Giovedì 22 Agosto 2013 - Il Santo del giorno: San Domenico Abate (951 - 1031)
Il tempo... ieri- Mattinata nuvolosa e ventilata con minacce di pioggia. Nel pomeriggio le nubi hanno lasciato il posto al sole.
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A cura dell’Ass. L’Atelier e della Pro Loco con il contributo del “Bar Centrale” e del Bar-Pizzeria “La Fontanella”
OGGI FESTA DI S. DOMENICO PATRONO DI VILLALAGO
Ieri FESTA DELLA MADONNA DI LORETO
Nel pomeriggio sono arrivati i pellegrini di Fornelli e solenne incontro serale
VILLALAGO - Oggi il paese vive una giornata di grande festa per il Patrono San Domenico
Abate, che segue quella del giorno precedente, in onore della Madonna di
Loreto, titolare della chiesa parrocchiale. Dopo la santa messa la statua della
Madonna è stata portata in processione per le vie del paese.
Come da antica tradizione sono arrivati nel pomeriggio i Pellegrini di Fornelli
per partecipare alla festa di san Domenico. Sono partiti il 19 Agosto a sera
per essere, dopo un lungo e faticoso cammino, al santuario del Santo. Durante i
tre giorni di cammino la compagnia dei pellegrini ha momenti di preghiera e di
canti. Entrano in processione nei paesi che incontrano. Bella e suggestiva la
processione dentro l’abitato di Scanno. Sono arrivati a Villalago alle ore 16,30 e senza fermarsi si
sono diretti all’eremo di san Domenico. Qui sono entrati nella chiesetta in ginocchio, cantando
le lodi del Santo. Dopo le preghiere e il piccolo ristoro preparato dal
comitato feste, hanno ripreso il cammino per essere in paese per le ore 19,30.
Ad attenderli c’era tutto il popolo e le autorità cittadine. L’incontro è avvenuto al Lago Buono, con il bacio delle Croci delle due Confraternite e l’abbraccio dei relativi Priori. C’era anche l’asina Giulia, che da qualche anno segue la compagnia di Fornelli, portando sulla
groppa una statuina del Santo. I due popoli, uniti in san Domenico, si sono
diretti in chiesa per le funzioni religiose. Oggi festa grande in onore del
Santo, con la presenza dei sindaci della Valle e dei centri abruzzesi dove è ancora vivo il culto per il Santo. Alla processione con la statua del Santo
parteciperanno anche i pellegrini di Fornelli, molti dei quali hanno trascorso
la notte, dormendo dentro la chiesa parrocchiale. Il concerto bandistico sarà tenuto dalla Banda di Lecce.
VIDEO LA PROCESSIONE DELLA MADONNA DI LORETO
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VIDEO I PELLEGRINI DI FORNELLI NELLA CHIESETTA DELL’EREMO
ALLE TRE REGIONI
L’ATTIVITA’ SETTENNALE
DEL PARCO
Il Commissario del Parco, Giuseppe Rossi, dopo aver inviato, lo scorso 1° agosto, tre Relazioni sulle attività dell’Ente dal giugno 2006 ad oggi al Ministro dell’Ambiente, ha ritenuto di inviarle anche ai tre Presidenti delle regioni Abruzzo, Lazio e Molise. Le tre Regioni
del Parco. Approssimandosi la nomina degli Organi dell’Ente (Presidente e Consiglio Direttivo) e quindi la scadenza del mio mandato di
Commissario straordinario, è scritto nella lettera del Parco, “ho il piacere di inviare, in allegato, tre Relazioni dello scrivente, elaborate
per i periodi giugno 2006-maggio 2007, giugno 2007-giugno 2012, luglio 2012-
luglio 2013, durante i quali ho avuto l’onore e l’onere di
rappresentare l’Ente Parco rispettivamente in qualità di Commissario Straordinario, Presidente e di nuovo Commissario Straordinario”.
Nel contempo, il Commissario Rossi si augura che la documentazione possa essere
utile ai tre Presidenti in quanto “informazione istituzionale e corretta sulle attività svolte dall’Ente negli ultimi sette anni, durante i quali è stata prodotta una notevole quantità di lavoro ed è stata, soprattutto, recuperata e definitivamente normalizzata una difficile
situazione amministrativa e contabile”.
Viene poi precisato, anche in questa circostanza, che l’Ente può oggi contare “non soltanto su una riconquistata funzionalità ed efficienza, ma anche sulla approvazione, cosa alquanto rara nella pubblica
amministrazione, di tutti i bilanci preventivi e consuntivi degli ultimi sette
anni, da parte di tutti gli organi vigilanti”.
Ai tre Presidenti, infine, è stata inviata una documentazione generale sul Parco e una raccolta del
Periodico di Informazione “Natura Protetta”.
QUANDO L’ORSO
NON FA NOTIZIA
Se un Orso marsicano muore, ucciso o per motivi naturali, tutti si scatenano a dire la loro; specie, poi,
se c’è la certezza o anche solo il sospetto che la causa della morte sia addebitabile
a cacciatori (mai successo negli ultimi 40 anni) o bracconieri. Quando invece l’Orso fa parlare di sé per altre questioni, forse più gravi ancora della morte di un individuo, perché ne sono all’origine, ed anzi ne sono la causa prima e, addirittura, prodromo di future
morti, allora il silenzio è d’oro. Un ammissione di colpa va sempre taciuta!
Quest’estate, e soprattutto negli ultimi giorni di questo infuocato agosto, i giornali
locali hanno più volte parlato di orsi, sia in Abruzzo, sia in Molise, sia nel Lazio: ebbene,
nessuna valanga di e-mail si è rovesciata sul web per protestare o stigmatizzare. Tutti allineati e... silenti
(e magari anche plaudenti, per chi è andato a cercare di osservarli e/o fotografarli, come suggeriva qualche anno fa
un ex Presidente del Parco, noto ambientalista, anziché vedere in quelle prime segnalazioni i sintomi di un problema!). Eppure sono
queste le notizie che ci evidenziano un malessere, le vere ragioni del
problema: il fatto che l’orso non trova più nel Parco quelle risorse alimentari che da generazioni, per non dire quasi da
sempre, era abituato a trovare e che ora va a cercare altrove: col rischio che
a questi altrove si abitui sempre più! Oggi, col trascorrere del tempo, la nascita di nuovi cuccioli e la morte di
orsi adulti, ci stiamo sempre più avviando ad avere una popolazione di orsi con ben altri conoscenze e
comportamenti indotti: il fatto che il cibo per loro non si trova più nelle zone selvagge del Parco Nazionale o nei loro pressi, ma nelle zone
coltivate ed abitate di fondovalle, specie nei fondovalle esterni al Parco:
Marsica e valle del Sagittario a nord, valli del medio Sangro ed alto Volurno
ad est, e Val Comino e Ciociaria a sud. Quegli orsi che in questi giorni hanno
bazzicato i circondari di Scanno, Pizzone, Campoli Appennino, S. Donato Val
Comino, Alvito, Picinisco e persino Casalvieri sono tutti a rischio: e se non
sono ancora stati uccisi è solo perché la gente d’Abruzzo, del Molise e della Ciociaria amano quest’animale, e mai
hanno voluto sterminarlo (come, invece, qualcuno per anni ha cercato di far
credere!). Ma c’è un rischio, un grave rischio dietro a questi comportamenti “antropomorfi” dell’orso: che qualcuno decida comunque di farsi giustiziere per difendere le proprie
cose e/o per la propria sicurezza. Bisogna strillare ora, non quando questi
fatti dovessero malauguratamente accadere. Perché bisogna cercare di capire il perché di ciò che avviene; per di più nella stagione di maturazione del fin troppo noto Ramno (dove il disturbo umano
sta prendendo il sopravvento ai silenzi di una volta). Ma anche perché, parafrasando la Bibbia e la sua citazione sull’uomo, non di solo Ramno vive l’orso! Per cui mettere a dimora pianticelle di Ramno non serve a nulla, mentre
servirebbe di più riprendere a coltivare quegli antichi campi di grano, mais, Lupinella ecc. che
un tempo alimentavano l’orso in tutte le stagioni. E far sì che greggi di pecore pascolino ancora là dove oggi solo più vacche, cavalli, cervi e cinghiali la fanno da padroni; animali che l’orso è in grado di catturare molto raramente, per non dire mai, e che solo di qualche
carcassa uccisa dai lupi può utilizzare: troppo poco, per non dire niente. E allora, ecco perché gli orsi scendono nei paesi attorno al Parco. C’è solo un modo per impedire che ciò cessi di avvenire: iniziare quella campagna in grande stile di semine e
distribuzione di pecore che da anni il sottoscritto e la scrivente associazione
vanno proponendo. Che il Parco d’Abruzzo, con l’aiuto indispensabile del Ministero dell’Ambiente, metta a disposizione dei cospicui fondi a questo ESCLUVO FINE, magari
stornandoli da quelli che per troppi anni sono stati messi a disposizione per
studi e ricerche, studi e ricerche che non hanno risolto nulla, almeno per l’Orso. L’Orso marsicano va salvato nella sua terra, va salvato con individui i più selvatici possibile, facendo sì che trovino cibo abbondante nei sui stretti circondari e trovino quiete nelle
sue oasi selvagge, non facendone un oggetto turistico per visitatori suoi
amanti o supposti tali!
PS. E’ di quest’anno uno studio scientifico che dimostra come gli allevamenti di Leoni per
ripopolare le zone d’Africa non servono a nulla, perché dove sono stati sperimentati si sono risolti solo in... “perdita di animali e di uomini”! Questo per svegliare chi ancora propone di salvare l’Orso marsicano allevandolo. Franco Zunino, Segretario Generale di Wilderness Italia
AVVISO AI NAVIGANTI
Non prendete impegni per la sera del 23 agosto a Scanno!
Tornate dalle Maldive, tornate dalle Bahamas, tornate dalle Marane... Vi aspetto tutti per il Terzo
Tempo alla Foce con Mirco della Combriccola a tutta Birra e Arrosticini. Che la coccia sia spiccia!Sandro