poter valutare la cosa e decidere di accettare la loro proposta, arrovellandomi tutta la stagione. Cordialmente,
Ivana Caranfa

Cara Ivana, ti ringrazio delle precisazioni e della pacatezza e signorilità con cui hai espresso il tuo pensiero.
Con cordialità, Roberto Grossi
 
LETTERA AL DIRETTORE
da Antonio Genovese

Caro Direttore 
sono venuto a conoscenza del fatto che in merito alla messa in sicurezza del tratto di strada Anversa Scanno, la riserva di Anversa ha posto delle condizioni (giustamente) in merito ai lavori da eseguire. Ora siccome il tratto di strada all'interno della riserva inizia dal Vallone del Giardino (sito all'uscita della galleria di Anversa lato Scanno) ed arriva fino a qualche decina di  metri oltre il ponte delle Renicce, si potrebbe mettere in sicurezza solo il tratto che va dal ponte delle Renicce  a Villalago lasciando in balia degli eventi franosi il resto (per altro causati in buona parte dai cervi, dai caprioli e dai cinghiali). Saluti da Castro, Antonio.

Per non dare adito a strani pensieri sulle condizioni, poste dalla Riserva “Gole del Sagittario”, in merito ad eventuali lavori per mettere in sicurezza la SS. 479 (Sulmona-Scanno), ho chiesto informazioni alla direttrice della Riserva, prof.ssa Filomena Ricci. Gentilmente, come è suo costume, mi ha detto che da parte della Riserva è stato chiesto che venissero vagliate, prima di approntare il progetto, tutte le tecnologie innovative, perché non è possibile che si possa risolvere il problema con le sole reti, con i chiodi o con le mantovane. In particolare - a detta delle direttrice - occorre prima di tutto una valutazione di incidenza, come stabilisce la legge per i siti Sic e le Riserve,  e stabilire i tempi di lavoro, che non vadano a danno dei periodi riproduttivi dell’avifauna, e tantomeno di alcune specie vegetative, di cui la Riserva è orgogliosa di avere e proteggere. Al momento - aggiunge la prof.ssa Ricci - non c’è nessun progetto in corso e sarebbe opportuno la modellizzazione del reale, per selezionare i vari tipi d’intervento con le nuove tecnologie, sulle risposte statistiche. (R. G.)
 
LETTERA AL DIRETTORE
da Sandro Grossi

Egregio direttore,
un sentito ringraziamento da parte mia e dei miei familiari per le condoglianze che ci hai rivolto, a mezzo del tuo giorale.
Colgo l'occasione per esprimere la mia completa adesione a quanto hai esposto sull'accoglienza a Villalago degli emigranti. Quanto mai opportuna l'ultima frase con il "juicio" in essa esposto. Sandro Grossi
 
per evitare provvedimenti risolutivi, con recinzioni elettriche e metodi anticoncezionali, catture per abbattere poi (ipocritamente!) gli animali nei macelli. Al risolutore venatorio invece, vita difficile: con leggi, laccioli, limitazioni delle aree di caccia, iscrizione ad albi o liste varie con tanto di tasse da pagare, metodi di caccia da cambiare, blocco dei calendari venatori, ecc. Ora scoprono l’emergenza, ed anziché risolverla, vogliono continuare a farlo in modo “serio e scientifico”: ovvero, leggasi mettendo i bastoni tra le ruote a chiunque voglia risolvere il problema con senso pratico. Realacci porta ad esempi ciò che è stato fatto finora in alcuni Parchi, ovvero ben poco, perché i metodi sono talmente costosi, farraginosi e lenti, che mentre catturano un cinghiale, la popolazione cresce di due: hanno creato un business, un lavoro! Al solito si pensa sempre di prendere per i fondelli l’opinione pubblica, di risolvere i problemi con proclami o cambiando nome alle cose!  Non cambierà mai nulla in questo Pase fino a quando queste persone (sempre le stesse!) saranno a capo degli organismi che dovrebbero risolvere i problemi. Sicuramente si troverà modo di richiedere sovvenzioni europee per procedere intanto con gli ennesimi, inutili studi di fattibilità (ma qualche amico ne sarà certamente incaricato: poi ci verranno a magari a dire che ce lo chiede l’Europa!).
E poi, ci dice invece Realacci, ecco, la soluzione: la ricerca di “una specie antagonista” (leggasi il Lupo, che a suo volta è già un problema di suo ma che, come per il cinghiale, ci si rifiuta di riconoscere come tale: e quando sarà, magari ci proporranno un altro commissario!). E il fucile no? gli vorrei dire, come da anni si fa da altre parti di fronte a problemi similari? Certo, la questione è che da altre parti il problema lo vogliono risolvere, non solo cavalcare! Franco Zunino,
Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness
PROBLEMA CINGHIALI:
SI E’ SVEGLIATO REALACCI!
di Franco Zunino

Non volendo operare e cercando tutte le scappatoie per tergiversare, ecco che tanto per tirare le cose per le lunghe, uno dei politici e leader animalisti ed anticaccia, ha proposto un Commissario straordinario per il  problema del cinghiale. Così il problema non si risolverà ma per intanto sarà creata una nuova poltrona da occupare politicamente! Siamo proprio italiani! La bella pensata è del Presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, già leader e/o sostenitore di una campagna referendaria contro la caccia.
Caro Realacci, un Commissario straordinario si nomina quando da anni non si riesce a risolvere un problema, pur avendole provate tutte; ad esempio, servirebbe per salvare l’Orso marsicano (vanamente proposto e dalla scrivente Associazione e dallo stesso ex Presidente del Parco Nazionale d’Abruzzo), ma non certo per il cinghiale, visto che basterebbe liberalizzare al massimo la caccia all’animale, consentendola anche dentro ai Parchi e alle Oasi almeno per un periodo di uno o due anni, ed il problema si risolverebbe. Ma è troppo facile, quindi sicuramente si studieranno tutti quegli inutili metodi che non hanno mai risolto nulla, e per contenere cinghiali e per contenere altre specie animali!
Pertanto, mettere prima dei paletti, stabilire delle regole, fare degli studi, creare della burocrazia, ed allora: voilà un bel Commissario straordinario! Affinché l’opinione pubblica che sta subendo danni sia calmierata e… tutto resti come prima! Che di cinghiali ce ne siano più di un milione lo hanno scoperto adesso: fino a ieri hanno fatto di tutto  
 
FORMAGGI
DI GREGORIO ROTOLO:
SAPORI D’ABRUZZO

Con questo titolo il sito web “originar.io” ha aperto un bell’articolo (in italiano e in inglese) sul nostro Gregorio Rotolo di Scanno, definito “Un pastore innamorato dei suoi animali e delle sue montagne.Un maestro dell’arte casearia che reinterpreta la tradizione creando ricette uniche per formaggi rari e preziosi. Una lavorazione attenta al territorio e alla materia prima, una missione portata avanti con passione per regalarci affascinanti storie e incredibili sapori”.
Nel prosieguo si legge: «Gregorio Rotolo lo dobbiamo andare a cercare nell’ovile quando arriviamo nella sua azienda agricola in località Scanno, a 1.300 metri di altitudine nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo. Non si sente altro che il vento e il belare incessante delle pecore in questo angolo remoto e incantato d’Italia circondato dal verde. Sbuca dalla porticina di legno di una stalla che sembra una baita di fiaba un omone alto, la barba lunga e folta e le enormi mani abituate a lavorare la terra che coccolano con tenerezza un agnellino come se fosse un gattino.
Gregorio Rotolo, a discapito del berretto rosso da lupo di mare, non potrebbe essere altro che un pastore: l’amore per gli animali, per la sua terra, per il suo lavoro traspare da ogni suo gesto, da ogni sua parola, dal suo sguardo mentre l’agnello che tiene in braccio gli succhia un dito della mano. Impossibile per lui pensare a un altro mestiere. «Ho 54 anni e da circa 60 vado con le pecore» ci dice sorridendo. In effetti Gregorio è cresciuto qui fra gli animali fin da bambino quando scappava addirittura da scuola per pascolare le pecore del padre che, dopo una lunga esperienza da emigrante in Venezuela, era tornato al paese per mettere su famiglia aprendo una macelleria e costruendo una stalla per allevare personalmente i suoi animali ed essere così sicuro della qualità delle sue carni». L’articolo va avanti raccontando la storia dell’azienda agricola, in cui ci lavorano tutti i suoi familiari e chiude con queste parole: «É un lavoro duro il mio, non ci sono giorni di vacanza, gli animali mangiano ogni giorno, i sacrifici da fare sono enormi, ma enormi sono anche
le soddisfazioni. Se dovessi rinascere rifarei la mia vita esattamente tale e quale, non cambierei nulla» .
L’articolo ci è stato segnalato da Enzo Gentile.
 
Il WWF denuncia:
“la Regione Abruzzo apre la strada
alla strage di cervi e caprioli”

Con la modifica del regolamento degli ungulati la Regione Abruzzo di Luciano D’Alfonso ha di fatto aperto la strada alla strage di cervi e caprioli, due specie che fino ad oggi sono state tutelate e salvate dai fucili dei cacciatori. “Non possiamo che definirci sconcertati da questa scelta del Governo regionale del Presidente D’Alfonso”, dichiara Luciano Di Tizio, Delegato WWF Abruzzo. “In piena estate, senza nessun confronto, senza valutarne minimamente le ripercussioni, la Regione decide di fare questo ennesimo regalo ai cacciatori. È veramente paradossale che aprire la caccia a due specie che solo pochi anni fa erano scomparse dalla nostra regione proprio a causa della caccia e che sono tornate a popolare                      
i nostri territori grazie a interventi di reintroduzione condotti dalle aree naturali protette. Oggi cervi e caprioli stanno tornando a vivere in Abruzzo, ma le loro popolazioni sono assolutamente lontane dal determinare danni tali da giustificarne la caccia. Inoltre la Regione Abruzzo sceglie di abdicare al proprio compito di pianificatore e di affidare la gestione della fauna, che è un patrimonio di tutti e non di chi la vuole uccidere, al mondo venatorio: un nuovo fallimento annunciato. Esattamente come è accaduto per i cinghiali l’aver affidato la gestione di questa specie solo ai cacciatori ha portato a situazioni ingestibili perché affrontate, non attraverso metodi scientifici, ma esclusivamente nell’interesse di chi prova piacere nel cacciare o di chi fa affari rivendendo, spesso in nero e senza nessun controllo sanitario, i capi abbattuti a ristoranti e agriturismi”. Il WWF chiede ai consiglieri regionali di rivedere l’atto che ha portato alla modifica del Regolamento Ungulati e di cancellare questa vergogna.