Lunedì 17 Febbraio 2014 - Il Santo del giorno: San Flaviano Patriarca di
Costantinopoli (m. 450)
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Il tempo... ieri - giornatA gradevolE, dalle caratteristiche primaverili, anche se il sole nel pomeriggio si è nascosto dietro le nuvole. Notevole rialzo termico. Temperature: mass. 15,8°C; min. 6,1°C; attuale 11,5°C (ore 23,30).
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GIORNATA NAZIONALE DEL GATTO
Il 17 Febbraio è il giorno dell’anno dedicato al più infedele, ma sicuramente al piu’ affascinante degli animali da compagnia, il gatto. La giornata venne introdotta
nel 1990 da un referendum proposto ai lettori della rivista “Tuttogatto“. Ma perche’ proprio il 17 Febbraio?
Questo numero in passato era considerato portatore di sventura (l'anagramma di
17 in numero romano è infatti "Vixi", letteralmente "sono vissuto") ma non per il gatto. Infatti 17
diventa "una vita per sette volte", proprio come quelle comunemente attribute
ai felini. Febbraio, lo stesso del segno zodiacale a cui il gatto è assimilato. Quale data migliore per celebrare il Cat Pride? Tante le iniziative
in campo. Si parte da Milano dove al Fermo Immagine – Museo del Manifesto Cinematografico, in collaborazione con Urban Pet ha
allestito una mostra originale dedicata a tutti i catofili cinefili: "Miao, si
gira!". In scena cento manifesti, tra fotobuste, foto di scena e
locandine di film.
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I LUNEDI’ DEL DIRETTORE
“Scanno Cardioprotetta”
Nei giorni 15 e 16 Febbraio è stata scritta a Scanno una bella pagina di comportamento “prosociale”. Centoventi cittadini (di cui otto di Frattura e tredici di Villalago) hanno
partecipato al corso per essere abilitati all’uso del defibrillatore, ma soprattutto per poter intervenire con “cognizione di causa” in aiuto di persone colpite improvvisamente da arresto cardiocircolatorio.
La grande risposta all’invito dell’amministrazione comunale ha un grande significato etico-sociologico. La presenza
soprattutto di giovani al corso è la riprova che l’agire volontario, senza ricompense esterne, fa parte (la psicologia non dà risposte) di quell’Etica, di quella legge morale, che Kant ritiene innata in ogni uomo. In una
situazione di soccorso essa ci spinge ad agire per aiutare l’altro senza l’aspettativa di alcun tipo di ricompensa. Scrive Hermann Hesse: «Quando qualcuno cerca - rispose Siddartha - allora accade facilmente che il suo
occhio perda la capacità di vedere ogni altra cosa, fuori di quello che cerca, e che egli non riesca a
trovare nulla, non possa esservi nulla in sé, perché pensa unicamente ciò che cerca, perché ha uno scopo, è posseduto dal suo scopo».
Il buon Samaritano non cercava nulla, non aveva nessun interesse e non aveva
pregiudizi verso altri membri di gruppi religiosi o etnici: ha avuto solo
compassione verso l’altro, caduto in una situazione che richiedeva aiuto.
Nel caso nostro, oltre all’aspetto emozionale, entrano in azione aspetti cognitivi, cioè la capacità della persona che presta aiuto, di saper riconoscere la situazione di crisi o
di emergenza per intervenire in modo responsabile.
Questo è stato lo scopo del corso.
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I Sindaci del PNALM danno prova
nuovamente di quanto sia grande
e “sincera” la loro preoccupazione
per la gestione dell’area protetta!
Sono talmente preoccupati per la sorte del Parco e del suo simbolo l’orso, che i Sindaci della Comunita’ del Parco non trovano nemmeno il tempo di rispondere alla convocazione del loro
Presidente D’Orazio! E cosi’ i rappresentanti delle comunità locali, che tanta preoccupazione hanno espresso negli ultimi mesi sulla futura
gestione dell’Ente Parco ( almeno a leggere le loro dichiarazioni alla stampa...) 3 giorni fa
non sono riusciti nemmeno a celebrare l’Assemblea della Comunità del Parco per… mancanza del numero legale. Povera comunita’, poveri cittadini e povero Parco ! Purtroppo tutti i nostri timori vengono puntualmente
confermati, se questi sono gli amministratori che si stracciavano le vesti fino
a qualche settimana fa pieni di timore che il Presidente designato da Regioni e Ministero non fosse
quello giusto perche’ “distante” dal territorio che dovremmo dire adesso di questi stessi amministatori che
disertano l’assemblea? Guarda caso tra i pochi presenti si segnala Anna Nanni , Sindaco di
Pescasseroli, una tra i pochi che a costo di sfidare i soliti noti al Parco ha
sempre dato una mano con i fatti... non con le chiacchere!
Non ci resta che sperare che il nuovo Presidente sia nominato al piu’ presto e possa cosi finalmente iniziare a lavorare , purtroppo non c’e’ tempo da perdere. (Salviamo l’orso - Ass. per la conservazione dell’orso bruno marsicano)
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La grancia dei celestini
fra passato e presente
Chissà se i tanti avventori del ristorante-albergo Villa Giovina, al Bagnaturo, conoscono la storia e le
storie di quell’antico palazzo. Dalla pubblicità on-line, si apprende soltanto che è stata una ricca grancia della vicina abbazia dei celestini. Sicuramente non si
può immaginare che fra quelle antiche mura, oltre alla storia medioevale, è passata la storia moderna e contemporanea. Come è noto, quando Napoleone sciolse la maggior parte degli ordini religiosi, fra i quali i celestini, la proprietà dei loro beni finì nelle mani della borghesia.
Così, al tempo della seconda guerra mondiale, proprietaria di quell’ antica fattoria era la famiglia Centi-Colella di l’Aquila e vi viveva il fattore Vincenzo Petrella con la sua famiglia, la moglie e i sette figli.
Le campagne della valle Peligna , dopo l’8 settembre del ‘43, erano frequentate da migliaia di prigionieri alleati fuggiaschi, evasi dal
campo di concentramento di Fonte d’Amore, disperati, ai quali i tedeschi davano la caccia. Molti contadini,
nonostante i bandi minacciassero la pena di morte per chi si fosse macchiato del delitto di dare da
mangiare agli affamati, non negavano loro il pane e un ricovero. E ci fu chi,
per questo, finì, dopo un mese di carcere, fucilato, proprio non lontano da lì, nel cortile dell’abbazia celestiniana (cfr. il libro “E si divisero il pane che non c’era”). Era il pastore Michele Del Greco di Anversa, della cui assurda morte la figlia Raffaella non
riesce ancora a darsi una ragione.
Grazie alla generosità e al coraggio di Vincenzo, la grancia divenne ricovero di molti fuggiaschi. Fra questi, un grande poeta, drammaturgo e
scrittore, amico di Silone. Il sudafricano Uys Krige. Vincenzo lo aveva
sottratto alle grinfie di un fascista che si fingeva amico e che, invece,
voleva consegnarlo, con gli altri suoi commilitoni, ai tedeschi. Finchè, un giorno, i tedeschi vennero a visitare i locali del palazzo per farne la
residenza degli ufficiali. Uys e i suoi amici riuscirono a sfuggire alla
cattura, perché si erano nascosti in una delle gigantesche botti delle antiche cantine.
Scampato il pericolo, Vincenzo trasferì Krige e i suoi compagni in una casa non lontana dal palazzo e successivamente in una grotta, rifornendoli del necessario. Sempre più minacciati dalle “visite” nemiche, i fuggiaschi saranno costretti a salire più in alto, sul Morrone, in località “Casa delle Vacche”. Vi incontreranno il pastore Bartolomeo. Al suo seguito, con le greggi,
travestiti da pastori, arriveranno a Campo di Giove, costeggiando Pacentro, dove“ si era svolta una caccia all’uomo e più di cento prigionieri erano stati ricatturati dai tedeschi”.
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Finalmente, al di là del fiume Sangro, Krige ritroverà la libertà.
Il grande scrittore sudafricano, di ascendenza boera, non dimenticherà mai il suo benefattore della grancia dei celestini. Infatti, dedicherà il suo libro “The way out”, tradotto liberamente dalla Vallecchi, nel 1965, in “Libertà sulla Maiella”, all’umile fattore, con queste parole: “A Vincenzo Petrella, cui devo la mia libertà e questo libro”.
Krige racconterà la sua vita di fuggiasco sempre con parole di grande riconoscenza e
apprezzamento per i suoi benefattori. ”Quando si parlava dell’Italia e degli italiani, un tono di condiscendenza, un velato disprezzo apparivano in ogni espressione, in ogni frase. Noi, al contrario,
eravamo tutti splendidi eroi che facevano un buon lavoro. L’errore e la miseria non ci appartenevano. Pensai al vecchio detto. In guerra, la
prima vittima è la verità”. Silone definirà il libro The way out “l’elogio più sincero e serio che sia stato scritto sulla gente di questi monti” e a proposito di un colloquio avuto con Krige racconta: ”Mi parlò con le lagrime agli occhi dei pastori di Roccacasale, di Campo di Giove, di Casterl Verrino, di
Pietrabbondante , di Cupello. Egli non esitava ad affermare che il tempo passato fra essi era il più bello della sua vita, avendo allora intravisto, per la prima volta, la
possibilità di relazioni umane assolutamente pure e disinteressate”. Per ben due volte Krige venne a rivedere i suoi amici italiani e volle che li
conoscesse anche sua figlia. Fu proprio Vincenzo che gli indicò dove aveva sotterrato gli appunti con i quali ha potuto poi scrivere il libro che gli ha dedicato.
Anche Vincenzo è andato in Sud Africa. A fare, per alcuni anni, il fattore in una delle aziende agricole di Krige.
Il poeta non ha mai dimenticato i suoi amici. Anche noi dovremmo ricordarlo con altrettanta riconoscenza. Una lapide sulla facciata della grancia dei
celestini dovrebbe onorarlo, insieme a Vincenzo, simbolo della grande generosità del popolo abruzzese.
Ezio Pelino
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Le due Giornate di “Scanno cardioprotetta”
IN 120 AL CORSO di addestramento alle manovre BLS-D
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SCANNO - Successo di partecipazione all’iniziativa di sensibilizzazione sulle tematiche inerenti alla lotta contro l’arresto cardiaco, addestramento alle tecniche di rianimazione cardio-polmonare
ed utilizzo del defibrillatore. Sono state due giornate (15 - 16 febbraio)
intense di relazioni ed esercitazioni, organizzate dalla “Fondazione Giorgio Castelli” in collaborazione con il Comune di Scanno, la Sezione CRI di Scanno, i
volontari del Gruppo VAS, i volontari del Gruppo Natura ’96 e la C.O.T.A.S.. Al corso hanno partecipato centoventi persone.
La mattinata del 15, si è tenuto, presso l’Auditorium delle ex Anime Sante un incontro-dibattito con i partecipanti al
corso e con la popolazione scannese. I relatori sono stati la dott.ssa Mara Di
Rienzo, medico di Medicina Generale, - il dott. Francesco Cirella, Responsabile
dell’Unità Formazione di ARES-118 Lazio, il dott. Vincenzo Castelli, medico
Internista Ospedaliero, Presidente della Fondazione Giorgio Castelli.
Dopo i saluti del Sindaco, che ha ricordato il giovane Giorgio Castelli, a cui è dedicata la fondazione, deceduto mentre faceva sport per un arresto cardiaco, è intervenuta l’assessore dott. Gemma Spacone, che ha precisato le finalità del corso e la sua valenza sociale. Ha poi preso la parola la dott.ssa Mara Di Rienzo che ha chiarito
l’importanza del corso, che addestra a saper intervenire contro l’arresto cardiaco con tecniche di rianimazione cardio-polmonare e con l’uso del defibrillatore in un paese a bassa copertura sanitaria, lontano dal più vicino ospedale e con tempi lunghi per l’arrivo del 118. Il dott. Francesco Cirella e il dott. Vincenzo Castelli si sono
soffermati sulle tecniche di rianimazione e sull’uso del defibrillatore. Al termine i relatori hanno risposto alle numerose
domande dei presenti.
Nel pomeriggio, al palazzetto dello sport, dalle 16 alla 20, dopo un excursus
teorico sulle tecniche di rianimazione e sull’uso del defibrillatore, si è passati alla parte pratica. Divisi i partecipanti in piccoli gruppi, ogni
istruttore, con l’ausilio di un manichino, ha fatto fare più volte esercizi di rianimazione e come usare il defibrillatore, finché non ha ritenuto l’allievo idoneo per ricevere l’attestato di BLS-D (Basic Life Support & Defibrillation). Domenica 16, la parte pratica si è tenuta all’Hotel Miramonti. Per la cronaca: hanno partecipato anche 8 persone di Frattura e
13 persone di Villalago.
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Padre Beniamino Di rocco
E’ morto A MAGLIANO DEI MARSI
Nella mattina di venerdì scorso, 14 febbraio, nel convento francescano di Magliano dei Marsi si è spento Padre Beniamino di Rocco, dell’OFM. Aveva 90 anni. I suoi funerali si sono svolti il giorno seguente nella
chiesa di San Pietro, sempre a Magliano, con grande partecipazione di gente. A
Scanno viene ricordato come un frate operoso, dinamico e innovativo. Vi arrivò nel 1983, dopo una lunga esperienza educativa in mezzo ai ragazzi nei collegi
francescani. Trovò la chiesa di S. Antonio un po’ dcadente. Si mise subito all’opera e, dopo la ripulitura del convennto, fatta da lui stesso, diede inizio ai
lavori di restauro della chiesa, per far tornare a nuovo splendore gli stucchi
settecenteschi. Si provvide a sostituire le vetrate malandate con le nuove,
colorate, con mosaici raffiguranti san Francesco e sant’Antonio. Venne rinnovato l’impianto elettrico e costruito un nuovo altare, simile a quello della chiesa di
san Giovanni a Capestrano. C’era bisogno di fondi, ma non chiese denaro ad enti pubblici. Impegnò la sua pensione e confidò nella generosità degli scannesi, che hanno sempre sostenuto i frati sin dai secoli passati. Il 7
dicembre 1985, con l’intervento del vescovo e del Padre Provinciale del suo ordine, ci fu l’inaugurazione della chiesa restaurata e la dedicazione del nuovo altare. Per
rendere più solenne la cerimonia, Padre Beniamino volle che alcune ragazze e le donne
stesse indossassero il costume festivo. Fu così anche per le processioni, come quella di san Francesco, spostata alla sera con
la fiaccolata lungo le strade del paese. Se c’è
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qualcosa non ben accetta, è la sostituzione dell’obelisco con la Croce in ferro nel piazzale con la statua in bronzo di san
Francesco, nel 1988, perché già nel 2002 venne rimossa e collocata nel piazzale accanto per far tornare l’obelisco al suo posto. Per il resto P. Beniamino è ancora molto rimpianto dagli scannesi, come un frate esemplare che ha lasciato
delle impronte positive.
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