Mercoledì 23 Gennaio 2013 - Il Santo del giorno: Sant' Emerenziana, Vergine e martire (m.
304)
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Il tempo... ieri - Giornata con variazioni tipicamente invernali: spiragli di sole con folate di vento e arrivo di nuvole con precipitazioni
nevose. Stabilità nelle ore serali. Temp: mass. 3,6°C; min. 0,1°C; attuale 1,4°C (ore 23,30).
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UN BEL SERVIZIO SUL CALENDARIO
DEI CENTENARI DA “BUONGIORNO REGIONE”
Ieri mattina, 22 Gennaio, alle ore 7,45, è andato in onda su Rai 3, nella rubrica “Buongiorno Ragione” il servizio sul calendario dei centenari, realizzato martedì scorso dalla giornalista Rai Serena Massimini, con interviste a Tadino di
Scanno e Cesidio di Bugnara e al direttore di questo giornale. E’ stato un bel servizio che rende onore ai nostri centenari e alla nostra Valle.
Per quanto riguarda gli annunciati flash, non sono andati in onda per “sovrabbondanza di notizie”. Sono arrivate in redazione molte telefonate di congratulazioni. Tra queste
quella dell’Assessore alla cultura del Comune di Villalago, Brunella Quaglione. Ringraziamo
la giornalista Serena Massimini e l’operatore Enzo Leuzzi per la sensibilità con cui hanno realizzato il servizio.
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ACCESA IERI SERA
a villalago
LA GRANDE FANOGLIA
CITTADINA
A conclusione della festa
di San Domenico Abate
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VILLALAGO - La grande “fanoglia” cittadina, preparata in piazza tre giorni fa, è stata accesa dal sindaco ieri sera dopo la benedizione da parte del parroco. al
termine delle funzioni religiose. La chiesa era piena di gente per la
partecipazione alla Santa Messa, e al bacio della Sacra Reliquia del Dente
Molare di San Domenico. Soltanto all’imbrunire, con una lunga torcia si è appiccato il fuoco che in breve ha raggiunto l’intera “fanoglia” trasformata in uno sfolgorante falò che ha rischiarato la piazza e l’ampia scalinata. Intanto dall’alto scoppiavano i fuochi pirotecnici che davano maggiore risalto alla festa. A
tutti sono state distribuite le ciambelle, accompagnate dal vino. Il clima non
troppo rigido, con assenza di precipitazioni, ha permesso la partecipazione di
molta gente arrivata da fuori. Dopo la cerimonia in piazza, ognuno è tornato nel proprio rione per dar fuoco alle altre “fanoglie”, preparate per trascorrere ancora una serata di festa in allegria. Nelle pagine
precedenti abbiamo spiegato il significato di questa tradizione che si tramanda
da tempo immemorabile. Anche se nel corso degli anni ha subito delle
innovazioni è rimasto immutato il sentimento di fede verso San Domenico, protettore del
paese.
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RIAPERTA IERI
AL TRAFFICO
LA STRADA PROVINCIALE
SCANNO-VILLETTA BARREA
SCANNO - Con l’intervento politico dei consiglieri provinciali Fusco (PD) e Gerosolimo (UDC) e
con l’intervento tecnico dell’ing. Fucetola è stato riaperto al traffico il tratto di strada Passo Godi-Villetta Barrea,
chiuso al traffico per l’alto rischio di slavine. A segnalarlo alla Provincia è stato il servizio MeteoMont, dopo il rialzo delle temperature, registrato in
questi ultimi giorni, che ha reso instabile il manto nevoso. Il Consigliere
Amedeo Fusco ha sottolineato che è stata sua premura coinvolgere l’ing. Fucetola per la riapertura della strada, soprattutto per venire incontro
agli operatori economici che gestiscono gli impianti sciistici nel comprensorio
di Passo Godi.
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LETTERA AL DIRETTORE
Otto le fanoglie e non sette
Caro Roberto,
Le fanoglie erano otto e non sette, come hai scritto questa mattina. Si
dimentica sempre di includere quella sul terrazzo della famiglia Gentile
Raffaele, dove ogni anno vengono tantissime persone a fare visita ad una delle
fanoglie più caratteristiche. Questa sera dopo l'accensione della fanoglia cittadina, ti
invito a farci visita per verificare di persona e magari assaggiare qualcosa di
buono. Un saluto, Antonio Gatta
Caro Antonio, chiedo scusa per la mia leggerezza nel “contare” i rioni che hanno acceso la sera del 21 le “fanoglie”. Ho dato credito a chi mi ha detto che al Callarocco non era acceso nessun
fuoco.
Il prossimo anno, te lo prometto, quella di Raffaele Gentile sarà la prima che visiterò. Comunque ho rimediato subito, correggendo la notizia appena ho ricevuto la tua
mail. Grazie, Antonio, dell’invito, che purtroppo non posso onorare per impegni già presi.
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LETTERA AL DIRETTORE
Pietro Spacone, segretario
del circolo PD di Scanno
risponde a Secondino Tarullo
Caro Direttore,
sono costretto, mio malgrado, a rispondere anche a Secondino Tarullo.
Secondino Tarullo chi? E’la prima cosa che mi è venuta in mente.
Poi, anche su sollecitazione di diversi amici, ho deciso di rispondere affinché chiunque possa farsi la più corretta possibile opinione dei fatti.
Povera la nostra Scanno, comunque, se questo è il calibro della nuova classe dirigente che questi personaggi chiedono. Agli
insulti, alle provocazioni e alle basse strumentalizzazioni di piazza non
rispondo perché mi metterei allo stesso livello di chi le propaganda.
Ma una cosa ci tengo a dirla. Certo, mi avete convinto, il circolo PD di Scanno è un partito di famiglia. Una grande e bella famiglia che, tranne qualche
insignificante eccezione, è formata da ben 25 iscritti, una famiglia unita, coesa, moralmente ed eticamente
a posto.
Penso che con i tempi che corrono non sia una cosa da niente. Anzi….
I 660.000 euro di debiti, poi, ci sono eccome, li ha elencati in modo
dettagliato il Commissario Prefettizio durante l’incontro con le varie associazioni e categorie quando ha illustrato i contenuti
del bilancio di previsione 2012. (Ad ogni buon fine i debiti accertati sono:
300 mila euro col COGESA; 140 mila euro con l’ENEL; 120 mila euro debiti fuori bilancio; 100 mila euro gestione emergenza neve
2012.)
Per il resto quando come circolo PD abbiamo bussato a denari ci hanno sempre
risposto a coppe. Per questo, per informare correttamente gli Scannesi, che a
breve giudicheranno l’operato di ognuno di noi col proprio voto, non posso esimermi di chiedere il
perché questi ex, per fortuna, amministratori continuano a raccontare favole ed invece tacciono:
• sul fatto che Scanno, durante il loro mandato, ha rischiato di restare senza la
pubblica illuminazione, perché l’ENEL vanta un credito di oltre 140 mila euro;
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• sul perché in quattro anni, pur essendo cambiati tre gestori, non sono mai state
effettuate le volture ENEL, come da contratto, per il funzionamento della seggiovia e degli impianti di Colle Rotondo;
• sul perché la corrente degli impianti di Colle Rotondo l’hanno pagata gli Scannesi.
• Tacciono sul perché abbiamo rischiato che i cassonetti non venissero più svuotati e sul fatto che paghiamo fior di interessi passivi al COGESA, per i
300 mila euro di debiti che hanno lasciato;
• sul perché coloro che oggi vedono questa situazione normale, anni fa sostenevano che il
Pubblico non potesse aiutare l’impresa di 59 famiglie Scannesi, riunite in Valle Orsara;
• sul fatto che grazie al loro dilettantismo amministrativo hanno messo
seriamente a rischio il trasferimento da parte della Regione degli 825.000
euro.
• Tacciono sul credito IVA di circa 540 mila euro di cui 250 mila già compensati, su cui esistono forti dubbi, che, se recuperato dall’Agenzia delle Entrate, rischia di mettere ulteriormente in ginocchio Scanno e
gli Scannesi;
• sull’aggravio di costi di 660 mila euro, che abbiamo pagato e che paghiamo noi
cittadini attraverso le bollette dei rifiuti grazie al trasferimento del
servizio nel 2002,- sindaco E. Gentile -, al COGESA.
• Tacciono sull’INVITO DI CHIEDERE SCUSA AGLI SCANNESI che si sono trovati a pagare in questi
anni sulle bollette dei rifiuti, per ogni famiglia di tre persone, circa 1000
euro in più;
• sul perché E. Gentile non restituisce al Comune la somma di circa 10 mila euro che sembra
aver riscosso senza averne effettivamente diritto (missioni e spese legali).
Sono dieci domande che spero, questa volta, abbiano una pronta risposta, perché alla gente interessano i fatti e non gli insulti e le strumentalizzazioni.
Se così non fosse, allora significherebbe che questi personaggi parlano solo per
inquinare la realtà e preferiscono fare le vittime per nascondere il proprio fallimento e le
pesanti responsabilità politiche amministrative sulle condizioni disastrose in cui hanno lasciato la
nostra Scanno.
Con i migliori saluti.
Il segretario del circolo PD di Scanno Pietro Spacone
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Nei giorni scorsi, la Società di Storia della Fauna “Giuseppe Altobello” di Campobasso, ha diramato un “Appello” per salvare l’Orso Marsicano “tutt’ora ad alto rischio di estinzione se non già definitivamente perduto”. Naturalmente, per il Parco, ben vengano sollecitazioni, appelli e inviti alle
Istituzioni interessate affinchè dedichino la massima attenzione alla tutela di questo magnifico e prezioso
animale e pongano in essere tutte le iniziative necessarie per assicurarne la
sopravvivenza, elaborando strategie di conservazione magari più adeguate e incisive di quelle finora messe in atto.
Nello specifico, l’Ente Parco, prendendo atto dello spirito positivo che anima l’iniziativa e ringraziando la Società Altobello per l’attenzione che dimostra per l’orso marsicano e i suoi problemi, ritiene per ora non praticabile quanto proposto, per ragioni di carattere logistico e per ragioni etiche e di conservazione.
Quando si parla di popolazioni a rischio di estinzione, il cui contingente
numerico è ridotto a poche decine di effettivi, una delle prime ipotesi che si affacciano
alla mente è quella della riproduzione in cattività e della reintroduzione degli individui così riprodotti per incrementare la popolazione. Tanti sono gli esempi in proposito:
dal panda all’orice d’Arabia, al bisonte europeo.
Nel combattere la battaglia per la tutela di specie ad alto rischio, e l’orso marsicano è una di queste, non ci si può permettere il lusso di scartare alcuna opzione. Nel nostro caso, però, ci sono tante criticità, che si possono in sintesi formulare e analizzare, facendo alcune considerazioni, senza pretendere di essere esaustivi e di completare il campo
della discussione.
Innanzitutto, se è vero, come è vero, che l’esigua popolazione di orso marsicano, di 40-50 esemplari, è la stessa degli anni ottanta del secolo scorso, ciò significa che comunque per un certo numero di anni è stata assicurata la vita ad almeno un numero minimo di esemplari, grazie all’opera, seppure parziale, del Parco Nazionale. Non si comprende pertanto per
quale motivo si debba o si possa ritenere ormai praticamente perduta la battaglia per l’orso marsicano. E’ evidente comunque che qualcosa non va, se il rischio di estinzione resta
immutato e il numero di individui non aumenta, anzi si teme possa diminuire. Si tratta, forse, di
ricorrere alla adozione di adeguati e a volte più decisi provvedimenti di conservazione, che non sempre è facile individuare e soprattutto fare accettare agli umani destinatari.
La riproduzione in cattività implicherebbe la cattura di un maschio e di una femmina, da sottrarre quindi
alla attuale esigua popolazione, con le conseguenze negative che si possono
immaginare, non essendo peraltro certa la capacità della femmina di riprodursi in cattività. Meglio lasciare il maschio e la femmina liberi di accoppiarsi e riprodursi
nelle foreste del Parco, considerato che ad oggi la popolazione ha femmine
fertili in grado di riprodursi in natura e che il tasso riproduttivo rimane
costante.
Senza contare che per realizzare il progetto occorrerebbe o creare un recinto
idoneo (spendendo risorse importanti che potrebbero invece essere destinate ad
altre misure di tutela) o fare riferimento a strutture (gli zoo) che dovrebbero
avere tale recinto. Il recinto dovrebbe consentire di separare il maschio dalla
femmina dopo l’accoppiamento, dovrebbe essere in area lontano da interferenze umane, gli
animali dovrebbero trovarvi risorse naturali sufficienti o comunque non essere
mai in contatto con chi provvede loro il cibo.
In natura i cuccioli restano con la femmina per circa 15 mesi perché
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soggetti ad una fase di imprinting materno e di apprendimento, al termine della
quale sono in grado di alimentarsi autonomamente, avendo sviluppato conoscenza
dei luoghi e delle risorse trofiche disponibili. In una riproduzione in
cattività come arrivare allo stesso risultato? Non sarebbe infatti per niente semplice liberare giovani orsi in territori selvaggi di grande estensione, che non ci
sono, finendo con l’aggravare il fenomeno dei cosiddetti “orsi confidenti”.
Infine, non può mancare la considerazione che qualsiasi progetto destinato a interferire sulle
dinamiche di una popolazione in declino, per avere successo implica la
rimozione delle cause che hanno portato al declino della specie.
Quindi, prima di pensare a riproduzioni in cattività, qualora ve ne fosse bisogno, è opportuno e necessario operare con il massimo impegno per eliminare gli attuali
problemi dell’orso marsicano.
Ciò sarà possibile, come ripetutamente sottolineato e ribadito dal Parco, associando all’impegno tutte le istituzioni pubbliche e private interessate, migliorando sempre
più le capacità di convivenza con le attività umane, coinvolgendo adeguatamente i diversi attori del territorio e specialmente
allevatori e agricoltori, migliorando le misure di tutela adottate e
adottandone di nuove più puntuali ed efficaci. Tra le più importanti misure di tutela, da potenziare, andrebbero ad esempio considerate il maggior il controllo delle riserve integrali, evitandone qualsiasi tipo di utilizzo
economico per assicurare quiete e tranquillità all’orso e il miglioramento dell’accesso alle risorse alimentari anche sperimentando o tornando a sperimentare
qualche intervento di allevamento e coltivazione tradizionali. Sarebbe poi
necessario regolamentare in modo più deciso il pascolo del bestiame domestico per favorire l’antico allevamento ovino e scoraggiare il pascolo brado gravemente dannoso,
chiudere al traffico turistico e comunque incontrollato tutte le strade di
penetrazione cosiddette forestali che ancora sono attive, migliorare il controllo anche delle zone B e C del Parco, limitare la frequentazione turistica intensiva
di alcune zone particolarmente delicate per l’orso Tutte misure da adottare con il concorso dei comuni e delle categorie che, purtroppo, spesso non si rendono disponibili e in alcuni casi sono
apertamente contrari. Non si tratta che di alcune delle misure necessarie, in parte già in corso, seppure tra grandi difficoltà, alle quali però tutti devono concorrere convintamente (Stato, regioni, province, comuni, enti,
associazioni, istituzioni, operatori, cittadini), nella consapevolezza che
soltanto grazie a un grande impegno comune sarà possibile salvare questo nostro grande e prezioso patrimonio. Deve esser chiaro che, in caso di
sconfitta, nessuno potrà chiamarsi fuori e sottrarsi alle proprie responsabilità!
Altra cosa è invece perseguire il definitivo riconoscimento della specificità scientifica a livello mondiale dell’orso marsicano, a tutt’oggi praticamente non considerata.
Infatti, l’Ursus arctos marsicanus è citato esclusivamente in alcuni lavori italiani e non è citato neppure nella Direttiva Habitat. E’ necessario perciò far conoscere la specificità del nostro orso marsicano a tutto il mondo facendo innanzitutto conoscere le ultime acquisizioni scientifiche come la
cronometria, gli esiti delle indagini genetiche, ecc., in modo da rendere “universale” la battaglia per la sua salvaguardia cercando alleati anche fuori dai confini
nazionali.
In questo il Parco è del tutto disponibile per ogni collaborazione con Istituzioni, studiosi e
ricercatori. Giuseppe Rossi (Ufficio di Presidenza)
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