Martedì 20 Dicembre 2011 - Beato Michele Piaszczynski Sacerdote e martire (1885 - 1940)
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Il tempo... ieri - Giornata di tregua. In mattinata è uscito il sole anche se il freddo si è fatto sentire. In serata son tornate le nuvole con qualche irrilevante folata
di neve. Temperature: max. 2,7°C; min. -2,4°C; attuale -2,3°C (ore 23,30).
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La Giunta vara la quarta versione del calendario venatorio
Rivoluzione per i periodi di caccia per decine di specie, come Beccaccia,
anatidi e tordi. La caccia in forma vagante chiude il 19 gennaio
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Per decine di specie diminuiscono i giorni di caccia in Abruzzo perchè la Regione si è dovuta finalmente adeguare per i periodi di caccia all'ordinanza di sospensiva
del TAR di L'Aquila a cui si erano rivolti WWF, Animalisti Italiani e Lega
Abolizione della Caccia. Infatti la Giunta Regionale, peraltro con gravissimo
ritardo rispetto alla prima ordinanza di sospensiva del TAR, si è vista costretta a varare una quarta versione del calendario venatorio il 28
novembre scorso. Non deve sfuggire che la Regione aveva cercato sostanzialmente
di eludere l'ordinanza del TAR pubblicando una scarna lettera del suo dirigente
del tutto insufficiente a recepire le indicazioni della magistratura
amministrativa. A nulla erano valse due diffide del WWF che poi si è addirittura dovuta rivolgere con le altre associazioni al TAR di L'Aquila con
un ricorso urgente “per ottemperanza” (cioè si chiedeva al TAR di commissariare la Regione per far rispettare la
sospensiva). A quel punto pochi giorni prima dell'udienza la Regione, messa
all'angolo, ha dovuto cedere su molti dei punti della sospensiva e in
particolare sul cuore del calendario venatorio, i periodi di caccia, gli orari
di caccia e le forme di caccia. Alcune questioni sulla completezza del
recepimento della sospensiva rimangono aperte e sono in via di valutazione da
parte delle associazioni. Si tratta di una vera e propria rivoluzione per la
caccia in Abruzzo. Basti pensare che con il nuovo calendario per la beccaccia
la caccia si chiuderà il 31 dicembre e non il 19 gennaio come aveva previsto inizialmente la Regione,
con ben 20 giorni in meno di pressione venatoria su questa specie. Giusto per
far capire la portata del risultato, già nel 2009 il TAR di L'Aquila sul ricorso del WWF aveva stabilito questa data ma
addirittura si era scomodato il consiglio regionale che aveva votato una
leggina, su cui non è possibile il ricorso al TAR, per continuare a cacciare la Beccaccia fino alla
fine di gennaio. Nel 2010 tutto il calendario venatorio era stato approvato con
legge regionale e vi era stata l'impugnativa del Governo, il cui ricorso è stato discusso lo scorso 13 dicembre davanti alla Corte Costituzionale.
Tornando alla modifica del calendario venatorio, per le specie acquatiche
(germano reale, folaga , gallinella d’acqua, alzavola, porciglione, fischione, codone, mestolone, marzaiola,
moriglione, beccaccino, pavoncella, canapiglia e frullino ) la caccia ora si chiuderà il 19 gennaio e non più il 30 gennaio. Per le tre specie di turdidi, Cesena, Tordo bottaccio e Tordo
sassello la caccia ora si chiude il 9 gennaio mentre prima si chiudeva
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il 19 gennaio. Per il Fagiano la chiusura prevista per il 30 dicembre è stata spostata un mese avanti al 30 novembre. Per la Starna la regione si è dovuta adeguare alle prescrizioni richieste dall'ISPRA solo che lo ha fatto con
questa quarta versione del calendario approvata il 28 novembre scorso, solo tre
giorni prima della chiusura della caccia già prevista per questa specie, quando il TAR aveva depositato la sospensiva il 27
ottobre! Pertanto, grazie all'atteggiamento ostruzionistico dell'assessorato,
per un mese questa specie è stata cacciata in forme non adeguate al parere dell'ISPRA e, quindi, non
attuando l'ordinanza del TAR. Altra novità di non poco conto è la chiusura al 19 gennaio della caccia in forma vagante con l'ausilio del cane.
Dichiara Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF “L'assessorato all'Agricoltura e Caccia della Regione Abruzzo e l'assessore Febbo
stanno rimediando figuracce su figuracce sulla questione venatoria. L'assessore
a seguito della sospensiva aveva cercato di minimizzare con i suoi commenti la
portata della sospensiva del TAR. Forse immaginava che il WWF e le altre
associazioni si sarebbero limitate a festeggiare mediaticamente la vittoria al
TAR mentre deve sapere che noi miriamo sempre alla concretezza del risultato e
andiamo fino in fondo. Purtroppo questo atteggiamento da parte di una pubblica
amministrazione che pensa di essere a servizio esclusivo dei cacciatori e non
della fauna e di tutti i cittadini finisce in primis per colpire la preziosa
fauna abruzzese e, paradossalmente, gli stessi cacciatori che si trovano ad
operare in un'incertezza assoluta. Un comportamento più responsabile da parte degli amministratori, più rispettoso dei pareri dell'ISPRA, dell'Unione Europea, degli altri assessorati
e dei Parchi, aperto alle indicazioni tecniche fornite dalle associazioni che
incredibilmente producono più dati faunistici della stessa regione, eviterebbe un confronto così aspro che alla fine si sta rivelando una Waterloo per l'assessorato
all'agricoltura. Con un duro lavoro il WWF in questi anni sta ottenendo
radicali modifiche al calendario venatorio a favore della fauna. Rammarica
dover constatare che ciò deriva sostanzialmente dai nostri ricorsi alla giustizia amministrativa,
costituzionale e comunitaria e non già da un ripensamento da parte degli apparati amministrativi che si sono occupati
di caccia finora e che rimangono ostaggio dell'estremismo venatorio sostenendo
battaglie che sono ormai di retrovia”.
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Pescasseroli - Quello del pascolo nel Parco è uno dei più urgenti e scottanti problemi che l’Ente si trova a dover risolvere – lo dice con molta chiarezza il Presidente del Parco Giuseppe Rossi – per fare in modo che l’azione di tutela e conservazione della biodiversità e, in particolare, delle specie simbolo di questi territori (orso bruno
marsicano e camoscio d’abruzzo) possa avere successo.
Come è ormai noto, le attività di allevamento hanno subito, negli ultimi anni, una profonda trasformazione
passando dal tradizionale e organizzato allevamento ovino ad un allevamento
bovino ed equino brado e incontrollato. Questo comporta evidenti stravolgimenti
nella gestione del territorio e soprattutto delle zone pascolive, con negative ripercussioni non soltanto per la
natura ma anche per l’economia locale. Molti degli allevatori che frequentano il parco, magari stagionalmente, non si
sentono legati a questi territori, alla loro storia, alle tradizioni e agli usi
del posto. Di conseguenza sono poco disposti ad accettare le regole , a volte
secolari, che si praticano normalmente nell’esercizio del pascolo. Diversamente da quanto avviene con la maggior parte degli
allevatori locali che da sempre vivono il Parco e con i quali, pur con i problemi e le difficoltà note e a volte oggettive ( esempio danni fauna), si riesce a ben collaborare
per la loro soluzione, resta molto difficile dialogare con chi considera il territorio soltanto in termini di sfruttamento temporaneo e intensivo. Lo stesso
Ispettore europeo per il rinnovo del Diploma, nei suoi recenti giri e
sopralluoghi ha rilevato questa situazione, sollecitando l’Ente Parco e gli altri enti territoriali a porvi rimedio.
Su questa delicata questione è ovviamente necessario un impegno deciso del parco e dei comuni proprietari dei
pascoli, nello stesso interesse della economia pastorale che può costituire, se ben condotta,
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una concreta prospettiva di sviluppo durevole, afferma il Presidente del Parco,
valorizzando e commercializzando nel modo giusto le produzioni locali di qualità.
Alle difficoltà della gestione complessiva dell’allevamento e dei pascoli nell’area protetta, si accompagnano purtroppo le attività abusive causate dal mancato rispetto delle leggi e dei regolamenti sia
regionali che nazionali, dalla non custodia del bestiame, dal sovraccarico
numerico e dal conseguente irrazionale sfruttamento dei pascoli.
A questo proposito i Servizi di sorveglianza (Guardie del Parco e CTA/CFS)
svolgono controlli attenti e costanti denunciando i responsabili alle autorità giudiziarie.
Nei giorni scorsi, un allevatore di Cassino, D.C., è stato rinviato a giudizio e dovrà comparire, il prossimo mese di aprile, davanti al giudice del Tribunale di
Sulmona per avere ” in esecuzione di un medesimo disegno criminoso “ abbandonato al pascolo una mandria di bovini creando un danno al manto erboso e
disturbo alla fauna locale. Si tratta in questo caso di una mandria al pascolo nel settore laziale del Parco
che ha addirittura invaso i pascoli di altri comuni e di un’altra regione.
L'episodio risale al 2010 quando nella zona di “ Lago Vivo “, nel territorio di Barrea e in riserva integrale, le guardie del parco hanno accertato la presenza, in diversi periodi, di decine di bovini
incustoditi, provenienti appunto dai territori del Comune di Picinisco, nel
Lazio.
Dopo la denuncia, e concluse le indagini preliminari, il pubblico ministero ha
ora deciso per il rinvio a giudizio dell’allevatore. L’Ente Parco si costituirà parte civile. (Antonietta Ursitti - Uffici stampa e comunicazione)
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l'appello delle province
abruzzesi
perchE’ non vengano abolite
La richiesta al Presidente della Repubblica di intervenire «autorevolmente presso tutti gli Organi di Governo, affinchè venga posto termine al continuo sconvolgimento degli equilibri normativi della
Costituzione e che si concentri maggiori attenzioni sui settori che producono
maggiori spese e, quindi, maggiori debiti pubblici»; ai parlamentari abruzzesi di predisporre «una serie di precise e incisive interrogazioni al Presidente del Consiglio,
affinché tenga nella dovuta considerazione il ruolo istitutivo delle Province, le
funzioni che le stesse hanno svolto nel tempo, il grosso contributo che hanno
offerto alle Regioni». E ancora la richiesta al Presidente della Regione Abruzzo «perché provveda alla presentazione di un regolare e legale ricorso alla Corte Costituzionale per
le palesi e inconfutabili violazioni agli artt. 5, 114 e 118 della Costituzione
della Repubblica Italiana» e l'appello «a tutti i cittadini, ai contribuenti dell'Abruzzo di manifestare unitamente alle
Province al fine di non perdere una parte della democrazia amministrativa». E' il contentuto del documento votato oggi all'unanimità
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a Pessara dagli Stati Generali delle quattro Province abruzzesi. «Non stiamo qui per difendere le poltrone, la nostra non è una posizione corporativa come si vorrebbe far credere, siamo qui per difendere
la democrazia e per evitare che le amministrazioni territoriali, attraverso il
ricorso ad un decreto d'urgenza, vengano gettate nel caos» hanno detto i presidente dell'Upa nonché presidente della Provincia di Chieti Enrico Di Giuseppantonio ed i Presidenti
delle Province di Pescara, Teramo e L'Aquila, Guerino Testa, Walter Catarra e
Antonio Del Corvo. «Oggi abbiamo ribadito che i costi della politica da tagliare non si annidano
nelle Province ma nelle centinaia di consigli di amministrazione, consorzi ed
enti strumentali il cui funzionamento costa oltre 7 miliardi di euro. Abbiamo
anche ribadito che sui banchi delle Province siedono amministratori eletti dai
cittadini e che solo in un periodo buio della nostra storia, sotto la dittatura
fascista, i Consigli provinciali furono sciolti. Il provvedimento così come delineato dal Governo Monti - hanno concluso i quattro Presidenti -
conseguirà l'unico obiettivo di colpire un Ente come la Provincia, divenuto ingiustamente
emblema dello sperpero, ma che non elargisce né sostanziose indennità né ricchi vitalizi. Non ci si rende conto, invece, che lo svuotamento delle
Province priverà i cittadini e i più deboli, specie in materia di servizi sociali, di un supporto fondamentale,
producendo paradossalmente un incremento della spesa pubblica».
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Tre denunce a Scanno
per abuso edilizio
SCANNO - Denunciate dai Carabinieri tre persone a Scanno per abusi edilizi effettuati
in una zona sottoposta a vincolo. L'uffico tecnico del comune ha emesso
un'ordinanza di sospensione dei lavori, con contestuale adeguamento delle opere
difformi ed eliminazione di quelle abusive. Dopo un'attività ispettiva effettuata in un cantiere edile, i Carabinieri con il supporto del
responsabile comunale dell’area tecnica e del personale del servizio di prevenzione e sicurezza degli
ambienti di lavoro dell’Asl di Sulmona, hannoaccertato che nell’immobile in costruzione si stavano realizzando opere difformi da quelle indicate
nella relativa dichiarazione di inizio attività e, quindi, non autorizzate. Il proprietario dell’immobile, il titolare della ditta esecutrice ed il direttore dei lavori sono
stati deferiti in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Sulmona per interventi eseguiti in assenza o
in difformità dalla denuncia di inizio attività edilizia in zona sottoposta a vincolo. Al titolare della ditta esecutrice è stat, inoltre, contestata una violazione in tema di sicurezza sui luoghi di lavoro, in quanto non risultavano
installate adeguate impalcature o ponteggi ovvero idonee opere provvisionali
atte ad eliminare i pericoli di caduta di persone o cose.
(Fonte, il Capoluogo)
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Auguri
ad ANTONELLA DI NINO
vicepresidente della provincia dell’Aquila
Domenica 18 Dicembre, Antonella Di Nino, vicepresidente della Provincia dell’Aquila è convolata a nozze con Andrea Noia, commercialista di Roma. La cerimonia si è svolta a Pratola alle 11 nel Santuario della Madonna della Libera. La
conviviale si è svolta nel ristorante New Gilda a Brecciarola di Chieti, per un pranzo nuziale
in grande stile, a base di pesce. Oltre 500 gli invitati , tra cui il
sottosegretario alla difesa dell’ex Governo, Roberto Petri, il senatore Fabrizio Di Stefano, il presidente del
Consiglio regionale, Nazario Pagano, l’onorevole Paola Pelino, Il presidente della Provincia, Antonio Del Corvo,
esponenti del Pdl, Carla Mannetti, Massimo Verrecchia, Emilio Iampieri,
Fernando Caparso, alcuni sindaci del territorio, l’assessore Gianni Cirillo, il consigliere Donato Di Cesare e il presidente
Confindustria L’Aquila Fabio Spinosa Pingue. Auguri ai neosposi dalla nostra rediazione
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