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Giovedì 15 Settembre 2011 - Il Santo del giorno: Beata Vergine Maria Addolorata, istituita da Pio VII (1814)

Il tempo... ieri - Ancora temperature agostane. Estese velature nel pomeriggio con minacce di temporali. In serata stelle e luna piena in cielo e aria più fresca. Temperature: massima 29,2°C; minima 14,4°C; attuale 16,9°C (ore 23,30).
 
Presentazione del libro “Lettere da Civita d’Antino”
di Kristian Zahrtmann, Fondazione Pescarabruzzo

Il 21 settembre 2011 alle ore 18:00, a Pescara, presso la sala conferenze della prestigiosa sede della Fondazione Pescarabruzzo in Corso Umberto I, 83 verrà presentato il volume “Lettere da Civita d’Antino” di Kristian Zahrtmann a cura dell’Associazione Culture Tracks. La pubblicazione raccoglie oltre 80 lettere che l’artista scrisse da Civita, per la prima volta tradotte in italiano ed inglese, tratte da “ En mindebog. Bygget over hans egne optegnelser og breve fra og til ham” København 1919, memoriale del Maestro danese, in cui Zahrtmann racconta la sua vita, i suoi studi, la sua formazione ed il felicissimo periodo che l’artista trascorse in Abruzzo e a Civita d’Antino. Kristian Zahrtmann, esponente di spicco dell’arte danese della seconda metà dell’800, che aveva già viaggiato in Italia per diversi anni, aveva scelto il paesino abruzzese di Civita d’Antino. Fu lì che vide quella luce, quelle montagne, quel cielo e quei personaggi che rimasero impressi nel suo cuore e sulle sue tele. “Sono innamorato della montagna e del carattere che dona alla gente che l’abita. Dovresti vedere i giovani lavoratori tornare dai campi. Con le zeppe in spalla, canticchiando allegri le loro melodie del Saltarello. Avresti detto con me che in nessun teatro s’era mai sentito un coro più bello. Questo perché tutti cantano di cuore, così’ che la loro gioia sale dritta nell’aria come una bolla scintillante…” (lettera di K. Zahrtmann a F. Hendriksen 22 giugno 1883). Quando scrisse questa lettera era appena arrivato a Civita; era quello il luogo che cercava, il regno della luminosità e della leggerezza. Il testo è illustrato con immagini della “Collezione d’Arte Scandinava” della Fondazione Pescarabruzzo. Associazione culturale Culture Tracks
 
NOI, SINDACI, CI IMPEGNAMO ad andare oltre gli obiettivi fissati per l’UE al 2020, riducendo le emissioni di CO2 nelle rispettive città di oltre il 20% attraverso l’attuazione di un Piano di Azione per l’Energia Sostenibile. Questo impegno e il relativo Piano di Azione saranno ratificati attraverso le proprie procedure amministrative (per l’Italia: Delibera Consiglio Municipale); a preparare un inventario base delle emissioni (baseline) come punto di partenza per il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile; a presentare il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile entro un anno dalla nostra formale rati- fica al Patto dei Sindaci; ad adattare le strutture della città, inclusa l’allocazione di adeguate risorse umane, al fine di per- seguire le azioni necessarie; a mobilitare la società civile nelle nostre aree geografiche al fine di sviluppare, insieme a loro, il Piano di Azione che indichi le politiche e misure da attuare per raggiungere gli obiettivi del Piano stesso. Il Piano di Azione sarà redatto per ogni città e presentato al Segretariato del Patto dei Sin- daci entro un anno dalla ratifica del Patto stesso; a presentare, su base biennale, un Rapporto sull’attuazione ai fini di una valutazione, includendo le attività di monitoraggio e verifica; a condividere la nostra esperienza e conoscenza con le altre unità territoriali; ad organizzare, in cooperazione con la Commissione Europea ed altri attori interessati, eventi specifici (Giornate dell’Energia; Giornate dedicate alle città che hanno aderito al Patto) che per- mettano ai cittadini di entrare in contatto diretto con le opportunità e i vantaggi offerti da un uso più intelligente dell’energia e di informare regolarmente i media locali sugli sviluppi del Piano di Azione; a partecipare attivamente alla Conferenza annuale UE dei Sindaci per un’Energia Sostenibile in Europa; a diffondere il messaggio del Patto nelle sedi appropriate e, in particolare, ad incoraggiare gli altri Sindaci ad aderire al Patto; ad accettare la nostra esclusione dal Patto dei Sindaci, notificata per iscritto dal Segretariato del Patto dei Sindaci, in caso di: 1)
mancata presentazione del Piano di Azione sull’Energia Sostenibile nei tempi previsti; 2) mancato raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni come indicato nel Piano di Azione a causa della mancata e/o insufficiente attuazione del Piano di Azione stesso; 3) mancata presentazione, per due periodi consecutivi, del Rapporto biennale.
NOI, SINDACI, SOSTENIAMO la decisione della Commissione Europea di attuare e finanziare una struttura di supporto tecnico e promozionale, che comprenda anche strumenti di monitoraggio e di valutazione, nonché meccanismi per promuovere la condivisione delle conoscen- ze tra le città e strumenti per facilitare la replicazione e la moltiplicazione delle misure di successo, nell’ambito delle proprie possibilità di bilancio; il ruolo della Commissione Europea nell’assumere il coordinamento della Confe- renza UE dei Sindaci per un’Energia Sostenibile in Europa; l’intenzione dichiarata della Commissione Europea di facilitare lo scambio di esperienze tra le unità territoriali partecipanti, la fornitura di linee-guida ed esempi di riferimento (benchmark) per una possibile attuazione, in sinergia con attività e network in corso che sostengono il ruolo dei governi locali nel campo della protezione del clima. Questi esempi di riferimento diventano parte integrante di questo Patto ed inseriti nei suoi allegati; l’azione della Commissione Europea finalizzata al riconoscimento formale e alla pubblica visibilità delle città che partecipano al Patto attraverso l’utilizzo di uno specifico logo sull’Energia Sostenibile per l’Europa e un’adeguata promozione attra- verso gli strumenti di comunicazione della Commissione; l’azione del Comitato delle Regioni in supporto al Patto dei Sindaci e ai suoi obiet- tivi, in rappresentanza delle autorità locali e regionali nell’UE; l’impegno che gli Stati Membri, le Regioni, le Province, le città promotrici e gli altri organismi istituzionali che sostengono il Patto vorranno fornire alle municipalità più piccole in modo che queste ultime possano raggiungere gli obiettivi del Patto.
 
LETTERA AL DIRETTORE
di Ezio Pelino

Sig Direttore,
le vittime dei preti pedofili denunciano il Papa  e alcuni cardinali al Tribunale dell’Aya per crimini contro l’umanità. Alla denuncia allegano 10 mila pagine di documentazione e, nel contempo, apprestano un tour europeo per illustrare le accuse. E’ bastato l’annuncio per scatenare gran parte dei media a difesa del Vaticano e per far passare come  luciferina e blasfema la denuncia. Che la Chiesa abbia avuto da sempre un comportamento omertoso è tristemente noto. Il cardinale Martini ebbe a dire in proposito parole evangelicamente dure: “Tutto questo certo può aiutare in tutti l’umiltà. Ci sono state azioni gravi, e chi ha scandalizzato i piccoli, sarebbe meglio per lui che gli fosse messa una macina da mulino al collo e fosse gettato al mare”.         
La chiesa, invece, su questo scandalo evangelicamente da pena capitale ha chiuso gli occhi da sempre. E’ un fatto: non ha mai denunciato i colpevoli e, per difendere l’istituzione, non i bambini, quando si è attivata, si è limitata a trasferirli. Il cardinale Ratzinger con la direttiva De Delictis Gravioribus, del 2001, considerava questi delitti non reati da denunciare alla magistratura, ma peccati da coprire con il segreto pontificio, da riservare all’ autonoma “giurisdizione” della Congregazione per la dottrina della fede. La violazione del segreto pontificio era azione grave, da perseguire con la scomunica. La Chiesa si faceva così Stato ed erigeva un muro di silenzio a difesa di coloro che avrebbero dovuto aspettarsi le profondità marine. Solo negli ultimi tempi, da papa, Ratzinger, ha cambiato strategia denunciando pubblicamente quegli immondi crimini. Non è scandalosa o fuori luogo, quindi, la denuncia delle vittime, ma l’ipocrita indignazione dei cardinali e di certa stampa. Non chiedono che giustizia.
 
I cinque finalisti della XXXIV edizione
del Premio Scanno-Sezione Letteratura

Scanno - I cinque finalisti della 34° edizione del Premio Scanno per la Letteratura, promossa e curata dalla Fondazione Tanturri, sono: Giulio Dellavite con "Benvenuti al ballo della vita" (Mondadori), Mathias Enard con "Zona" ( Rizzoli), Dominique Lapierre con "India mon amour" (Il Saggiatore), Marcello Sorgi con "Il grande dandy" (Rizzoli), Stefano Zecchi con "Quando ci batteva forte il cuore" (Mondadori). La giuria del Premio è stata presieduta da Gianfranco De Turris, ed è composta da Simonetta Bartolini, Gaetano Bonetta, Antonio Del Giudice, Ruggero Marino e Luigi Saitta. La premiazione avverrà il prossimo 24 settembre a Scanno. Il Premio è stato fondato da Riccardo Tanturri e dal 1972 assegna riconoscimenti a personaggi di spicco del panorama italiano e anche internazionale come Jeremy Rifkin, Gianni Letta, Michelangelo Antonioni, Vandana Shiva, Mario Draghi. Altre sezioni si sono aggiunte nel corso degli anni, dall'Economia al Diritto, dai Valori alla Medicina fino all'Ecologia, attraverso momenti culturali come tavole rotonde, mostre e convegni.
 
E’ A NORMA DI LEGGE IL CALENDARIO VENATORIO
OK DEL COMITATO VIA DOPO ISPRA E UNIVERSITA'DI ROMA
La Giunta Regionale, su proposta dell'assessore alla Caccia, Mauro Febbo, ha approvato la delibera di modifica al calendario venatorio 2011-2012 per uniformalo alle indicazioni del Piano d'azione per la tutela dell'orso marsicano (PATOM). Tale deliberazione è stata preceduta dalla seduta del Comitato VIA della Regione Abruzzo svolta il 13/09 presso la direzione Parchi e Ambiente che ha espresso parere favorevole alle modifiche. "Tale provvedimento - afferma l'assessore Mauro Febbo - si è reso necessario poiché il calendario precedentemente approvato era fortemente limitante e non conforme sia alle indicazioni del Piano di tutela dell'orso marsicano (PATOM) che del protocollo d'intesa tra la Provincia de L'Aquila e il Parco nazionale D'Abruzzo. Infatti ? sottolinea l'Assessore ? il precedente parere, obbligatoriamente recepito nel calendario venatorio, era anche discriminante nei confronti dei cacciatori aquilani poiché consentiva l'attività venatoria nelle Zona di Protezione Esterna (ZPE) del Parco Nazionale D'Abruzzo, Lazio e Molise e nelle Aree A del PATOM, solo a partire dal 1 novembre e non dal 18 settembre come avviene invece sull'intero territorio Regionale. La modifica approvata,
quindi, ripristina una uniformità di trattamento tra le province e coerenza di gestione del calendario venatorio. Nello specifico, nelle ZPE e nelle zone A del PATOM, limitatamente al cinghiale, l'attività venatoria è consentita dal 18 settembre al 18 dicembre, nella forma di appostamento con carabina munita di ottica, e dal 1 novembre al 18 dicembre anche nella forma della girata. Tale scelta è stata ampiamente condivisa dall'ISPRA, che ha curato la supervisione scientifica del PATOM. Ritengo inoltre doveroso informare che il mio Assessorato ha avviato un nuovo percorso partecipativo rispettoso delle esigenze delle parti e nel quale l'attività venatoria viene improntata su criteri tecnico-scientifici e conforme al dettato normativo"."Questo lavoro ? conclude l'assessore Febbo ? viene svolto da un lato per tutelare l'ambiente, e quindi il patrimonio faunistico, e dall'altro per stimolare l'evoluzione della figura e della funzione del cacciatore che sempre più deve qualificarsi come gestore dell'ambiente; la caccia, praticata su basi rigorosamente tecniche e scientifiche, si propone quindi come forma di gestione ambientale, perfettamente compatibile con tematiche di conservazione, ed oggi già nell'essere di molti cacciatori".
 
In Abruzzo quasi 17.000 siti sono a rischio con oltre 1500 kmq di superficie con dissesti. Passando alla cementificazione del suolo in Italia le superfici coperte in maniera permanente con materiali impermeabili sono passate dal 2,38% al 6,34%, con un incessante consumo di suolo (quasi 100 ettari al  giorno tra il 1999 e il 2006). D'altro lato in Italia esistono tantissimi geositi, aree di estremo interesse scientifico e paesaggistico collegate ad emergenze geologiche peculiari e rare, come i Calanchi di Atri. Nella Banca dati dell'ISPRA sono stati censiti 3000 geositi. Una ricchezza notevole per il paese, che a volte è stata valorizzata da circuiti turistici internazionali. L'Italia è in Europa uno dei paesi con maggiori problemi di dissesto idrogeologico. La stessa provincia di Teramo ha subito pesantissimi danni alcuni mesi fa dimostrando la vulnerabilità di territori ormai troppo urbanizzati. Per questo l'Oasi WWF dei Calanchi di Atri (TE) ha organizzato il convegno “STRUMENTI ED APPROCCI SOSTENIBILI PER LA DIFESA DEL SUOLO” con relatori di organismi nazionali ed internazionali il prossimo 16 e 17 settembre al Teatro Comunale di Atri (TE). Dichiara Cesare Crocetti, responsabile del Progetto Geomorfologico dell'Oasi WWF Calanchi di Atri “I Calanchi di Atri sono fenomeni erosivi conosciuti in tutto il mondo, una peculiarità naturalistica e paesaggistica oggi tutelata dall'Oasi del WWF. Studiosi di vari paesi si sono interessati a quest'area e tanti turisti la visitano ogni anno. L'area protetta ha attivato
da tempo il Progetto Geomorfologico, la cui prima fase si chiude con questo convegno scientifico. Abbiamo coinvolto scuole e agricoltori per spiegare come mitigare il rischio frana, abbiamo realizzato due cantieri didattici durante altrettanti corsi rivolti a tecnici del settore per divulgare le metodologie di gestione del rischio con l'ingegneria naturalistica. Con la produzione di video e pubblicazioni e un sito WEB dedicato abbiamo cercato di divulgare le conoscenze circa le migliori tecniche da utilizzare per prevenire e gestire i rischi. L'Europa nel 2007 ha promulgato la Direttiva 60 sulla Valutazione e Gestione del Rischio Alluvioni”. “Il WWF - dichiare Dante Caserta, consigliere nazionale del WWF Italia - richiede da anni che la gestione di queste emergenze e la prevenzione sia effettuata cambiando l'approccio culturale e tecnologico. In primo luogo le persone che usano a vario titolo il territorio devono farlo con consapevolezza. Per i dissesti già in atto l'ingegneria naturalistica in moltissimi casi può risolvere situazioni rischiose senza provocare ulteriori danni ambientali, come accade frequentemente in Abruzzo ed in Italia con sconsiderati lavori di “pulizia” dei letti dei fiumi che alla fine peggiorano anche i rischi. Lo stesso vale per l'occupazione del suolo: i piani regolatori di tutti i comuni abruzzesi continuano a contenere previsioni edificatorie immense, del tutto insostenibili. Serve un cambio di rotta radicale in un paese ad enorme rischio”.