Giovedì 06 Marzo 2014 - Il Santo del giorno: Santi Quarantadue martiri di Siria,
Martiri di Amorio
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alternati in modo casuale e “dolcemente”. Temperature: mass. 7,6°C; min. -1,7°C; attuale 2,3°C (ore 23,30).
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APRE IL LABORATORIO D’ARTE
MAW MEN-ART-WORK
Inaugurazione con la collettiva
The First Event
Nove artisti per nove incontri con l’arte; un luogo per lo sguardo, dedicato anche al fare. Aprirà l’8 marzo a Sulmona, con la collettiva di arti visive “The First Event”, il Laboratorio d’arte MAW Men-Art-Work, spazio espositivo e di attività espressive che mira a promuovere la conoscenza e la sensibilità verso l’esperienza dell’Arte. Nato dall’iniziativa di un gruppo di creativi e di appassionati, MAW vuole favorire il
contatto tra l’arte e le persone nella convinzione che la cultura e la pratica dell’attività artistica siano generatrici di un’energia evolutiva ed inesauribile, necessaria al valore di una società. Diversi gli artisti e i linguaggi che terranno a battesimo il Laboratorio:
pittura, fotografia, grafica, disegno moda, fumetto e arte ragazzi con opere di
Michele Bianco, Claudio Cantelmi, Massimo Capaldi, Jean-Pierre Colella, Luca
Del Monaco, Hassan Yazdani, Kurtz, Ernesto Oliva, Alfredo Santella. Un dialogo
tra espressioni, culture e formazioni differenti per un evento che
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non è solo una collettiva ma una trama di proposte che insieme vanno a comporre il
progetto di MAW. Gli artisti, infatti, saranno i curatori di altrettanti
laboratori che saranno presentati nel corso dell’inaugurazione sabato 8 marzo alle ore 18,30. La mostra, in via Morrone 7, ad ingresso libero, avrà la durata di 15 giorni e sarà visitabile dal lunedì al sabato dalle 10,30 alle 12,30 e dalle 17,00 alle 20,00.
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DALLA MAIELLA ALLE ALPI
di Costantino Felice
Da abruzzesi, non possiamo che essere grati a Costantino Felice, storico abruzzese, per il suo
ultimo libro dal titolo “Dalla Maiella alle Alpi” (ed. Donzelli, febbraio 2014). E non si può che dire bene di quest’opera, se non altro per l’impressionante documentazione archivistica e bibliografica che ne fa una “summa” o, se si vuole, una “enciclopedia” sulla Resistenza in Abruzzo. Un lavoro che riprende, amplia e approfondisce i
suoi precedenti studi, offrendo una vasta e attenta panoramica sulle più recenti elaborazioni storiografiche.
Non so se di Costantino Felice si possa dire quel che diceva Jacques Le Goff di
Marc Bloch, nella prefazione al libro “Apologia della storia”: “un affamato, un affamato di storia, un affamato di uomini nella storia. Egli è un mangiatore di uomini”. La mia personale amicizia e, in qualche modo la discreta collaborazione
ultraventennale con lui, mi induce a condividere questo giudizio.
Felice ha sempre affrontato le tematiche storiche abruzzesi con grande passione,
ma con altrettanta acribia nella ricerca delle fonti. E quest’ultimo libro (last but not least) ne è una prova evidente.
Una descrizione meticolosa degli anni della seconda guerra mondiale in Abruzzo,
analizzando eventi storici come la battaglia di Ortona, “Stalingrado d’Italia”, la rivolta di Lanciano, la linea Gustav, la guerra del Sangro, la terra di
nessuno, l’eccidio di Pietransieri e di Gessopalena. Ma anche le prime forme di resistenza
armata come Bosco Martese a Teramo, i martiri aquilani, la banda Palombaro a
Chieti con i fucilati di Bussi e Pescara, la Wigforce e la battaglia di
Pizzoferrato, unitamente all’epopea del “bosco” secondo la testimonianza della scrittrice italo-cubana Alba De Céspedes (“Che cosa non vi dobbiamo cara gente d’Abruzzo?”) o la “resistenza umanitaria” descritta nelle numerose opere autobiografiche dei prigionieri di guerra
alleati, pubblicate nella collana a cura del Liceo Scientifico Fermi di Sulmona
e dell’Associazione “Il Sentiero della libertà/Freedom Trail”: “E si divisero il pane che non c’era”.
Lo sguardo si allarga a tutto l’Abruzzo, da est ad ovest e da nord a sud, inglobando la Marsica e la Valle
Roveto, concludendo la trattazione con la più rilevante novità tutta abruzzese, la Brigata Maiella, la “banda delle bande”, definendola “fenomeno unico nella storia della Resistenza italiana ed europea”.
La storia, per dirla ancora con Bloch, “si è guadagnata gratuitamente la fama di essere la più incerta delle discipline”. Forse, per questo, Costantino Felice, molto vicino alla metodologia degli “Annales” della storiografia francese, termina il suo lavoro con “un tentativo
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di bilancio”. Bilancio non solo quantitativo, “praticamente impossibile, come del resto lo è sul piano nazionale”, e per di più in uno “sfondo torbido e degradato” a causa, nell’immediato dopoguerra, di rivendicazioni vere o false di singoli, collettivi e
bande, ma soprattutto qualitativo sul significato storico della Resistenza
abruzzese, “dagli indubitabili meriti, erroneamente disconosciuti perfino dalla storiografia
più accorta”, ma riconosciuta e valorizzata da personalità come il Presidente della Repubblica Sandro Pertini che scrive: “L’Abruzzo ha dato un apporto determinante alla Resistenza”. Questo di Costantino Felice, più che un libro è un rapporto denso di fatti, nomi, testimonianze che solleva il sipario su
vicende che lasciano la sfera del mito o dell’approssimazione per diventare storia di uomini in carne ed ossa. Un importante
frammento di storia abruzzese.
Mario Setta
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immerse in un grande parco. Lo fa con ingenti sacrifici personali e l’aiuto di qualche amico. Non la fermeranno né l’ernia né i debiti.
Non si affida a convenzioni ma a forti convinzioni, e ai suoi tre santi:
Francesco d’Assisi, Caterina da Siena, Teresa di Lisieux. Così l’opera sta in piedi da mezzo secolo perché lei continua a stare in ginocchio. Il cuore di Casa Betlemme risiede in una
cappellina dove la fondatrice, per volontà del Vescovo, tiene l’Eucarestia fin dai tempi del Concilio Vaticano II: è un cenacolo permanente di preghiera centrato nella contemplazione del mistero
dell’Incarnazione e nell’esaltazione della maternità di Maria corredentrice. E poi il rapporto con Giovanni Paolo II, da cui si
sente “sostenuta in modo straordinario, specialmente di fronte a certe mitragliate”. Casa Betlemme diventa poi una scuola di formazione dove approdano tante
persone: laici e consacrati, analfabeti e professori, giovani e meno giovani.
Negli ultimi cinque anni, con la formula dei " laboratori di bioetica cristiana"
si sono preparate in questo centro circa quaranta persone, tra cui coppie di
sposi, operatori sanitari, operatori pastorali, educatori ed insegnanti,
operatori sociali, artisti e giornalisti. L'iniziativa individuale di Flora è divenuta associazione di volontariato nel 1982 ed ha ottenuto il primo
riconoscimento ecclesiastico dopo 40 anni, nel Natale del 2005, con decreto
della Diocesi di Arezzo - Cortona - Sansepolcro che ha eretto l'opera ad
"associazione pubblica di fedeli". I suoi scritti poetici hanno ricevuto
diversi premi letterari. Nel 1983 le è stato assegnato il "Premio della bontà" e nel 1994 la sua città le ha conferito, come operatrice sociale, il premio "Chimera d'oro".
L’incontro pubblico con Flora avverrà il prossimo 8 marzo, a partire dalle 15.30, presso il cinema Sant’Antonio cui seguirà la celebrazione eucaristica, alle ore 18, presso la chiesa di Sant’Antonio in Termoli, che sarà presieduta dal vescovo diocesano, monsignor Gianfranco De Luca.
L’appuntamento sarà preceduto da una veglia di preghiera, il 7 marzo alle ore 19, presso la chiesa
parrocchiale del Sacro Cuore in Termoli. A organizzare l’evento il Comitato donne operante sul territorio della diocesi di
Termoli-Larino, con il sostegno diretto del sacerdote padre Enzo Ronzitti e del
vescovo Gianfranco De Luca. (Comitato Donne Termoli)
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Si rinnoverà anche quest’anno, per la nona volta consecutiva, l’ormai immancabile Giornata diocesana della donna dal tema “Donna, maternità senza frontiere”, che vuole essere opportunità per offrire alla cittadinanza lo sguardo e l’immagine della donna che rivive nelle lettere e nella testimonianza di don
Tonino Bello e del beato Giovanni Paolo II. Anche quest’anno l’evento si svolgerà alla straordinaria presenza di un ospite ragguardevole che risponde al nome di
Flora Gualdani.
Figlia spirituale di Giovanni Paolo II, Flora Gualdani ha vissuto un rapporto
speciale e diretto con l’amato Pontefice al punto da esserne anche ispiratrice per l’enciclica “Evangelium vitae”, promulgata il 25 marzo 1995. Fondatrice di "Casa Betlemme", Gualdani è una laica aretina nata nel 1938 che “a un certo punto del suo cammino ha aperto la propria abitazione per un servizio
alla vita nascente”. Figlia di contadini, nel 1959 Flora diventa ostetrica-puericultrice e riceve
una chiamata da Gesù: “preghiera, sacrificio, letizia” e così, mentre lavora in ospedale, viaggia per il mondo e rimane turbata incontrando
donne volate all’estero per abortire. Percepisce che è urgente fare qualcosa, ne parla in Azione cattolica ma i tempi non sono maturi
e s’incammina da sola. Episodio importante per la sua scelta di vita è l’aver salvato la figlia di una donna malata di cancro che non intendeva abortire
nemmeno davanti al consiglio dei medici; Flora le rimane accanto, la bambina
nasce, è sana; se la porta a casa tenendola qualche anno, finché quella madre coraggiosa, lentamente, guarirà. Di lì a poco prenderà tanti bambini in affidamento, per qualche mese o per vent’anni.
Le istituzioni la conoscono e la stimano: collabora con il Tribunale per i
Minorenni, l’ospedale, i servizi sociali. Lo fa gratis. Intanto continua a viaggiare in un
personale servizio alla “maternità senza frontiere”: spende tutte le ferie in Bangladesh e India, dall’Africa alla Svezia, Cina e Messico, l’inferno della guerra in Cambogia. Durante il conflitto in Bosnia tornerà a Medjugorje per togliere dallo stupro etnico un gruppo di donne portandole con
sé. Mentre lei gira per il mondo, il mondo comincia ad arrivare a casa sua. Le
bussano alla porta gestanti in difficoltà, sono gli anni della legge 194. La casa diventa stretta. Flora chiede al padre
la divisione dell’eredità e combina l’opposto del giovane ricco: usa il suo ettaro di terra per costruirci alcune
casette
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l’approvazione del Comitato Regionale Campano della Federazione Italiana Sport
Invernali e dal Comune di Roccaraso. “Il numero consistente degli iscritti che rappresenta una dato importante per
Roccaraso - dichiara il sindaco Francesco Di Donato - conferma che lo sport, in
questo caso lo sci, è un valido mezzo per avvicinare i giovani alla pratica, con il vantaggio di
allontanarli dai problemi delle grandi città, favorendo altri tipi di socializzazione”. Saranno premiati i primi 6 classificati dì ogni categoria, sia maschile che femminile, per le categorie baby e cuccioli,
mentre saranno premiati tutti i super baby e topolini.
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3° Trofeo "Le Bebè - Pulcini"
Slalom gigante: Cuccioli, Baby,
Super Baby, Topolini
Sono oltre 550 i partecipanti al 3° Trofeo "Le Bebè - Pulcini", slalom gigante Cuccioli, Baby, Super Baby, Topolini (nati post
2007), previsto per venerdì 7 e domenica 9 marzo a Roccaraso in località Aremogna. La competizione è organizzata dallo Sci Club Vesuvio, con
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